Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

PALERMO/MUSICA 45 Gianni Gebbia NORMALI ANOMALIE UNAMUSICAMOLTOELITARIA Incontrocon FrancescoGiambrone Una volta si diceva che la storia della Palermo musicale fosse tutta una storia istituzionale. Forse era davvero così, prima. Gli anni Ottanta ci hanno mostrato che le cose sono andate in modo diverso e che si è sviluppata una storia extra-istituzionale tutta da raccontare che, di fatto. ha prodotto le cose più interessanti dell'ultimo decennio. Anche per questo vale la pena di parlare di Palermo e della musica con Gianni Gebbia, un musicista anti-istituzionale per vocazione e scelta dichiarata, che è nato e che è rimasto a lavorare a Palermo. Gebbia è un sassofonista a cui sono state sempre troppo strette le etichette e i confini. Ha suonato con Jack Mc Lean e OrnetteColeman, ma anche con Sakis Papadimitriou e Lefteris Agouridakis, ha creato un gruppo tutto suo e ha suonato da free lance spesso in coppia con danzatori coreografi e protagonisti del teatro Buto giapponese; il mensile "Musica Jazz" l'ha eletto "miglior talento del jazz italiano" nel 1990. Ha inciso compact disc autoprodotti e porta aventi un'esperienza musicale a tutto campo vissuta tra Palermo, New York e Parigi: dal jazz classico all'avanguardia e oltre. Oltre i confini e anche oltre la musica ("perché la musica mj sta sempre più stretta. E cerco di fare qualcosa in cui ci sia la musica ma anche nastri registrati, interventi parlati, il movimento, la danza ..."). Parliamo della musica e di Palermo con Gianni Gebbia. Una città dal la realtà interessante e sfaccettata. Con un dato che emerge sopra tutti: a Palermo c'è una ricchezza legata all'offerta musicale in senso stretto (dal passato glorioso degli anni Sessanta e delle Settimane internazionali di Nuova Musica a un presente che va avanti anche al ritmo di due-tre concerti la settimana) ma anche una ricchezza fatta di soldi, un flusso sostanzioso di miliardi che arrivano alle istituzioni musicali dalla Regione. Nella Palermo della musica i soldi circolano più che in tante altre città d'Italia. E questo è un dato di cui bisogna tenere conto. Il fatto è in parte legato alla presenza in città di tante istituzioni musicali. A Palermo c'è un Ente lirico (l'unico a sud di Napoli, 75 miliardi di sovvenzione pubblica tra Stato e Regione che lo pongono secondo solo alla Scala), una istituzione sinfonico-orchestrale (l'Orchestra Sinfonica Siciliana, un organismo regionale con più di trent'anni di attività alle spalle e più di sette miliardi di sovvenzione), e poi un'associazione concertistica come gli Amici della Musica (nata sessant'anni fa: tre stagioni di concerti, alcune associazioni consociate, un circuito regionale ormai consolidato) e un Brass Group di lunga tradizione. Molti pensano, dunque, che sia bene così. Non si curano di un'altra Palermo: quella dove soldi ne sono circolati sempre pochi e che pure ha prodotto realtà assai interessanti almeno in due campi, quello della musica antica (I' Associazione per la musica antica Antonio Il Verso) e quel lo della musica contemporanea (lo Zephir Ensemble diretto da Francesco La Licata) e che ha dato vita a parecchie generazionj di nuovi compositori. E tanto meno pensano a un'altra Palermo ancora: quella degli intellettuali che hanno quietamente accettato vent'anni di chiusura del Teatro Massimo e quella che ha sempre tenuto lontano da sé il rock, quella che ha accolto nei suoi salotti perbene con snobistica accettazione tutto il nuovo che arrivava, specie se d'élite, ma che ha sempre negato, con la stessa perbenistica pruderia, lo spazio per tutto quello che era, anche nel campo della musica, diverso e di rottura. Fotodi AntoninoSiragusa. Cominciamo dalla Palermo delle contraddizioni stridenti, dalla Palermo delle anomalie che diventano normalità? È vero, Palermo è una città piena di contraddizioni. Ma direi di più: è una città che anche in campo artistico è in contraddizione con i I resto d'Italia. Faccio un esempio banalissimo, una constatazione: nella maggior parte delle grandi città c'è una comunità rockettara ben rappresentata, un grandissimo movimento legato a quella che è la musica di massa per eccellenza, cioè il rock. A Palermo è tutto l'opposto: nel senso che qualsiasi genere musicale, folk compreso, è più rappresentato rispetto al rock. E questa è una caratteristica della città terribilmente anomala. Che ha un effetto immediato: a Palermo non c'è una storia, un corso, una realtà legati al rock. E questo pone la città, dal punto di vista sociologico, in una situazione assolutamente sui generis. La cosa

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