SICILIA/RIVISTE · 55 LE RIVISTE SONO GRUPPI LECOSEDAFAREQUELLEDADIRE I VENT'ANNI DI "SEGNO" Emanuele Villa Sono passati ormai quasi vent'anni da quando ha iniziato le pubblicazioni la rivista "Segno", nata a Palermo su iniziativa di un piccolo gruppo di persone (preti, studenti, sindacalisti, insegnanti) che frequentavano già da qualche anno la comunità dei Redentoristi. In realtà la rivista nasce sulle ceneri di un'altra esperienza editoriale, "Il cristiano d'oggi", con un'impronta più spiccatamente ecclesiale, che chiude nel 1974, sulla scia delle polemiche sorte per la difesa della libertà di coscienza dei cattolici di fronte alla crociata santa contro il divorzio. Il primo numero di "Segno" esce nel novembre del 1975 con un editoriale "Cambiamo per continuare" che rappresenta egregiamente il campo d'azione della rivista e gli obiettivi che si propone. Vale la pena riportarne alcuni stralci perché, pur nelle mutate situazioni e con le necessarie correzioni di tiro e di linguaggio, ripropone scelte di campo attuali ancora oggi: " ... Poiché un giornale vale per le cose che dice e non per le sue dichiarazioni di principio, eviteremo di stilare proclami ideologici. Peraltro non vogliamo essere vincolati a nessun tipo di confessionalismo. Ci sentiamo tuttavia inseriti nello schieramento democratico e popolare che si batte nel paese per un rinnovamento delle sue strutture; i nostri punti di riferimento sono le forze, storiche e non, della sinistra, i sindacati dei lavoratori. La discriminante minima è quella di un antifascismo non equidistante dagli estremi. Siamo anche per un meridionalismo non recriminatorio né campanilistico ma che assume la questione meridionale come fatto centrale su cui si impone un diverso modello di sviluppo. Nell'ambito ecclesiale ci consideriamo parte in causa con coloro che, senza fanatismi o integralismi di segno opposto, si adoperano per depurare la fede da ogni scoria temporalista per farne testimonianza povera e non protetta di valori; con coloro che vogliono una chiesa non compromessa se non con i destinatari primi del suo messaggio di salvezza: i poveri e gli sfruttati di questo tempo ..." Nel 1979 la rivista cambia veste, formato e grafica. Dal fascicolo agile, fatto di inchieste e servizi brevi, ancorato alla realtà ed ai problemi del momento, cotTedato di fotografie e vignette, si passa al piccolo libro, più impegnativo, contenente materiali di analisi e di riflessione, che non si consumano nell'arco di una breve stagione, e con una ricca documentazione che vuole informare sulle posizioni più significative emergenti nel dibattito politico, culturale ed ecclesiale. I temi di fondo su cui si svolge la riflessione della rivista sono fondamentalmente la Chiesa, la pace e la mafia che risultano sempre presenti, pur con modi ed accenti diversi. La riflessione ecclesiale e teologica, nonostante la rivista sia ormai profondamente laica, assume notevole rilievo; l'intento è quello di contribuire, ali' interno del inondo cattolico, alla crescita di u,::--oscten-~ critica, libera, tollerante, aperta al dialogo con le altre religior_:?_ al confrontp con le questioni "epocali" del mondo contemporaneo (Piace/guerra, nord/sud, egoismo/solidarietà, etc ...). TI riferimento obbligatQ, ancora oggi, è il Concilio Vaticano II con le sue spinte profetiche al rinnovamento ecclesiale e all'apertura verso il dialogo con il mondo esterno. Il tema della pace si sviluppa nel tentativo di coniugare analisi teoriche e riflessioni specifiche su conflitti in corso ed esperienze dei movimenti pacifisti. Il tema ha una forte accentuazione in alcuni momenti particolari quali la lotta contro l'installazione dei missili a Comiso e la guerra del Golfo. Ma è soprattutto la questione mafia che investe significative energie della rivista. Con l'aiuto di tanti compagni di strada (magistrati, storici, sociologi, insegnanti, semplici studiosi ed osservatori del fenomeno) si cerca di costruire un ragionamento sulle radici sociali della mafia, sui rapporti con la politica, sulle principali trasformazioni avvenute in questi terribili anni, sulle iniziative più adeguate per combattere questo fenomeno. Accanto a questi veri e propri assi portanti la riflessione si sviluppa sui modi e le forme della politica (come rinnovarla, come adeguarla alla realtà della Sicilia), sul Mezzogiorno e sulle politiche di sviluppo, sui temi di politica internazionale e, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, sulla città e sulla realtà palermitana. Infatti è proprio con la "Primavera" di Palermo che si intravede la possibilità di un cambiamento in una città per tanto tempo ritenuta "irredimibile", ormai assuefatta ed indifferente alla violenza ed al sangue che ha segnato le sue strade. La nascita del movimento "Una città per l'uomo", legato alle realtà ed ai bisogni dei quartieri; lo sviluppo di tante iniziative di base sul territorio, ancora assai fragili, ma coraggiose; le prime crepe nel partito maggiormente responsabile del degrado della città, la Democrazia Cristiana; l'avvento di Orlando alla guida della città ed il consenso che si sviluppa intorno alla sua figura, son tutti elementi che riportano al centro dell'attenzione la città, le forze sociali più vive, i segni e le difficoltà del cambiamento, le contraddizioni più stridenti. Sin qui i temi affrontati. Ma chi fa materialmente la rivista? Intanto l'instancabile direttore Nino Fasullo, prete redentorista e professore nelle scuole superiori, con una redazione di otto persone, composta da insegnanti, impiegati, studenti, pubblicisti, che si riunisce ogni lunedì per discutere sui contenuti dei fascicoli, confrontarsi sul materiale giunto in redazione ecost:ruire collettivamente gli editoriali che esprimono il punto di vista del gruppo redazionale. Una redazione povera di mezzi finanziari e di strumenti tecnologici, che lavora ancora in maniera artigianale, dalla programmazione dei numeri alla spedizione dei fascicoli (e questo è un limite, perché la rivista potrebbe essere maggiormente conosciuta). Ma allora come si è arrivati al numero 150, l'ultimo del 1993, con una media di otto fascicoli all'anno? In realtà "Segno" dura da vent'anni nell'aspro contesto palermitano soprattutto grazie al sostegno, ali' interesse, alla partecipazione di una serie di collaboratori che scrivono, dibattono con la redazione, diffondono la
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