Linea d'ombra - anno XII - n. 91 - marzo 1994

PALERMO/TEATRO 33 Mimmo Cuticchio PUPI E RACCONTI IncontroconMatteoBavera "Signuri mei vi voglio raccontare la gran terribile zuffa infernale tra i maghi Malagigi e Tuttofuoco e la morte di Dama Rovenza. Oramai lu suli avia cuddatu, quannu l'esercitu di Carlu Magnu e quello di Dama Rovenza stavanu battennu la ritirata. Ma quannu Bradamamente con i suoi fratelli vedono iIcavallo Baiardo correre per il campo a briglie sciolte cominciano agridare: Rinaldo è morto, Rinaldo è morto". È l'avvio di un episodio del "cuntu", una delle due specializzazioni di Mimmo Cuticchio, puparo palermitano della terza generazione. Allievo (per l'Opera dei Pupi di suo padre Giacomo, e per il cunto di Peppino Celano, Cuticchio è forse l'ultimo interprete di queste due tecniche, basate sul racconto. "Sono il figlio maschio dei sette figli di Giacomo Cuticchio, quattro femmine e tre maschi. Io sono il primo maschio, e ci tengo a dirlo perché mio padre dava al figlio maggiore il diritto-dovere di aiutarlo nel teatrino". Oggi Mimmo continua tenacemente a tenere in vita unpiccolo teatrino in via Bara all'Olivella, a due passi dal teatro Massimo. Cerrn di tenerlo aperto dinnanzi all'insensibilità di una città che lo costringe a passare la maggior parte dell'anno fuori dalla Sicilia e molto alt' estero. Foto di Emanuele Cottone. Non c'è più il pubblico per i Pupi, i turisti che lo vanno a trovare nel suo laboratorio cercano un contatto superficiale, che spesso lo infastidisce, l'Università di Palermo non lo ha mai cercato, al contrario di quanto hanno fatto Bologna, Roma o Barcellona. Mimmo conosce profondamente Palermo e non si stupisce di questa anomalia, del resto lui le ha sempre "cantate" chiare a tutti, politici e teatranti soprattutto. Questi ultimi lo hanno sempre tenuto a distanza, molti non lo hanno mai visto alt' opera. Qualche volta Cuticchio reagisce a questo tentativo di collocarlo in una tradizione di folklore, è abituato ai festival internazionali che lo inseriscono nelle rassegne dei nuovi linguaggi teatrali, ma quasi accetta questa marginalità in cui lo racchiude la sua città. "Siamo nati dentro i teatrini che erano la nostra casa - continua - dietro il palco i nostri genitori ricavano lo spazio per abitare." Sui Pupi e sulle tradizioni popolari molti, a Palermo, hanno costruito la propria fortuna, ma quasi mai si è trattato di operazioni che tentavano di mantenere in vita gli attori, gli uomini che portavano questa rradizione come patrimonio generico. Piuttosto, ci si è dedicati agli oggetti e in particolare ai Pupi. C'era un Puparo fantasma di otrant 'anni, Giuseppe Argento, scomparso da pochi giorni: "Mi 1·engonoa trovare solo per chiedermi cosa farò dei mie Pupi IJUClndsoarò morto, ma iopiuttosto li butto a mare, per non darli a chi li usa come arredamento ... " dice1•a. I suoi figli per ora seguono IJUestasua volontà, e cercano di renere unito il patrimonio, ma i rnnservatori della tradizione già i11tensificanole visite sinistre. "Ora mentre Dama Rovenza dentro la sua tenda s'accingeva a togliersi l'armatura che era sporca di sudore e di sangue, entra un vecchio Re e le dice: - Oh potente Regina di Soria Dama Rovenza, devo darvi una triste notizia, oggi a tradimento sul campo di battaglia è stato ucciso vostro fratello, il potente gigante Aldauro." È assai difficile trasmettere con la scrittura lapotenza comunicati1•a del "cuntu". Cuticchio lo esegue senza costumi, luci o altri ap- /J({rati teatrali, in mano tiene la spada che gli ha regalato il suo 111aestroal termine dell'apprendistatoa cui si èsottoposto perdiversi anni. Mi pare che tutta laforza di questa forma teatrale stia nel respiro e nei ritmi che il "cuntista" riesce a far passare da sé allo spettatore. Gli episodi hanno titoli roboanti: Zuffa infernale tra i maghi Malagigi e Tuttofuoco e morte di Dama Rovenza, Gran terribile e spietata battaglia di Orlando e Rinaldo per amore della bella Angelica. Nell'Ottocento un ciclo del cunto constava di 3000 episodi che venivano raccontati per strada in un arco di nove anni, il pubblico seguiva tutto il racconto come oggi le telenovelas. Per Mimmo il cuntu può essere paragonato alla pittura astratta, mentre l'Opera dei Pupi è quella figurati va. Qual è la storia della tua famiglia? Siamo originari di Palermo. Nell'Ottocento la mia famiglia si divideva in impiegati delle ferrovie, venditori ambulanti e carrettieri. Mio nonno si licenziò dalle ferrovie per amore, non era puparo, fu mio padre che lo sollecitò a dedicarsi all'arte. Mio padre

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