4 RUSSIA Victor Erofeev I 11 FIORI DELMALE'' RUSSI UNALETTERATURA CHEEMANAFETORE traduzionedi Lila Grieco La letteratura russa dell'ultimo quarto di questo secolo è stata caratterizzata dal potere del male. Citando Baudelaire, si potrebbe dire che la Russia letteraria di oggi ha raccolto un intero mazzo di fleurs du mal. Non è affatto mia intenzione considerare i singoli autori solo come elementi di questa composizione floreale, convinto come sono del loro valore individuale. Tuttavia, testi fra loro dissimili e talvolta persino reciprocamente ostili lasciano trasparire l'esistenza di un singolare testo archetipico. Alla fine degli anni Ottanta la storia della letteratura sovietica si è bruscamente spezzata. È stata una m011eviolenta la cui causa è estranea alla letteratura stessa. La letteratura sovietica era iI fiore di serra del sistema statale socialista. Non appena è cessato il riscaldamento della serra, il fiore è appassito e si è seccato. Speculare ad esso, il fiore della letteratura della resistenza ha subito la stessa sorte: avevano in comune lo stesso sistema di radici. Tutto ha finito per confondersi. Gli scrittori sono rimasti senza letteratura. Non tutti, però. Sin dai tempi delle serre aveva cominciato a formarsi, fuori del solco della linea propagandistica, una letteratura successivamente definita dai critici l'altra letteratura. Politicamente, l'altra letteratura era "indefinita", iIche generava un atteggiamento di sfiducia nei suoi confronti da parte dei contrapposti campi ideologici. Certamente non si può dire che soffrisse di "sovieticità", era più a-sovietica che anti-sovietica. Dimostrava una certa freddezza verso la letteratura dissidente poiché la vedeva come il rovescio ideologico di quella ufficiale, rilevando l'evidente comunanza dei criteri estetici. L'altra letteratura è andata a scuola da una compagnia di maestri eterogenea e strana, se non altro dal punto di vista dell'intellighenzia russa: Gogol' e il marchese De Sade, i decadentisti dei primi anni del secolo e i surrealisti, i mistici e i Beatles, Andrej Platonov e lo sconosciuto Leonid Dobycin, Nabokov e Borges. Amava Pound e l'astrusità degli obereuti, i colossal di Hollywood, la pop art e le canzoni della mala, i grattacieli di Stalin e il postmodernismo occidentale. Avendo esaurito le possibilità del collettivismo, la letteratura di fine secolo si sposta dai valori generali ai valori marginali, dal canonico all'apocrifo, si sgretola in più frammenti. Prende l'avvio, a metà degli anni Settanta, un'era di dubbi senza precedenti, non solo sull'uomo n,uovo sovietico, ma sull'essere umano in quanto tale. La nuova letteratura russa mette in discussione tutto senza eccezione: l'amore, i figli, la fede, la Chiesa, la cultura, la bellezza, la nobiltà d'animo, la maternità, la saggezza popolare (crollano le illusioni populiste 1imaste intatte nell'intellighenzia per tutta la durata del potere sovietico) e successivamente anche l'Occidente. Il suo scetticismo va via via crescendo. È una duplice reazione: al la sei vaggia realtà russa e ali' eccessivo mora Iismo del la cu Itura russa. Frantumato il muro fra eroe positivo ed eroe negativo, così ben difeso nella letteratura classica, qualunque sentimento che non sia sfiorato dal male viene messo in discussione. Si civetta col male, molti illustri scrittori ne rimangono abbagliati e ne diventano ostaggi. Alcuni di loro intravedono nel realismo socialista una sorta di fascino volgare e veri e propri modelli ontologici nelle sue forme architettoniche. La bellezza cede il posto ali' espressione dell' osceno. Si sviluppa un'estetica che nùra a scandalizzare e a scioccare. Cresce l'interesse per la parola "sporca", per il turpiloquio come detonatore del testo. La nuova letteratura oscilla fra una "nera" disperazione e una cinica indifferenza. La letteratura che un tempo profumava di fiori di campo e di fieno è pervasa ora di nuovi umori, diventa maleodorante. Tutto emana fetore: la morte, il sesso, la vecchiaia, il cibo cattivo, la quotidianità. Balzano in primo piano i temi della violenza, del sadismo, delle vite spezzate. Aumenta vertiginosamente il numero degli omicidi, degli stupri, degli aborti, delle t011ure,delle scene che descrivono contesti diversi di umiliazione (esercito, prigione, criminalità), delle perversioni sessuali. Svilisce la fiducia nella ragione, cresce il ruolo dei casi disgraziati e del caso in genere. Gli scrittori sono sempre meno interessati alla vita professionale dei loro eroi che di solito non hanno particolari occupazioni o una biografia coerente. Molti dei personaggi sono folli o ritardati mentali. Alla prosa psicologica si sostituisce quella psicopatologica. Il punto di partenza dell'altra letteratura è l'inferno, e insieme Solzenicyn e Salamov. Solzenicyn è riuscito a celebrare l'animo russo nel gulag (Ivan Denisovic), mentre Salamov (/ racconti di Kolyma) ha mostrato il limite al di là del quale si spezza qualunque animo. Era una novità, o almeno così veniva letta. Egli ha mostrato come le sofferenze non sublimino l'uomo (lineadostoevskiana), ma lo rendano indifferente, come si annulli addirittura la demarcazione fra vittime e carnefici, pronti a scambiarsi di posto. I racconti di Varlam Salamov, che ha trascorso 17 anni nelle galere e nei lager, non sono scritti da un Orfeo disceso negli inferi, ma da un Plutone risalito dall'inferno e resosi conto "dell'illusorietà e della gravezza della speranza". Questo cambiamento di direzione è tipico dell'altra letteratura. li gulag di Salamov è più una metafora della quotidianità che una realtà politica. E che la Russia sia una "grande gabbia", il prolungamento del gulag con le sue leggi spietate, emerge anche dalla prosa di Victor Astafev. Il grado di coinvolgimento degli seri ttori nel male è assai diversificato.C'è chi tenta di "localizzarlo", di spiegare la degradazione con cause esterne, addossandone la colpa ai bolscevichi, agli ebrei. Uno dei capiscuola della letteratura contadina, Astafev è soffocato dall'odio: detesta ferocemente la cultura urbana corrotta dall'Occidente, inclusa la stessa letteratura postsovietica. Ma Astafev concede al male una tale libertà di espressione che le prospetti ve di una sua sconfitta appaiono davvero penose. Il mondo patriarcale della campagna è quasi totalmente distrutto nella prosa di Astafev e la speranza nella sua funzione salvifica è minima. Domina la rassegnazione di fronte alle sventure del destino, aleggia un'atmosfera di fatalismo quasi orientale, la morte violenta diventa naturale quasi quanto la morte in guerra o nei quartieri ad alto rischio di New York. Ma la letteratura contadina non può, tuttavia, non proporre un eroe positivo, un vendicatore del popolo, un San Giorgio vittorioso che uccide il drago. Attraverso la
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