Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

56 SICILIA/RIVISTE rivista e la sentono in qualche modo come propria e si aITabbiano, persino, quando la rivista ha le sue normali cadute nel livello di qualche articolo, nella superficialità di qualche analisi, nella banalità di qualche documento. Ciò significa che esiste a Palermo uno spazio culturale e politico assai vasto, lasciato vuoto dalla pochezza di iniziative dei partiti e delle forze sociali tradizionali. È un vuoto che oggi in parte viene colmato da nuove iniziative editoriali che si vanno diffondendo in città. È un buon segnale che è necessario raccogliere e rilanciare: il compito di una rivista come "Segno" può essere quello di spingere il più possibile l'analisi al di là del conosciuto, rischiando anche opinioni e giudizi incerti e provvisori, di essere momento di confronto e di dibattito libero, pur non nascondendo di far parte del vasto schieramento della sinistra, di contribuire alla crescita di una.coscienza civile meno banale, più informata e meno legata ai luoghi comuni della politica. CX U, CITTÀPERL'UOMO Augusto Cavadi 5 novembre 1984. L'uomo più potente d'Italia, Ciriaco De Mita, sbarca a Palermo per partecipare all'assemblea di un gruppuscolo di intellettuali, signorine attempate di Azione cattolica, sindacalisti, preti ... La mossa è d'immediata, inequivoca lettura: il segretario nazionale della DC chiede a questi cattolici di non presentare liste autonome alle prossime elezioni amministrative. Quattro anni prima nessuno si era scomodato da Roma per dissuadere i pochi gatti di "Città per l'uomo" dal presentare liste autonome per i consigli di quartiere: ma il movimento politico-culturale appena nato aveva raccolto 24.059 voti e si era così aggiudicato 23 seggi. Adesso il gioco diventava un po' più pericoloso: dove sarebbero arrivati i "dissidenti" organizzando candidature anche per il consiglio comunale? E poi, lo sappiamo bene, ai democristiani si possono rimproverare molte cose, non certo la mancanza di senso del potere: De Mita intuisce che certi cattivi esempi potrebbero diventare contagiosi e che bisogna impedire in tempo che, da mille zampilli, la grande Balena bianca cominci a perdere fiotti di voti. Oggi, dopo solo dieci anni, stentiamo a capire le dinamiche di allora: ve lo immaginate Martinazzoli in giro per l'Italia a convincere i cattolici a non creare "partiti paralleli"? Ma all'epoca non era esattamente così. Proprio come De Mita, neanche Leoluca Orlando o Vito Riggio (oggi viceré di Segni) mettevano in dubbio il principio che i cristiani nascano natura/iter democristiani. Il pastore irpino prova, dunque, a far rientrare le pecorelle in ovile: ma non ci riesce. Il cardinale Pappalardo fa sapere che nessun movimento politico può presumere di ottenere la sua benedizione episcopale: dimentica di aggiungere che nessun movimento gliela aveva richiesta. Ma, anche senza i sacri crismi, la lista CxU ottiene 9.488 voti per il Comune e 19.184 per i quartieri, piazzando due dei suoi a Palazzo delle Aquile e sparpagliandone altri 13 nei mini-parlamentini. Non è niente di strepitoso, ma dal punto di vista elettorale è il top nella storia del movimento: inizia il periodo di maggior gloria che coincide con l'inizio del declino. Infatti i fari della stampa, non solo nazionale, si appuntano su questa fragile esperienza di "volontari" della politica che, quasi senza volerlo, si trovano a spostare - dalla strada all'interno delle istituzioni - il loro punto di osservazione ed il loro fronte di contestazione. Neanche un certo consenso sociale sembra venir meno: alla gente piacciono queste facce nuove che si esprimono con la lingua di ogni giorno, dicendo le cose che pensa ogni padre di famiglia di buon senso. Anche ad Orlando piace il modo di porsi di questi oppositori gentili, di questi avversari senza acredine: e quando nel 1987 vara una giunta "diversa", imbarca - con i Broncoccio Fotodi Shobho/Controsto.

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