Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

Zazà BIMESTRALEDI CULTURAMERIDIONALE OGGI, IL MEZZOGIORNO analisi, inchieste, critiche, progetti RIPENSARE IL SUD storici, sociologi antropologi a confronto ESPERIENZE lavoro di base e produzione culturale LUNA NUOVA . . canzoni, poesie, teatro e cinema PARLA, RICORDO antologia, dibattiti, discussioni SGUARDI ALTRUI gli altri su di noi TESTIMONI biografie e storie di protagonisti ABBONAMENTO A 5 NUMERI L. 50.000 e/e P. N. 18404806 - LIBRERIA PIRONTI - NAPOLI DISTRIBUZIONE MESSAGGERIE LIBRI - MILANO 62 SICILIA/RIVISTE per scontato e perciò irresolvibile, nonostante l'intolleranza, più o meno manifesta, verso un'informazione che non persuade più del tutto. Prima conclusione da trarre da questa premessa: non è facile spezzare questa catena di vecchie logiche che imprigiona il rapporto informazionefruizione se non si "inventano" meccanismi del tutto diversi dal passato, aggredendo queste logiche dalle fondamenta. C'è, invece, anche nelle iniziative editoriali che si pongono come nuove, un forte effetto di trascinamento del vecchio, col risultato davvero stupefacente di riprodurre sempre le stesse strutture e riproporre pericoli che oggi non si dovrebbero più correre. C'è, insomma, in una parte delle iniziative dall'apparenza più nuova un forte ritardo d'analisi che appiattisce le spinte alla novità su modelli e strutture che sono stati, a pensarci bene, le leve su cui ha prosperato il vecchio. Qualcosa di veramente allarmante. Esiste-ed è sempre esistito, per quanto rimosso- un crinale netto e qualificante nell'editoria, ed è l'assetto proprietario. Sono state le strutture proprietarie, sia pure variamente articolate e colorate, a mortificare il diritto del cittadino a un'informazione corretta e il dovere del giornalista a fornirla senza soggiacere alle pressioni o a farsi esso stesso strumento della pressione. In questi anni il giornalista si è sempre più appiattito sul padrone, fosse pure un partito, snaturando la propria identità e sconfinando in un malinteso managerialismo aziendale o partitico. Sono stati i "padroni" e i "giornalisti-manager dell'informazione", perfino quelli delle aree politiche cosiddette illuminate, a propinare ogni giorno una sfacciata velina di false verità, da destra e da sinistra. Sono stati questi "padroni" dell'informazione i cinici costruttori di realtà virtuali in cui le tragiche contraddizioni del paese piuttosto che emergere e venire a maturazione sono state ricondotte ali' ordine degli uomini forti, dei partiti, delle fazioni e delle ideologie. Gran parte dell'informazione non è stata fornita ai fruitori ma esercitata nel segno della manipolazione della realtà. Nei fatti è stata negata e cancellata l'esistenza di una opinione pubblica soggetto autonomo e pensante. Si è preferito immaginare di trattare con una massa amorfa a cui non servire informazione, ma imporre manipolazioni e persuasioni. L'opinione pubblica è stata immaginata come un pascolo ricco e mansueto piuttosto che destinataria di informazioni. Nel 99 per cento dei casi questa castrazione dei cittadini è stata imposta dalle proprietà fo11i dell'informazione italiana. Può ancora essere così? È ancora possibile riproporre proprietà forti proprio nell'informazione che nasce adesso? La disaggregazione prima, e l'aggregazione dopo delle forze politiche in aree d'opinione nuove e più vaste, pone il problema di come dar voce ed espressione a queste realtà nel rispetto della pluralità. Si può fare solo con strumenti del tutto diversi dal passato. li problema centra.le dell'informazione di oggi è individuare e favorire la nuova collocazione e il nuovo ruolo dell'opinione pubblica, un percorso delicatissimo e più complesso della semplice individuazione de~li spazi d'opinione che si sono aperti a causa delle molte novità italiane. E certamente più importante adesso raggiungere l'obiettivo di sposta.rel'opinione pubblica dal ruolo passivo di oggetto della manipolazione a quello attivo del protagonismo e dell'espressività. Un giornale quotidiano di nuova creazione non può in alcun modo lasciare spazi al sospetto che abbia la pretesa di "persuadere" e di farsi portatore di realtà virtuali. Perciò non può essere né apparire quotidiano più o meno manifesta.mente di partito, che riproponga "verità" di fazioni o di proprietà forti da sostenere. Oggi si può solo immaginare un giornale che sia esso stesso opinione pubblica. Le vecchie strutture proprietarie ed organizzati ve sono nemiche di questa fondamentale svolta che costituisce una vera novità. Di conseguenza, nel nuovo c'è un passaggio qualificante che non può essere aggirato: perché l'informazione muti sostanzialmente e non solo nella facciata, deve essere ricercata e costruita una proprietà dei giornali che sia appunto dell'opinione pubblica, meglio ancora, di un'area più vasta possibile di opinione pubblica aggregata che si riconosca in alcune scelte di fondo. Minuscole o grandi "verità" di movimento o di partito non debbono più possedere spazi di manipolazione. Quella che è sembrata la mostruosa anomalia berlusconiana dell'informazione è stata invece la conseguenza fatale della strùttura dell'editoria italiana. Lo sapevamo bene ciascuno perciò adesso si assuma la responsabilità di avere taciuto. Meravigliarsi che Berlusconi abbia potuto immaginare di farsi padrone della 111anipolazionepolitica attraverso le sue "proprietà" editoriali è ipocrisia. Abbiamo sempre saputo di vivere in un

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