22 "GIALLO" /O'BRIEN New York.Fotodi RobertoKochIdo Exit, Pelitiossocioti1992) somiglianza con i romanzi popolari in edizione economica di Harry Whittington, Day Keene, Charles Williams, e altri. Ma Thompson ha infranto ogni regola del l'identificazione tra narratore e lettore che quei professionisti attuavano con tanta cura. Con l'aiuto di pochi editori solidali i libri sono passati: questo è praticamente tutto quello che si può dire. I vecchi paperback, se mai sopravvivono, sembrano resti di una cultura americana ormai irriconoscibile, emblemi di una perduta autenticità. Ma il senso di autenticità appartiene solo a Thompson o al mondo del quale egli scriveva? Leggendolo oggi emerge la riflessione (e qui entra in gioco la nostalgia) che se Thompson era estremamente alienato, almeno aveva un mondo dal quale alienarsi. Le aree industriali, le infernali stanze d'albergo e le fermate del I' autobus, intrisi di noia e crescente disgusto, rappresentano un certo tipo di geografia, un nùnimo senso di ubicazione - anche se Thompson lo crea solo per poi distruggerlo. Per ogni altro aspetto, il nostro particolare momento si è evoluto oltre quello di Thompson: sorpassiamo facilmente la sua alienazione, la sua disfunzione, la sua frattura interna. È la capacità di delineare (seppure nel suo modo follemente ambiguo) la dura realtà contro o sulla quale i suoi protagonisti si spezzano, a porlo fuori della norma corrente. 2. Ezra Pound definì gli artisti "le antenne della specie": nel qual caso Thompson sembra aver anticipato, nel suo modo solitario, una mentalità ora così diffusa da aver perso il suo valore d'impatto. I libri di Thompson parlano di un tempo in cui era ancora strano sentirsi come si sentivano i suoi eroi, o almeno riconoscerlo. Diventa un periodo eroico: il male gratuito e la violenza priva di emozioni significavano qualcosa, allora. C'era ancora sufficiente senso del sé per registrarne l'erosione. Oggi-con il Presidente Clinton che trova il tempo di guardare la TV via cavo "Cou11 TV" per seguire il processo ai fratelli Menendez (due ricchi e alla fin fine noiosi ragazzi che hanno sostenuto di aver brutalmente assassinato i genitori a causa di ripetuti abusi sessuali, e che sono citati in una recensione di rock and roll sul "Village Voice" come oggetto di identificazione per il pubblico giovane, disinvoltamente battezzato "generazione X")- con l'industria dei media che si contende febbrilmente i diritti sulla storia dell'evirazione effettuata sul marito da Lorena Bobbit- con esplosioni di isteria urbana in cui intere comunità si inventano di aver subito violenza da piccoli ad opera di oscure sette sataniche - e con le città d'America inondate di anni automatiche su scala pari a quella delle zone di guerra di Sarajevo o Mogadiscio, l'abilità di un romanzo nel provocare qualcosa di simile ad uno shock per il sistema è più che discutibile. Si potrebbe obiettare che le condizioni sono sempre state in confronto caotiche, e che un libro come il mitico documentario di Luc Sante Low Life ( 1991 ), con la sua infernale visione del sottobosco criminale nella New York del diciannovesimo secolo, eguaglia facilmente gli orrori formato tabloid creati dal!' odierna industria del "vero crimine". La differenza presumibilmente non sta nel materiale puro, ma nello stile, nella confezione. Ciò che era marginale è ormai normale.L'anormalità, senza più parametri con cui misurarsi, raggiunge una fase barocca di imbarazzato abbellimento. Gli antichi profeti di questa condizione - figure così diverse come Jim Thompson, William S. Burroughs, e Ed Wood Jr. - diventano figure tutelari di una strana sorta di rassicurazione. Gli elementi un tempo confinati nel sottobosco culturale rappresentato dai romanzi economici, dal film da drive-in e dalla musica da juke-box, dalla "Poi ice Gazette" e dalle "True Confessions", dai film porno semilegali e dagli idolatrati fumetti, ora dominano le nicchie abbandonate da Doris Day e Edward R. Murrow. Stephen King ha preso da tempo il posto di Allen Drury e Arthur Hailey Jr., così come Il silenzio degli innocenti quello di Ben Hur, e, a metà tra informazione e divertimento, le ricostruzioni di retate per droga e di omicidi seriali quello di analisi di condotta politica e sociale. I violenti flash e le esortazioni del "gangster rap" sono venduti con la stessa disinvoltura ed efficienza dei dischi di Tony Bennett o degli Abba, mentre film per la TV su incesti, stupri e omicidi domestici riempiono i lunghi pomeriggi domenicali. In questo contesto è difficile immaginare un inferno che non sia già pienamente in atto. Se The Grifters di Thompson fosse divenuto un film ai tempi in cui fu scritto, il suo equivalente cinematografico sarebbe stato una piccola, inconsistente stranezza tipo The Screaming Mimi di Gerd Oswald o (un gradino più in basso) The Sinister Urge di Ed Wood. Nel contesto odierno, l'adattamento di Stephen Frears appare più simile ad un "art movie", più strettamente correlato, in senso commerciale, agli adattamenti di E.M. Forstereseguiti da Merchant e Ivory. 3. Un'occhiata all'attuale messe di scrittori di gialli rivela alcune delle strategie cui un genere superato dalla realtà deve ricorrere. Si dovrebbe prima di tutto notare che i libri di cui si parlerà più avanti riflettono il loro tempo per le ambizioni letterarie che rivelano o comunque per la sicura professionalitàchedimost:rano in supe1ficie, per la capacità tecnica acquisita in un'epoca dominata dai corsi di "creative writing". Per contrasto, l'opera di Thompson - o di Chester Himes, oDavid Goodis-possiede una grezza spontaneità che sembra essere scomparsa con la fine del "Gold Meda!", del "Lion", e degli altri ùnprint classici degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta. Oggi è più che dubbio che un libro come, diciamo, Savage Night di Thompson verrebbe pubblicato. Non per la sua violenza - i produtto1i professionisti di "slatterpunk" potrebbero facilmente fare di meglio - ma per la qualità "selvatica" della sua scrittura. Un libro come The Killing of the Sainrs di Alex Abella ( 1991) mira ad incorporare le sfere più basse della cultura cubano-americana nella cornice del "legai-thriller" reso popolare da Scott Turow e John Grisham. Una forte violenza fa capolino ai giusti intervalli,
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