Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

36 PALERMO/TEATRO A questo punto Mimmo, dopo la parentesi militare, decide di abbandonare Palermo, ma incontra un vecchio puparo che aveva venduto i Pupi e raccontava le vicende dei Paladini attraverso il cuntu. Era Peppino Celano. A lui, Cuticchio chiede di insegnargli a costruire i Pupi, e comincia un nuovo apprendistato non meno severo. Celano non lo faceva neppure entrare nella sua bottega e doveva imparare da fuori. Nondimeno, impara a costruirsi i Pupi. Fa da autista a Celano e lo accompagna a fare il cuntu nei vari paesi. In uho di questi viaggi riceve in regalo la spada di Celano che lo investe, senza preavviso, cuntista. "Nacalone non viene al mio richiamo? L'arte mia risponde muta. - E allora Mala gigi si ricurdao che nella verga di Merlinu c'era legato il più piccolo dei diavoli a nome Calcabrino, e fa: - Batto la potente verga di Merlino e a te chiamo Calcabrino. - Batte la verga Malagigi e presto mmenzu lu focu e a rumuri di catini dintra a da stanza spunta Calcabrinu che dice: - Comandami maestro potente mago Malagigi. -Dimmi Calcabrino che significa che Nacalone non corre al mio richiamo?-Oh Maestro-ci rispunnio u diavulu, devi sapere che è stato il mago Tuttofuoco a legare i tuoi libri diabolici, tu non puoi comandare più nessuno all'infuori di me che sono legato alla tua bacchetta magica". Quando capisci che puoi fare il cuntu? In pratica mi hanno chiesto di doppiare Celano in una trasmissione per la Rai, nel '71. Lui parlava un dialetto troppo stretto e mi chiesero se ero in grado di fare il cantastorie. Incoraggiato da Celano provai e andò benissimo: da quel momento capii che ero in grado di fare il cuntu. Oggi tu tenti spesso incursioni nel teatro contemporaneo, nella nuova drammaturgia, sei diventato attore e regista, pensi di rinunciare all'Opera dei Pupi e al cuntu? Io voglio conservare, nonostante la disattenzione delle amministrazioni locali, il teatrino di via Bara secondo i canoni della tradizione. Non disprezzo le tecniche teatrali tradizionali, le quaranta voci che il puparo sa fare. Il Pupo e il cunto sono i miei piedi, il mio corpo, ma cerco un'altra mia verità che posso trovare in quella che si chiama sperimentazione e ricerca, anche se sono denominazioni di comodo. Non ti ho mai sentito pronunciare la parola artista. Fare il puparo era ed è un mestiere. Certo si tratta di teatro, certo mio padre era cosciente di non fare il muratore, lui frequentava i pescatori, i carrettieri, gente che viaggiava, in parte traduceva nei Pupi i loro racconti, credo che da quest'azione gli derivasse il grande rispetto del suo pubblico. Forse lui caricava di significati mitici e fantastici i loro piccoli viaggi di mare, credo che sapesse ascoltare i racconti degli altri. Penso che fosse un artigiano che, a regola d'arte, intagliava Pupi e racconti. Io continuo a farmi chiamare puparo, non mi ritengo un attore. "Come, il mago Tuttofuoco ha legato i miei libri? E perché ha fatto questo? Maestro tu lo sai, per tutto quello che hai operato a sfavore di Dama Rovenza. Maestro Tuttofuoco mi ha ordinato di dirti che se vuoi soddisfazione è pronto a dartela e se non sei un vigliacco devi accettare la sua sfida, egli ti aspetta al bosco della foglia. -Sì che accetto, Calcabrino mettimi sul tuo groppone e al paragon del vento portami da Tuttofuoco, ma ti avverto Maestro che lui è più potente di te perché è principe dell'inferno e re di tutti i maghi. - Basta, dico, andiamo - e daccussì dicennu, Malagigi si strinci allu diavulu, che prestu sprufunnannu sutta la terra, appare nu boscu dunni Tuttufuocu l'aspettava e quannu arrivaru, chistu ci rissi: -Finalmente sei arrivato Malagigi?-Sei tu Tuttofuoco?