appello: il vecchio è un satiro guardone che la spia prendendo mentalmente appunti per la sega di stasera, prima di addormentarsi. Ma poi' sto vecchio, se le farà ancora le seghe? Non è troppo vecchio per 'ste porcate? Come si vede, benché imbambolata la venticinquenne pensa, anche se non alle cose cui dovrebbe pensare. Lorenzo Basta chiede permesso e la supera, badando a non guardarla più per non insospettirla. Lo fa soprattutto per mantenersi ali' erta: sicuramente non sarà lei la vittima. Meglio aspettare, anche perché proprio accanto alla ragazza c'è un signore in cappotto grigio e cappello, sulla sessantina, di quelli - Lorenzo Basta li riconosce ali' istante - che tendono a farsi sempre i fatti degli altri. Il signore con cappotto grigio, forse, va sull'autobus senza necessità, per il motivo opposto a quello di Lorenzo Basta, vale a dire nella speranza di imbattersi in un borseggiatore o in uno scippatore e dimostrare il suo coraggio civico, temprato da quarantotto anni trascorsi senza guerre che lo tengano occupato. Il signore col cappotto crede però di riconoscere immediatamente un mascalzone, e in questo Lorenzo Basta ha un vantaggio su zingari e giovinastri perché lui, rispetto a loro, è praticamente invisibile. Come previsto, tre fermate dopo l'autobus è pieno. Il signore col cappotto grigio sarà anche vigile e solerte, ma si trova ali' altro capo del mezzo, avendo probabilmente sotto mira un piccolo delinquente che risulterà poi studente di famiglia agiata, vestito come è vestito per solo senso di rivolta adolescenziale. Assieme al ragazzo sono salite un paio di signore interessanti, occupate a parlare fra loro. Hanno comprato delle scarpe, e di scarpe ancora discutono. Per raggiungerle, Lorenzo Basta dovrebbe tornare indietro, verso la bussola d'entrata. Bisogna quindi aspettare che siano loro a venire avanti. Lorenzo Basta si mette di lato, in una sacca di resistenza al flusso dei passeggeri, e aspetta osservando. C'è un tipo di studente che legge il giornale ripiegato tenendolo con una mano, reggendosi con l'altra al sostegno più vicino. Un altro suo amico legge pure, ma seduto, già oggetto di sguardi indignati da paite di una signora con turbante sulla testa che è andata a strusciargli addosso la sua retìna della spesa, nella speranza di richiamarlo ai suoi doveri di cavalleria e convincerlo a cedere il posto. Sentendosi strusciare, lo studente si distrae dalla lettura solo il tempo di lanciare a sua volta un'occhiata risentita alla signora, che nemmeno se ne rende conto, occupata adesso a fissare un punto X, dove si immaginano concentrate tutte le volgarità del mondo. Impegnata com'è a stigmatizzare silenziosamente il ragazzo e l'intera generazione cui egli apprutiene, la signora col turbante sarebbe la vittima migliore per il rapporto fra rischi e probabilità di successo. Ma Lorenzo Basta coltiva un sentimento a metà fra il codice d'onore e lo spi1ito corporativo. Non deruberebbe mai una persona anziana come lui, con l'aria di vivere della pensione e la pensione probabilmente tutta nel borsellino. Niente di scritto o programmato, niente di ostentato e ideologizzato: non lo fai·ebbe e basta. Lui apprutiene alla razza dei ladri moralisti. Dimentica perché si trova lì in quel momento e trova il modo di indignarsi per il comportamento dello studente. Se non fosse in servizio, se la pratica professionale non gli impedisse di mettersi in mostra, si sarebbe subito fatto avanti e gli avrebbe strofinato sul muso i suoi doveri. Nel frattempo, per fortuna sua, le signore hanno guadagnato qualche metro e sono adesso a portata di mano. Il signore col cappotto grigio è fuori campo e non ci sono in vista altri Signori Col Cappotto Grigio, se Lorenzo Basta è bravo a individuarli. Deve essere la sua giornata fortunata, perché proprio in questo momento succede che la venticinquenne imbambolata si sveglia dal torpore per accusare pubblicamente lo studente all'impiedi di palparla approfittando della folla. Ne segue