Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

70 su 808810 are - che tutti siano della tempra di un Gandhi affinché la nonviolenza possa agire efficacemente in politica. Ma una lotta nonviolenta, specie se di massa, deve essere preparata con grande meticolosità, sia per quanto riguarda la preparazione individuale di quelli che vi partecipano, sia per quanto riguarda l'organizzazione e il momento giusto in cui farla partire: come è insensato mandare allo sbaraglio in prima linea delle reclute dopo di aver dato loro un addestramento di una o due settimane, così è da stolti credere che si possa intervenire in conflitti roventi in modo efficacemente nonviolento dopo un paio di settimane di training. Ci vuole una grande preparazione e una grande calma per fare un'azione nonviolenta di massa, ma si tratta, come non si stancava di ripetere Gandhi, "della calma della forza e non della debolezza, della consapevolezza e non dell'ignoranza". È possibile la nonviolenza? La risposta è semplicemente sì - in forza della prima legge di Boulding: ciò che è, è possibile. La nonviolenza, tanto di tipo generico, quanto di tipo specifico, è stata messa in atto in tutta una grande varietà di contesti e contro oppositori di ogni tipo. Anche limitandosi soltanto al nostro secolo, gli esempi cui si può rimandare sono molti. Eccone alcuni: le grandi lotte nonviolente guidate da Gandhi in Sud Africa e in India; la lotta nonviolenta degli insegnanti norvegesi al regime nazista di Quisling, nel 1942; la lotta nonviolenta delle donne tedesche non ebree sposate con ebrei a Berlino, nel I943; le lotte nonviolente contro i regimi comunisti, da quella dei prigionieri politici dei campi di concentramento stalinisti alla rivolta nonviolenta in Cecoslovacchia nel 1968, alla lotta di Solidarnosc, a quella dei gruppi pacifisti, verdi, religiosi, femministi nella Germania orientale (che portano alla caduta del muro di Berlino) e a quella degli studenti cinesi; le lotte nonviolente nel!' America latina, da quelle in Brasile (organizzata dal "O Servico Nacional Justicia e ao-violencia" fondato dai vescovi Dom Helmer Camara, Antonio Fragoso e Paulo Evaristo Arms) a quella in Uruguay (condotta dal movimento "Firmiza permanente", fondato dal padre Luis Perez Aguirre); le lotte nonviolente negli Stati Uniti, da quelle dei neri guidati da Martin Luther King a quelle dei lavoratori agricoli della California guidati da César Chavez; la lotta nonviolenta contro l'apartheid in Sud Africa; l'Intifada (che, nonostante le sassaiole troppo spesso messe in grande evidenza da tanti mass media, è a Leggete una grande storia di libri. Un capitolo al mese. 1/.i~ 1.11, - I ,\ il I -- -~.:---=- - . . ~ ' L'Indice pubblica 11 numeri sll' anno (tutti i mesi, tranne agosto). Abbonatevi per essere sicuri di non dimenticarvene. ù tariffed'abbonamentosono k u-guenti: Italia: Lit 70.400; estero (via supe,/ìcie):Lit 90.000 - (viaaerea):Lit lOJ.000. Paesi extraeuropei(via aerea):Lit 12J.OOO. 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Non tutte le lotte citate sono state coronate da successo; alcune sono state sconfitte, altre annegate nel sangue. Ma questo vale anche, anzi probabilmente ancor di più, per tante lotte violente, anche quelle condotte per cause che, almeno in base ai valori fondamentali che soggiaciono alla nonviolenza, risultano sacrosante. Inoltre, oggi, anche perché ci sono le armi nucleari, la via della violenza rischia di essere sempre di più una via bloccata, forse una strada senza ritorno. Per questo possiamo scoprire che la nonviolenza, più che non essere una virtù, è una necessità. Come diceva Gandhi: "Raramente le persone divengono virtuose soltanto per amore della virtù. Nella maggior pai1edei casi diventano virtuose per necessità". Qui metto punto a questo mio breve elogio della nonviolenza. È un elogio - non una predica. L'unico modo di predicare la nonviolenza è viverla. ILMITEEILNONVIOLENTO. RISPOSTA PONTARA NorbertoBobbio Mi pare che l'amico Giuliano, con il quale ho da tanti anni scambi di idee, almeno per me utilissimi, abbia letto male il mio discorso sulla mitezza, in una maniera, per riprendere e ritorcere una sua espressione, "fuorviante". Ha scambiato l'analisi di una virtù, confrontata con le virtù affini e quelle contrarie, che era fine a se stessa, con un discorso, naturalmente lacunoso, sbagliato e "fuorviante", nientemeno sulla nonviolenza e sulla politica, unicamente perché nelle ultime due righe ho scritto che "identifico il mite con il nonviolento" e definisco la mitezza ··una virtù non politica". Queste due righe non gli sono piaciute. Pur avendo affermato, da maestro di filosofia analitica quale egli è, che ognuno può usare le pai·ole come meglio crede, mi ha rimproverato di non aver usato le parole ··nonviolenza" e "politica", come vuole lui. Tra l'altro, per quel che riguai·da "politica", io stesso avevo messo le mani avanti, dicendo a chiare lettere che ne parlavo nel senso mach iaveli ico della pai·ola. Può davvero credere il severo censore che questo non sia un modo lecito di parlare di politica e che io non sappia che se ne può parlare anche in modo diverso? Quanto alla nonviolenza, chiunque abbia letto quella frase finale senza avere in mente la dottrina della nonviolenza atti va, non avendo mai letto né Gandhi né Capitini né Pontara, e sono i più, ha capito benissimo che cosa volevo dire. Quello che mi ha francamente stupito e amareggiato è che il vecchio amico, che mi conosce benissimo e sa altrettanto bene che io conosco benissimo lui, abbia colto in questo comunissimo e comprensibilissimo uso del termine "nonviolento", non so quale colpevole, o addirittura intenzionale, occultamento della teoria e della pratica della nonviolenza attiva. A quale scopo lo avrei fatto? Che per ripetere l'ennesima volta l'apologia del gandhismo il più noto studioso italiano di Gandhi abbia approfittato del mio discorso sullà mitezza, che non c'entrava niente, mostra un lodevole attaccamento ai suoi ideali, che io ho sempre rispettato e apprezzato. Ma che per espo1Te ancora una volta le sue idee, abbia sentito iIbisogno di serrare quel le due innocenti righe nelle ferree maglie di un sillogismo, mi è parsa per lo meno una stravaganza, con in più, mi permetta l'amico, un tantino di pedanteria professorale.

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