-Sì, sono per l'appunto io, in carne e ossa ..." Il pezzo che segue ha la cadenza tipica della battaglia, il cuntista parla senza prendere fiato, con una sorta di respirazione circolare simile a quella dei sassofonisti, più che ai contenuti è al fiato che si deve l'emozione e la partecipazione degli spettatori. "Malagigi 'ntisi chistu, capiu chi non c'era cchiù nenti di fari, si gira e cafudda un gran terribile corpu di verga e lu pigghia 'nta lo coddu, ca si chidda nun avissi statu na verga, ma avissi statu na spada, ci avissi fattu satari a primu corpu la testa e quannu Tuttofuoco si vitti ratu stu gran corpu di verga, si ci ettacu la manu allu coddu p' affucarlu. Malagigi afferra puru a iddu e cumincia una gran terribbile e spietata zuffa infernale. Tuttofuoco che era veramente forte, strinceva cu so manu la gola di Malagigi finu a quannu chistu vitti ca nun ci la puteva fari, si trasforma in possente leone e ghittannusici di supra si lu vuleva manciari, ma quannu Tuttofuoco si vitti stu liuni di supra si afferra la vucca e ci a cumincia a largari e quannu Tuttofuoco capiu ca un ci la puteva fari, si trasforma in un grosso serpente e si c'inturciunia tutt'attorno e strincennu, strincennu ci fa nesciri la lingua di fora e quannu Malagigi capiu ca stava murennu affucatu pigghiau e si trasforma in uccellaccio, ma Tuttofuoco, vorennu chistu si mise a vulari e fuoco di mucca si mise a ghittari. Presto sia uno che l'autru magu cumincianu a fari veniri esseri infernali: centauri, minotauri, satiri a tra facci e mostri d'ogni genere. Prestu d' intra du boscu tutti si rnisiru a scannari; Malagigi ittava acqua d'ogni parti, ca prestu lu boscu tuttu s'allagau e l'alberi ca si sradicavano tutti si muvianu e galleggiavanu, ma Tuttofuoco ch'era veramente un mago terribile, ittannu focu, l'acqua asciugava e ogni cosa distruggia. Piccì aviti a sapiri chi l'acqua anche si sradica l'alberu non lo uccide mentre il fuoco distrugge, non da più vita. E mentre Malagigi circondato dalle fiamme un sapia cchiù che cosa fari, Tuttofuoco lu 'ncatenau tuttu e ci risse: - Te l'avevo detto Mala gigi che ero più forte di te e adesso vieni che devo impiccarti. Malagigi che ormai era giunto all'estremo delle sue forze, gli disse: - Tuttofuoco è vero, sei stato più potente di me, ma ti prego, ritarda la mia morte di un ottavo d'ora, affinché possa io chiedere perdono dei miei peccati al sommo mio Dio. - E allora Tuttofuoco gli rispunniu: - Prega pure quel falso Dio che adori, io intanto andrò a prendere la fune. - Quannu Tuttofuoco sinni iu Malagigi si misi a ginucchiuni e ghisannu I' occhi 'n cielo si mise adiri: - Signore, Tu che molto patisti e moristi crocifisso per salvare il genere umano dalle mani dei crudi demoni, e che con la tua morte i tuoi apostoli predicavano la tua santa fede, e che ora è arrivata al punto in cui si trova, non fare che per opera di un perfido incantatore svanisca tutto quello che con sudore e martirii adoperano i tuoi discepoli. Non fare o mio Dio che con la mia morte, gioisca il popolo pagano e che questa donna nemica della tua fede si porterà il vanto di abbattere le chiese ed i templi a te consacrati. Deh! Ti prego mio Gesù fa che con la sua potenza fulmini quest'iniquo che aspira alla mia morte e non fare che la gente di Soris protetta da questo mago calpesti il popolo battezzato. Io che per tuo volere abbracciai l'arte della magia bianca per essere il sostegno dei cristiani e scoprire tutto le trame che i pagani possono ordire a danno della tua chiesa, perché ora hai dato tanta potenza al pagano di vincermi ed atterrarmi? Ti prego o mio Signore con amare lacrime di mandare qualche tuo celeste messaggero e far sì che spezzi queste indegne catene e perisca Tuttofuoco. - Ma mentre Malagigi ancora stava pregannu, arriva Tuttofuocu cu la corda ammanu e mentri ci sta 'nfilannu lu cappiu allu coddu, s'illumina lu celu, una luce celeste l'abbagghia, appare San Michele Arcangelu e dopo che un fulmine scagliato da Dio, colpisce a morte Tuttofuoco, gli dice: - Malagigi Iddio ha escogitato la tua preghiera, tu da questo momento in poi sarai Re di tutti i maghi e Principe dell'inferno, ad eccezione del mago Demorgine: questo Dio vuole questo Dio ti comanda. - E daccussì dicennu l'angilu scumpariu e nel frattempo a Malagigi ci si spizzaru i catini. Malagigi contentu si susiu e voleva prestu chiamari il suo Nacalone per sapere se Dama Rovenza portava qualche inganno, ma ora signuri mei ddocu la lassamu e n'autra vota a ripigghiamu."

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