66 su 808810 UN INTELLETTUALE MODELLO DomenicoScarpa Foto di Giovonni Giovannetti. Bobbio giovane fascista. Bobbio abile-arruolato nei ranghi di "Forza Italia". Bob bio utile idiota di una sinistra pericolosa come nei più plumbei anni Cinquanta. Bobbio che annuncia la fine della contrapposizione fascismo-comunismo. Se la misura del successo di un pensatore sono le distorsioni cui viene sottoposto il suo pensiero, allora Bobbio sta conoscendo una meravigliosa stagione. E quelle elencate ali' inizio sono solo le sciocchezze che abbiamo letto negli ultimi mesi. Creare padri del la patria solo per poterli svergognare urlacchiando con motivi pretestuosi sta diventando il nuovo sport nazionale, praticato da tutti gli untorelli dell'opinione che si nutrono di luce riflessa. È ormai in corso, in queste settimane, una lotta politica senza più regole. Ha avuto una lunga preparazione, ma non ne conosciamo la durata né l'esito. Si ascoltano molte invettive e pochissimi argomenti.L'evocazione distorta delle storie di trenta e quaranta e cinquanta anni fa ha maturato il suo frutto velenoso: la lotta politica alla quale assistiamo e partecipiamo viene condotta con gli stessi toni e gli stessi argomenti di trenta e quaranta e cinquanta anni fa. Solo che c'è più cinismo, più ipocrisia e più malafede, e ci sono meno passioni, meno cognizioni, meno stile. Diverse negli uomini e nelle idee (e nei programmi? chissà ...), la destra, la sinistra e ciò che resta del centro sono accomunati da una specie di autocompiacimento luciferino: la persuasione che il buon senso, la chiarezza e la concretezza non servano a nulla. La gara è a chi le dice più grosse. li cinismo viene fatto passare per Realpolitik: non per nulla Mario Missiroli, maestro di molte comparse di oggi, sosteneva che "una smentita è una notizia data due volte". Ma in Italia i maestri di cinismo sono stati molti. La destra ha avuto Prezzo lini e la sua "Società degli Apoti", di coloro che non la bevono e non sono disposti a battersi per nessuna causa giusta, ma solo per la propria personale, anarchica, narcisistica indipendenza. Il centro ha stemperato le ingiustizie e i crimini dell'oggi nella speranza del premio ultraterreno. La sinistra ha fatto uso di un machiavellismo miope e distorto, agendo sistematicamente in base alle doppie verità - quelle per i militanti e quelle per i pochi iniziati - e ha scelto di perdere per eccesso di furbizia e paura dell'impopolarità. Queste considerazioni apparentemente qualunquiste sembreranno quanto di meno adatto a incominciare un discorso su Norberto Bobbio. Il quale però, negli ultimi tempi, ha espresso più volte un forte scoraggiamento, un pessimismo della ragione non più temperato da alcun ottimismo: il contrario, cioè, di un atteggiamento qualunquista. Ancora quindici anni fa, sul finire degli anni Settanta, quindi in un periodo apparentemente più drammatico di questo 1994, Bobbio vedeva dominare in Italia lo spirito laico. E in quegli stessi anni confidava nel Partito Socialista Italiano perché meno dogmatico di DC e PCI, "più spregiudicato rispetto ai testi sacri" e perciò più capace di porre agli intellettuali intelligenti domande per averne intelligenti risposte, sia sull'ideologia che sull'amministrazione della cosa pubblica. Sarebbe facile e inutilmente crudele fare dei consuntivi. Riflessioni del genere vengono ispirate da ogni libro che raccolga scritti che abbraccino un ampio periodo di tempo. Il libro di Bobbio al quale mi riferisco è uscito qualche mese fa dalla Nuova Italia Scientifica, s'intitola Il dubbio e la scelta e ha per sottotitolo Intellettuali epotere nella società contemporanea (pp. 231, L. 26.000). Gli scritti raccolti spaziano dal '53 al '92. L'impressione complessiva che il libro lascia al lettore è quella, refrigerante, di un lungo e sciolto esercizio di chiarezza. Bobbio è un pensatore tenace e paziente. Due qualità tanto più lodevoli quanto più si avverte che egli le esercita maltrattando il proprio carattere di uomo impaziente, i propri sbalzi di umore. Tra l'altro, è proprio questa sua tempra a rendere più rispettabile e insieme più preoccupante la sua attuale sfiducia nel futuro, la sua disperazione intellettuale. Questo libro (ma è una cosa che si potrebbe dire di ogni opera di Bobbio "a tema") è un lungo virtuosismo di chiarificazione e precisazione di princìpi teorici, etici, pratici, che al lettore appariranno chiari già negli scritti più remoti della raccolta. Bobbio, insomma, parte dalla chiarezza per giungere al puro cristallo. Il suo stile mi ha sempre fatto pensare a una di quelle rare mattine di primavera o di autunno quando l'aria è completamente tersa, il cielo di un azzurro nitido e uniforme, il profilo delle montagne e dei paesi lontani sembra lì a portata di mano, inciso nell'orizzonte, aguzzo e dentellato, fatto più vicino a causa della pulizia dell'aria. Scoprire il segreto dello stile di Bobbio è facile. Ci troviamo in una situazione in cui tutti fanno a gara per complicare le cose più semplici. Politici e politologi sanno risolvere solo i problemi fittizi che essi stessi hanno impostato: è così che riescono a eludere quelli veri. Bobbio fa esattamente iI contrario. Attraverso la chiarezza prepara i suoi lettori ad affrontare le sfide della complessità, serbandone loro un sacro timore intellettuale ma risparmiandogli lo sgomento e la confusione. Insomma, solo chi ha il coraggio di sfidare l'ovvio dirà cose non ovvie. Con tutto il suo coraggio dell'ovvietà, Bobbio ha però terrore delle idee fisse. È per questo forse che i suoi libri sono quasi sempre raccolte di saggi. Egli ha idealmente in casa sua più tavoli di lavoro, e alterna il tavolo politico a quello giuridico, il tavolo filosofico a quello civile. Accade così che molti libri (spesso, io credo, ali' insaputa del loro autore) progrediscano separatamente. Quando in un gruppo di saggi Bobbio intravede una coerenza, una compiutezza, lo licenzia pubblicandolo. Così quel libro diventa nello stesso tempo il provvisorio punto d'arrivo di un insieme di riflessioni e il punto di partenza di altre e nuove riflessioni.
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