64 SICILIA/RIVISTE potrà invece verificarsi più compiutamente in seguito. In questo particolare momento è stata scelta la strada di una piccola e agilissima struttura editoriale e professionale. Un quotidiano che disponga di tutto quanto dispongono gli altri quotidiani per garantire un'informazione puntuale, completa e diversa, però con una diffusione in aree circoscritte. Si è preferito, insomma, avere obiettivi diffusionali più limitati piuttosto che togliere ricchezza allo strumento di informazione. UN NUOVO QUOTIDIANO, 11 1SICILIANI" AntonioRoccuzzo "I Siciliani" ha in progetto di tornare in edicola come quotidiano libero, dal Sud. Il primo quotidiano per diffusione nel Sud. Un altro nuovo giornale dell'Italia che cambia e non sa ancora dove va? La voce del Sud onesto e combattivo, nel l'era post Craxi-Andreotti? Già, ma quali servizi deve garantire un giornale del genere oggi? Da dove partire per descrivere le buone e non retoriche intenzioni di un quotidiano con quel nome tanto orgoglioso quanto, in apparenza, "fuori target"? Giuseppe Fava, che prima di essere ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984 fondò il mensile "I Siciliani" e gli diede quel nome battagliero, lo aveva chiamato "lo spirito di un giornale" e, secondo lui, consisteva in questo: "Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente all'erta le forze del l'ordine. sollecita la costante attenzione del la giustizia. impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane". È il giornalismo l'unico modo possibile di interpretare questo mestiere. Pensate a quanto sarebbe stata diversa la recente storia d'Italia se la grande stampa nazionale avesse assolto, almeno in parte e senza aspettare l'avvento del dottor Di Pietro, a quella funzione descritta da Fava. Quello "spirito" è invece tutto il contrario del giornalismo italiano prodotto negli ultimi quindici anni: cronache deboli, da salotto, senza inchieste e senza fatti, vicine ai potenti e lontane dai bisogni e dalla vita dei lettori, ripiegate sul messaggio televisivo, infarcite di notizie romane e senza curiosità nei confronti delle periferie dove, spesso, si fa la storia di una comunità. Giornalismo-megafono, anziché giornalismo-sentinella. Dopo dieci anni dall'assassinio di Fava, il giornale "I Siciliani" ha in programma di tornare in edicola come quotidiano e, se il progetto andrà in porto, ricomincerà proprio da quello "spirito" politico e professionale enunciato da Giuseppe Fava. Per dare corpo a quello "spirito" professionale, basta in fondo ripartire da alcuni semplici regole: taccuino, occhi aperti e, per usare un gergo da vecchi topi di redazione, "alzare il culo dalla scrivania" per andare a scoprire i fatti senza accontentarsi del telefono e delle agenzie di stampa. Insomma: fare giornalismo, cioè raccontare i fatti dopo averli visti - là dove è possibile - con i propri occhi. Sembrerà banale, ma anche nel sud Italia l'informazione ufficiale si è fatta "carico di molte vite umane", ha negato i fatti, non li ha raccontati. Il giornalismo italiano, quello degli anni Ottanta, è stato giornalismo senza spirito; ha raccontato solo il potere, ma si è dimenticato di controllarlo, ha ammiccato anziché incalzare, ha eluso anziché approfondire, ha esaltato anziché denunciare, ha assolto anziché condannare, non ha avuto curiosità e ha finito per accontentarsi delle verità ufficiali. "I Siciliani" quotidiano nasce sull'onda delle nuove speranze civili nell'Italia che archivia l'era Craxi-Andreotti e cerca una nuova classe dirigente non riciclata. Un giornale che nasce nel Sud, ma parla al resto del paese. Lo ha già fatto, capovolgendo i termini e i toni, "l'Indipendente". Coltobello!to Foto di ErnestoBozon/Controsto
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