Linea d'ombra - anno XII - n. 92 - aprile 1994

28 "GIALLO" /DAENINCKX Didier Daeninckx: MORTESULL'ISOLA traduzionedi FabioGambaro "Fa brutto. Il professor Schwartzenberg non sa dire quando si riuscirà a guarire l'AIDS. La Marie-Pervenche è ripattita vuota per Amsterdam con uno dei cuccioli del mio épagneul. Alcuni operai stanno piantando cartelloni bianchi ali' imbocco del sentiero. L'uomo in bicicletta, il rosso, è tornato tra i cespugli a fare le sue porcherie. Stanotte un camion ha scaricato macerie e materiale vario vicino al vecchio pontile di rifornimento. Ho recuperato un ventilatore da tavolo quasi nuovo ..." Mireille posò la matita sul quaderno umido e alzò la testa. Le due tonalità stridenti della macchina della polizia coprivano il rumore dell'isola. Tirò la tela cerata sopra il buco e attese, nel nero. Il camion attraversava il ponte di Saint-Denis, trascinando nella sua scia uno spaventoso odore di carogna. Girò verso sinistra, sul lungofiume, e superò i silos per il cemento. Le porte metalliche della fabbrica di prodotti di bellezza erano spalancate. Il camionista manovrò per mettere il suo bestione di schiena, vicino alla fossa. Il pistone del cassone scintillava al sole. Il carico di ossa, di carne imputridita, di vermi scivolò senza rumore, mentre i gabbiani affamati scendevano in picchiata. La macchina dei poliziotti scartò di lato per evitare il muso del camion che avanzava sulla vecchia alzaia. Riprese velocità e corse lungo i depositi Printemps. Le arcate inclinate del palazzetto dello sport dell'Ile des Vannes delimùavano l'orizzonte. Dieci minuti prima un pescatore aveva scoperto un cadavere, a cinquecento metri di lì, sulla riva opposta di fronte ai cantieri navali Van den Broucke di Villeneuve-la-Garenne. Per trovare un posto tranquillo, era sceso sui mucchi di terra, di pietre, di catrame che erano rimasti a pelo d'acqua dopo il crollo della sponda. Stava disperdendo i rifiuti galleggianti, le bottiglie, i pannolini, le scatole di cartone, quando all'improvviso il suo bastone si era impigliato in un vestito. Aveva pensato che si trattasse di una camicia, di una giacca zuppa d'acqua ... Aveva insistito, prendendo il pezzo di legno con le due mani. Il profilo di un uomo, scuro, vischioso, era apparso in superficie perforando la pellicola unta, poi la nuca, una spalla ... Il pescatore era in piedi davanti al l'entrata del la vecchia rimessa per le barche, i suoi attrezzi appoggiati contro il muro, in compagnia di un marinaio che lo aveva aiutato a tirare in secco il cadavere. Il retro dei depositi proiettava la sua ombra sui resti della strada. Più lontano, ali' imbocco del sentiero, un enorme carte IIone, lettere rosse su sfondo bianco, annunciava l'avvenire: Società/ per la ristrutturazione/ delle sponde della Senna costruzione di/ un campo da golf I poliziotti parcheggiarono di traverso alla strada per impedire ai curiosi di avvicinarsi. Quello al volante, un tipo giovane molto grasso con il volto da bambolotto, si diresse dritto verso i due uomini, apostrofandoli con voce incerta. "Siete voi che ci avete telefonato?" Il suo collega, un vecchio poliziotto la cui fronte era pieghettata come il soffietto di una fisarmonica, stava già scendendo verso il fiume, piantando con precauzione le sue scarpe nella terra mobile e tenendosi alle erbacce, ai rami. Raggiunse il cadavere. I due uomini si erano limitati a tirarlo a riva, così era ancora nella posizione che aveva nell'acqua, bocconi, le braccia sollevate ai due lati della testa, le gambe divaricate. Quando si inginocchiò, le ossa del poliziotto scricchiolarono. Dalla tasca del suo giubbotto tirò fuori un paio di guanti bianchi e li infilò osservando le tracce lasciate dai passanti di fianco alla sponda. Con le due mani, prese il corpo per le spalle e lo voltò. Un uomo di una cinquantina d'anni dal volto massiccio spalancava gli occhi sulla morte. Una ferita profonda, pulita dalla Senna, mostrava l'interno del tubo di cattilagine che gonfiava il suo collo. Il poliziotto abbassò la testa e respirò profondamente. Due metri più sopra, il suo collega lo stava guardando. "Allora, che cos'è?" Si rialzò e portò l'indice teso all'altezza del suo pomo d'Adamo. "È un miracolo che la testa resti ancora attaccate alle spalle! Chiama il furgone, che vengano con il telone ..." Chiuse gli occhi del cadavere, prima di procedere all'inventario delle sue tasche: un pacchetto incominciato di Gauloises, una scatola di fiammiferi, una scheda telefonica, la chiave di un lucchetto senza numero e, appallottolati, alcuni biglietti del totip, ricevute di puntate sulla notturna del giorno prima, a Enghien. Il 5 e il 7, scuderia vincente nella seconda corsa. I poliziotti investigarono in tutto il quartiere, interrogando gli abitanti della zona, telefonando ai marinai in viaggio, ricostruendo l'elenco degli habitués degli ippodromi, prendendo le impronte dei passi, dei pneumatici, analizzando le conclusioni del medico legale. Un mese dopo il cadavereeraancorasenzanomee la chiave senza lucchetto. "Sondano per farsi un'opinione. Ficcano grandi tubi in profondità, e quando li tirano fuori chiamano quello che trovano in fondo: la carota. È così che sanno quello che c'è sotto terra, senza scavare, lo stesso che per il petrolio. L'operaio con cui ho parlato dice che tutta l'isola è marcia, che non si può costruire nulla su un suolo che è come una spugna: ciò spiegherebbe il golf." Mireille si appoggiò sulla prima lavatrice per alzai·si in piedi. Spazzolò il suo cappotto e passò in rivista i suoi mobili, aprendo le porte delle lavabiancheria, del le lavapiatti; poi ispezionò l'interno dei suoi otto frigoriferi ... I quaderni con le pagine ricoperte dalla sua scrittura fitta si ammonticchiavano nei quattro congelatori. Ordinò per marca l'armata di radiotransistor e riavvolse i fili della ventina di aspirapolvere che i cani scompigliavano non appena voltava le spalle. Il ventilatore troneggiava sullo scaffale centrale della credenza in mezzo alle scatole di biscotti bretoni, ai vasetti di mai·mellata, alle bottiglie di porto, di suze, di scotch. Tutto questo accumulo di materiale era disposto in semicerchio attorno alla buca che lei continuava a scavare, migliorandola giorno dopo giorno. Ad ogni acquazzone ne consolidava le pareti incastonandovi scatolette vuote e soprattutto bottiglie di coca cola, di cui possedeva un giacimento inesauribile e che piantava nella terra fradicia con il collo in avanti. La fossa era ricoperta da una trama composta di aste per tende, bastoni, fili di ferro; era lì sopra che Mireille faceva scivolare il suo tetto di tela cerata quando il cielo si faceva minaccioso. Prendeva l'acqua dalla Senna con un secchio attaccato ad una corda e di tanto in tanto si faceva prendere dalla frenesia delle pulizie ... Allora inondava l'accampamento e sfregava lo smalto appannato degli elettrodomestici con delle palle di carta confezionate con i giornali che tappezzavano il suo antro. A volte vi finivano in mezzo anche i suoi quaderni ... Abbandonava il suo caposaldo solo il mattino, dalle cinque alle

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