Clockers mi ha colpito infinitamente di più che non White Jazz, semplicemente perché Price ha a che fare con qualcosa di cui ovviamente si deve scrivere, qualcosa di prese11tee di molto vicino. Se la conclusione appare ingiustificatamente ottimistica, è forse perché la disperazione apocalittica, se serve a far vendere dischi rock alternativi e adattamenti per la TV di storie di Jim Thompson, non è una risposta molto efficace ad una catastrofe imminente. La narrativa gialla deve essere più di quel che era ieri: Dashiell Hammett e Raymond Chandler, Chester Himes e Jim Thompson hanno detto tutti la stessa cosa, e trasformarli in nostalgici aiticoli di consumo oscura la verità di ciò che hanno scritto. Copyright Geoffrey O'Brien 1994. Paco lgnacio Taibo Il LACONTINUAZIONE DELLAPOLITICA,CONALTRIMEZZI Incontro con Fabio Gambaro Quando e come ha iniziato a scrivere? Nel 1974, quando avevo 25 anni, ho scritto il mio primo racconto poliziesco, che fu pubblicato l'anno successivo. Da allora ho iniziato a seri vere regolai·mente, senza più smettere, tanto che a tutt'oggi ho pubblicato sedici romanzi, due libri di racconti e 14 libri di storia. In pratica, alla passione per la finzione nairntiva e per il racconto poliziesco ho continuato ad alternare l'interesse per I' indagine storica più tradizioI I I nale. Probabilmente questa Foto di BossoConnorso/Grozio Neri. passione per la sc1ittura ha origine nel mio passato famjliare, dato che provengo da una famiglia di scrittori e giornalisti: Paco lgnacio Taibo I, mio padre, e lgnacio Lavi Ila, il mio bisnonno, lo erano. Così, fin da quando ho imparato a scrivere, a sei anni, ho sempre desiderato essere anch'io uno scrittore. Questo sogno si è realizzato dopo il Sessantotto, quando ho vissuto una specie di crisi della militanza politica a cui avevo dedicato molte energie e che quindi fino ad allora non mi aveva lasciato molto tempo per scrivere. Poi, a metà degli anni Ottanta, il successo dei mjei libri mi ha permesso di vivere con i proventi del mio lavoro di scrittore, un'attività a cui oggi mi dedico ormai a tempo pieno. La scrittura ha dunque colmato il vuoto lasciato dalla militanza? ln un ce1to senso sì, ma ciò non ha certo significato abbandonare il mio legame con il movimento e con la politica, la quale evidenteme11tecontinuava ad interessarmi. Stavo però cercando strade nuove e nuove modalità per mantenere vivo questo rappo1to e continuare ad occupai·mi di queste cose in modo diverso. Per altro, durante gli anni "GIALLO"/TAIBO 25 Settanta ho fatto molti lavori che mj hanno tenuto a contatto con la realtà, i suoi problemi e dunque la politica: sono stato sindacalista e giornalista, scrivevo per la radio e la televisione. Insomma, ero una specie di scrivano, in seguito poco a poco sono diventato un vero e proprio scrittore a tempo pieno. Insomma, la letteratura per lei, oggi, in un'atmosfera molto diversa da quella degli anni Settanta, può ancora essere un modo per fare politica? Non "può essere", "è" un modo di fai·epolitica. Naturalmente un ':lodo completamente diverso dalla militanza sindacale o di partito. E un modo che sceglie altri mezzi e altre strategie più Iibere e creative. La letteratura in fondo è un messaggio che vola nell'aria e si posa accanto all'orecchjo di qualcuno raccontandogli una storia. Questo racconto però produce sempre una trasformazione, in chi legge e in chi scrive. E questo processo di trasformazione indotto dalla scrittura è la cosa che mi interessa di più: si tratta infatti, non tanto di introduITe smTettiziamente un'idea in un testo, ma di essere capaci, attraverso una storia, di provocare nel lettore una riflessione, un pensiero, un dubbio. È per questo che personalmente questo modo di fare politica è quello che mi piace di più. Si sente più libero rispetto alla militanza tradizionale? Sì, certo. Il discorso politico vero e proprio non mi interessa più, è troppo crudo, brusco, diretto. Militando nel corso degli anni Settanta ho scoperto che la politica è qualcosa di più di una semplice proposta per un tipo di governo, un programma economico o l'aspirazione ad un cambiamento rivoluzionai·io. La politica è un modo per modificai·e le relazioni quotidiane tra gli individui all'interno della società, le forme di conoscenza, i rapporti di solidai·ietà, i compo1tamenti di fronte alla solitudine. Ecco, si potrebbe dire che la politica non è altro che un mezzo per gestire la propria solituiline, quella del lettore e quella dello scrittore. In definitiva, io oggi sento la politica soprattutto come un problema culturale, che certo a volte può cristallizzarsi attorno ad un problema specifico, ad esempio la lotta contro una frode elettorale o la difesa dei diritti di una categoria di lavoratori. Così, proprio perché la politica è per me innanzitutto un problema culturale, non uso mai i miei libri per fare propaganda o denunciare direttamente questo o quel fatto. Nei miei romanzi si esprime innanzitutto un'intenzione narrativa: voglio dive1tire e inquietare il lettore, e nello stesso tempo sperimentare insieme a lui alcune forme, alcuni percorsi. È questo il fascino della letteratura. Molti però Sostengono la neutralità del!' arte, quindi accetterebbero difficilmente il suo punto di vista sul valore politico della letteratura. Si sbagliano. Parafrasando von Clausewitz, si potrebbe dire che la letteratura è la continuazione della politica con altri mezzi. Che dif.ferenzac 'è tra la letteratura impegnata del passato e ilsuo lavoro? La differenza è abissale. Negli anni Cinquanta gli scrittori erano ossessionati dal problema del messaggio, ma il messaggio non è la letteratura. Per me un libro è innanzitutto e soprattutto letteratura, vale a dire una storia raccontata in un cetto modo. Naturalmente poi la narrativa contiene idee, proposte, punti di vista, giudizi, ecc. Ma prima di tutto è letteratura. L'ideologia c'è sempre, ma è all'interno del testo, non al di fuori, non può essere estrapolata e proposta autonomamente. L'ideologia è tra le linee, nella scrittura. Come mai ha scelto la letteratura poliziesca come genere privilegiato? Il giallo è il miglior modo di fare letteratura, perché permette di svelare la parte scura della società, la dark side della vita. Di una stessa situazione si può prendere in considerazione il lato solare,
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