una discussione con due fazioni distinte. Quella prevalente difende la ragazza e vorrebbe costringere PALERMO/STORIE 23 lo studente a scendere subito dall'autobus su basi di giustizia sommaria. A capo di questa fazione c'è la signora col turbante, che spera così di far scendere anche l'amico seduto, che ha smesso di leggere e cerca di capeggiare la fazione moderata, composta da soli uomini, che chiede clemenza almeno in nome del modo in cui sono stipati i passeggeri, che obiettivamente favorisce i palpeggiamenti involontari. I toni si vanno esasperando in breve tempo. Le facce si alterano e le distanze fanno sì che le minacce verbali abbiano pure una certa incombenza fisica. Ogni tanto nessuno dice niente, poi prevale il desiderio di avere l'ultima parola, onore cui nessuno sembra disposto a rinunziare. Meglio per Lorenzo Basta, che è arrivato ad aprire la borsa di una delle due signore predestinate e, con mano più leggera possibile, sta frugando alla ricerca del borsellino. Ci sono le chiavi, con portachiavi di stoffa e cuoio; c'è un portaocchiali, che si riconosce dalla forma più allungata; c'è una agendina e una penna; c'è pure una specie di portatrucco che potrebbe contenere soldi, visto che l'altro oggetto indiziato è qualcosa che somiglia più ad un portapatente. Per sicurezza Lorenzo Basta li prende tutti e due, mentre con la faccia finge di essere scandalizzato per quello che è successo fra la venticinquenne e lo studente, di chiunque sia la ragione. Adesso che la refurtiva è nelle tasche di Lorenzo Basta, arriva il momento più facile ed emozionante. La bravura se c'è stata c'è stata. Si tratta ora di scendere dall'autobus prima che la signora si renda conto di essere stata derubata. Mancano trecento metri alla prossima fermata, ma sono trecento metri di traffico. Adesso il conducente se la sta prendendo con un automobilista che gli sbarra la strada. A giudicare dai clacson deve essere i I classico incastro a svastica, dove nessuno riesce più a muoversi. Arriva un primo grido: "Bussola dietro." Ma il conducente apprutiene alla scuola di autisti zelanti per i quali ogni eccezione al regolamento può ritorcersi contro di loro, e si rifiuterebbe di aprire le porte anche se scoppiasse un incendio. LoreJ1zoBasta tiene troppo alla discrezione per unirsi al coro nel frattempo organizzatosi dei passeggeri che vogliono scendere e proseguire a piedi. In questo momento cerca di capire perché l'autobus è bloccato e, più o meno, ancora per quanto tempo. Un occhio, però, è sempre alla signora derubata, che per fortuna, smettendo di occuparsi del piccolo scandalo, ha ripreso a discutere con l'arnica. L'autobus ha un sussulto, forse la situazione si è sbloccata. Macché. Sempre fermi, sempre fermi. Passano cinque minuti e non è successo niente. Fra tutti i passeggeri sulle spine c'è Lorenzo Basta che vorrebbe essere mille volte lontano. Grida anche lui: "Bussola", e si accontenterebbe anche di quella regolamentare, di mezzo. Ma l'autista sta spiegando al signore col cappotto grigio che se aprisse ora e un passeggero venisse investito la colpa sarebbe sua, nei guai ci sarebbe solamente lui, povero l'autista. Proprio in questo momento si sente gridare. Lorenzo Basta sa che il g1ido proviene precisamente dalla zona della sua vittima. La testa gli rientra impercettibilmente nel collo, e il collo nel tronco. Si gira sapendo già che cosa è successo, si gira piano. Ma invece - sorpresa - non è la sua signora che sta gridando e piagnucolando. È l'amica. L'hanno derubata del borsellino.L'aveva nella borsa, ne è sicura, e adesso non c'è più. Per un attimo Lorenzo Basta si chiede se la folla non l'abbia indotto a sbagliare persona, ma subito si rende conto che non è possibile. Ci deve essere allora qualche altro collega, oltre a lui. Ladro che non è altro. Le possibilità di essere scope1to adesso sono molte di più. Un istinto potrebbe condurre la signora sua a guardare nella borsa per
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