Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

42 PALERMO/TEATioJIII Lina Prosa 'NNIRIADE Questo testo è un estratto dell'omonimo testo teatrale messo in scena da Giancarlo Cauteruccio, con Massimo Verdastro, per la compagnia Krypton. 'Nniriade è il tracciato dramm.aturgico del "viaggio" di Andrea (in siculo 'Nniria) dentro gli abissi di Palermo. Il viaggio si concretizza attraverso punti vita e punti teatro, perché Palermo non è solo il luogo della ''frammentazione" per eccellenza sia essa silenziosa o fragorosa, che fa eco alla stessa crisi dei linguaggi teatrali ·contemporanei, ma è anche il luogo di una esperienza di vita totale, quella di Andrea studente universitario fuori sede. Così come è nelle aspettative interiori e mentali di Andrea, Palermo è la città dell'utopia, il traguardo delle conquiste personali, il mito della libertà, il luogo dei travagli esistenziali, dei sentimenti, delle scelte politiche. Insomma Palermo è l'obiettivo. Lo è per Andrea, ma lo è anche per le trame occulte e mafiose. Sparo. Sparo, sparo sparo. È il mio cuore che lo comanda ... bisogna prendere la mira nella vita. Esercizio da tiro a segno? Dalle mie parti c'è una strada che dà in uno spiazzo abbandonato, in una terra di nessuno. Si chiama via Tiro a segno. In vent'anni che sono stato al paese non ho mai visto nulla in questo posto. Piccoli delinquenti non allenati! Se vuoi ammazzare arrangiati da solo! Però in cambio infinite piste di biciclette, lunghi percorsi fino alla campagna, scelti al momento della corsa nessuno del paese ti ferma! E in cambio ancora, lunghi giorni senza acqua, corpi e case assettati, soprattutto lei, quella che vive d'acqua: la madre. Forse la siccità è un complotto politico per togliere potere alle madri? Chi ha imparato a risparmiare l'acqua sa come si dosa i I gioco della vita. E poi se penso che anche da studente a Palermo la privazione dell'acqua non è finita, che dire? Ovunque vai c'è sempre qualcosa che ti ricorda da dove vieni. La disidratazione, signori! Il trionfo del post-corpo Un buco nel fuoco, una pompa nell'aria, due fioriture, il culto della sopravvivenza! i disidratati non aspettano più neanche l'acqua! Non per stanchezza Hanno cambiato linfa! Però confesso che ogni tanto lo facciamo un pensierino al mare. Detto tra noi è come guardare vecchie fotografie! Un modo per distrarsi. Ho i nervi a pezzi. Questo mondo così fatto mi tiene sempre alla corda, riuscirò una volta a sparare con un po' di felicità? Io vado a viso scoperto. Affronto pericoli. Mi butto nella mischia. Resto sempre quello che sono. Forse un marinaio incapace. Un moncone che non riesce a tenere fermo i I remo. Al I ora grido, grido e sparo rimettendo sul la canna cento volte il chiamapersone, sparo nel cielo per farmi spazio nel buio. Ho fatto il giro lungo del mare pervenire dal paese. ella città grande la luce spalanca i portoni che poi inquadrano altri portoni. È un sistema a viscere. Quando l'ultimo lascia vedere in fondo un cortile l'edera e la fontana, penso al processo inverso della chiusura e a quelli che restano dentro. Dio che gente! Qui parlano tutti in perfetto italiano. Sento anche cadenze francesi. Se qualcuno ora mi chiedesse come mi chiamo, io potrei mai dire 'Nniria? Èunnometriste. Sadicarbone. Sadipece. Quiigiovani vanno felici in lambretta ed io dò l'idea di uno che viaggia su treni a vapore. E poi questa è Palermo la città del sole. Voglio che qui mi chiamino Andrea. Chi sono io? Chi sono io? Come mi chiamo? È chiaro io sono Andrea! Ìo Andrea Vado sicuro. Sono un nuovo palermitano. Mi faccio accreditare da una cartata di semenza che mi porto in mano per dare l'impressione di essere uno che ha confidenza con la città. Qui la semenza crea un rapporto stretto con la realtà. Il mangiar seme dietro seme lascia passare il tempo che forse non c'è mai stato, perdona i peccati di vaghezza, è il rosario di chi prega il nulla. Così andando indovino subito dove si compra al minore prezzo possibile. Il luogo dei nuovi moderni è: LATI ARINI. La mecca dei jeans. Mi trovo nel bordello dell'abbondanza. E non finisce lì, pochi passi c'è la valle delle primizie. Prima cosa impressionante: Lo Shangai La trattoria eterna con vista sulla piazza della Vucci ria. Seconda cosa: ogni venditore ha i I prodotto migliore Vado più sicuro di p1ima: l'imbroglio a vista crea uomini mai a riposo. È la vita. Guarda che alloggio! Nel palazzo antico siamo tanti a dividerci lo spazio... mio dio! i nobili sopravvivono con gli studenti! Tende variopinte proteggono chi da un lato chi da un altro lato sembra la raccolta dei pascià. Come sono arabi questi tentativi di economia! Ho pensieri per te amore mio! Guardo alla finestra del palazzo cadente della Vucciria quando studentessa fuori sede ha.iscelto una casa alternativa. Allora lottavamo per una vita diversa e mentre facevamo l'amore in quelle notti fuori famiglia l'uomo di sotto incalzava con la voce di sempre: "pescefresco! fresco di giornata. Si nun vi l'accattati ora nun vi l'accattati cchiù" Dal giorno della laurea i vetri dei balconi sono rotti. Oggi cartoni robusti fanno scudo ali' inverno, arte cieca di vetrai improvvisati. [o guardo e neanche so sparare. Ragazzi africani salgono e scendono dalla nostra casa di allora, accendini! solo mille lire un accendino. Chissà loro cosa sanno dell'acqua! Certo. Tunisi è vicina, sono venuti sin qui per non essere meno di noi. Io sparo. Non resisto. Dò fondo a tutte le mie energie Sparo come un pazzo. Intanto muore sui balatoni scivolosi la nostra giovane rivoluzione. C'è sempre una partenza fisica ed una mitica. Una che ti porta a Palermo come fosse il ventre unico di Parigi, New York, Berlino, Hollywood. Una che quando arrivi si riduce al primo luogo che tocchi, alla prima immagine che ti si presenta. Così mentre ha.isognato di arri va.re dal mare, non ti è stato concesso altro che venire in autobus, come tutti quelli che vengono per un giorno a sbrigare pratiche negli uffici. In definitiva c'è sempre un controarrivo: "Quel giorno a Palermo lo scirocco anneriva pure le croste di latte... Peccato che avevo un corpo leggero. C'era bisogno di resistenza. Cominciava così uno dei giorni della capitale. Grande Palermo, dicono felicissima. Io annusavo nell'aria la cenere. 40 gradi: la dissoluzione. Mi ritrovai al collo una pietra di città. Proprio come la targhetta dei piccioni viaggiatori... Sì, un viaggio importante il mio. Al collo una pietra del quartiere sventrato di Castello a Mare ... uno sputo fossile di un soldato dell'ultima guerra, di allora! Vi rendete conto? Un modo per studiare quanto avrebbe resistito, con la puzza della guerra sotto il naso, un fuori sede educato alla pace. Sono arrivato a Palermo che non mi ricordo più ...

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