22 PALERMO/STORIE BUONI E CAfflVI ' RITRATTI DICITTA STORIADI LORENZOBASTA RobertoAlajmo Mattinata comoda, per Lorenzo Basta, vita complessivamente tranquilla. Si alza sempre verso le nove, nove e mezza. Nell'ultimo periodo veramente no, però sa che, insonnia a parte, potrebbe benissimo permetterselo. Condizione che gli rende la vita più piacevole. Sveglio e lavato, primo particolare da non trascurare: il vestito. Per lavorare Lorenzo Basta indossa sempre lo stesso vestito, di buon taglio, non appariscente ma distinto. Una specie di tuta da lavoro che bisogna cambiare ogni anno, perché alla lunga si consuma. Intanto, però, è una scelta obbligata che gli consente di non perder tempo prima di uscire da casa. Adesso, da tre mesi, ha un completo spezzato - pantaloni blu di velluto e giacca quadrettata -che lo fa sentire disinvolto. Sopra, l'impermeabile grigio. Quello sì, che bisognerebbe cambiarlo, vecchiocom'èridotto. Uno sguardo dalla finestra: si può farne a meno, meglio così. Lorenzo Basta non fa colazione a casa. Va sempre al bar e prende solamente un caffè. È una tappa che prevede sosta fino a quindici minuti, parlando di televisione e altro con gli amici. All'ora in cui ci va lui, di solito gli altri sono là da un pezzo, ed hanno esaurito gli argomenti di conversazione. In suo onore fanno una serie di versi (Bì, Mì, Talè, Ah, Eh, Uè, Uìlla), che sembrano accennare ad una sorpresa, come se proprio in quel momento avessero finito di parlare di lui. Lorenzo Basta risponde sullo stesso tono (Eh, Ah, Uè, Bì). Solo che poi la conversazione si arena: la sorpresa risulta non esserci, dato che Lorenzo Basta va nello stesso bar ogni giorno da molti anni, e lo stesso fanno i suoi amici. È un bar di vecchi. Se qualche giovane entra viene subito squadrato, il silenzio diventa di un tipo se possibile più silenzioso, lui si guarda attorno ed è subito a disagio. Anche Carmelo, il gestore, è molto scortese con questo tipo di clienti e li tratta malissimo. Non ha mai gelati alla moda, e anzi niente gelati affatto. Niente gomme da masticare. Niente merendine strane. Cerca di dare invece alcuni boeri fuori produzione da chissà quanto tempo che, ad aprirli, saranno duri come pietre. Se il cliente avventizio chiede una coca, gli presenta una bottiglia di chinotto, già stappata, sostenendo che è lo stesso. Può trattarsi solo di qualche giovane di passaggio. Quelli del quartiere sanno che il ritrovo, per loro, è cinquanta metri più avanti: Bar Katiuscia, con gelati, gomme da masticare, merendine, video giochi, coche cole e tutto. Carmelo tende a cacciare l'avventizio perché il cattivo carattere in lui prevale anche sul senso degli affari. Gli basta quello che prendono i suoi soliti clienti, cioè spuma, birra nazionale e, se gazzosa deve essere, gazzosa in bottiglia anonima. Niente Sprite e Seven Up: gazzosa. Né i suoi clienti abituali vorrebbero altro, perché sono vecchi. Anche Lorenzo Basta è vecchio. Ha settantacinque anni e di mestiere fa il borseggiatore. Se qualcuno riuscisse nell'impresa di schedare tutti i borseggiatori, risulterebbe non solo che Lorenzo Basta è di gran lunga il più anziano in attività, ma che è forse l'unico cittadino italiano maggiorenne a praticare il mestiere. Gli altri sono quasi solamente zingari o negri o ragazzini. Lorenzo Basta è l'unico fra gli amici del bar che ancora lavora. Infatti la sua sosta per il caffè non lo costringe poi troppo a rimanere fra il silenzio generale. Un silenzio che gli pesa, perché in cuor suo Lorenzo Basta si sente molto più giovane dei più giovani vecchi che incontra da Carmelo. Il fatto di lavorare lo aiuta. E il fatto di vedere i suoi amici ammuffire nel silenzio lo aiuta a continuare a lavorare. Il primo autobus del mattino non è mai oggetto di attività professionali. Serve ad allontanarsi da casa e raggiungere il centro della città. Cominciare a lavorare lì sarebbe fuori luogo, visto che i passeggeri si conoscono tutti e sono tutti del quartiere. È arrivato al centro che Lorenzo Basta si mescola alla città. Scende dall'autobus e si ferma sotto la pensilina ad aspettare una coincidenza che lo conduca verso i quartieri alti. Il Quattro, per esempio, è un buon numero. Sempre molto affollato di signore impacciate da sacchi della spesa, scese a far compere e preoccupate solo di arrivare il più presto possibile a casa. Lorenzo Basta le sa riconoscere al volo. Si ricorda anche le facce delle sue vittime degli ultimi mesi, nel1' eventualità di ritrovarsele faccia a faccia. In questi casi meglio scendere e aspettare il mezzo successivo, anche a costo di pagare un altro biglietto. A proposito: Lorenzo Basta paga sempre il biglietto. Farsi sorprendere senza sarebbe un rischio inutile, mentre è nel suo interesse passare sempre e comunque inosservato. Sono i piccoli investimenti della professione: gli abiti, il biglietto, il barbiere. Se si vuole guadagnare bisogna investire, e i suoi investimenti riguardano soprattutto la cosiddetta immagine. Salito sull'autobus, quindi, Lorenzo Basta, si guarda attorno e cerca di farsi un'idea delle potenziali vittime. Stavolta c'è poca gente, ma l'occhio esperto sa che le prossime fermate saranno determinanti. La vittima ideale deve salire successivamente, in modo da essere osservata avendo meno possibilità di osservare. Adesso, per esempio, ci sarebbe una venticinquenne che pare abbastanza imbambolata. Solo che: mai fidarsi delle bambolone. Lorenzo Basta ha capito che si è già accorta di lui, quel vecchio che l'ha adocchiata appena salito sull'autobus. È appena uscita dalle mani di un parrucchiere che si chiama Joshua ed ha deciso senza
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