PALERMO/VIDEO 19 Daniele Cipri & Franco Maresco BRUffl, SPORCHI E PERDENTI IncontroconAlessandroRais Parlare con DanieleCiprì e FrancoMaresco, punte di diamante di un videofermento palermitano molto articolato (Cantone, Cuccia, De Paola, Eckl, Torre, Zimmardi, ed altri) che ha qualche radice financo nella stagione, anch'essa vivace e marginale, dei superottisti degli anni Settanta; parlare con gli autori diCinico Tv, interpreti al vetriolo di una realtà meridionale apocalittica e quotidiana, letta senza pietismi: con rabbia e furore piuttosto che con filtri ideologici di comodo; parlare con Ciprì & Maresco del loro lavoro a Palermo - è bene chiarirlo fin dall'inizio - significa inevitabilmente affondare lo sguardo nelle contraddizioni culturali e politiche di una città complessa sempre pronta ad offrire un'immagine deformata di sé- in negativo o in positivo -agli osservatori esterni. Palermo-Beirut o Palermo-Bronx, da un lato; Palermo serenamente avviata verso un trionfale riscatto civile, dall'altro. Ed è proprio nei confronti di questo secondo cliché idilliaco che Ciprì & Maresco sono particolarmente insofferenti. Quando li incontriamo, infatti, Franco Maresco sta lavorando a un articolo per un mensile cittadino. Titolo provvisorio: L'elogio del mascalwne. "In questo Paese abbiamo la memoria corta. Prendi _Minoli,un personaggio che è stato per anni il portavoce di Craxi, che in Rai ha fatto il bello e il cattivo tempo incarnando un modello di cinismo tanto efferrato da fare invidia a chiunque (e a noi per primi). Personaggi come lui dovrebbero avere il buon gusto di sparire. E invece eccoli di nuovo lì. Anche a Palermo succede lo stesso. La mia perplessità è su personaggi che adesso fanno parte della cosiddetta società civile, ma fino all'altroieri appoggiavano, ad esempio, politici socialisti come Filippo Fiorini e come Turi Lombardo. Ora: com'è possibile in una città come questa pensare di fare un discorso culturale nuovo partendo da questa gente? E non dico 'con' questa gente tra tanti altri, ma prendendola proprio come principale punto di riferimento di persone e forze politiche nuove che invece dovrebbero essere costruttive in senso positivo. Faccio un esempio. Non credo che una persona come Letizia Battaglia, parlamentare regionale e consigliere comunale della Rete, faccia bene a sostenere un personaggio come Roberto Andò: cioè un personaggio che da una vita, pur essendo più giovane di me, copre posti di rilievo perché collocato ali' interno di certe aree politiche e certi clan familiari. Per cui tutta questa enfasi non mi convince molto. Ci sono sicuramente delle forze pulite. Ma sono molto perplesso, perché tra queste forze che chiamiamo nuove c'è troppo riciclato. Il problema non è quello di andare ad individuare i vecchi, i cattivi: li conosciamo. Qui il problema è che non esiste una forza, politica o di opinione, che abbia il coraggio di fare chiarezza. Che non dica, come fanno alcuni a sinistra, 'stiamo calmi, attenuiamo le critiche, non sfaldiamo questo polo progressista!'. Ma che abbia invece la forza, l'onestà e il coraggio di riconoscere che anche all'interno del cosiddetto polo progressista ci sono forze da emarginare e da attaccare. Questo è il punto. Finché ci saranno situazioni del genere non è facile credere in questa aggregazione. Non è facile riuscire ad aderire in maniera acritica a tutto questo desiderio di cambiamento, a questa generalizzata voglia di nuovo. Mi sembra più giusto mantenere qualche perplessità." Gli inizi della vostra carriera di operatori culturali sono costellati difallùnenti, perché abbandonati per strada o del tutto ignorati dagli esponenti della cultura ufficiale. La storia di un percorso solitario e sempre ai margini. .. Nel 1980 siamo stati protagonisti dell'esperienza del Cinema Nuovo Brancaccio, una cooperativa forse un po' maldestra, che però ha fatto delle cose importanti in un quartiere "a rischio", quando non si parlava ancora di antimafia o per lo meno non se ne parlava così come se ne parla adesso. Bene, quando questa cooperativa chiuse dopo due anni di vita, non ricevette nessuna testimonianza concreta di solidarietà. La cosa che ancora oggi mi lascia molto perplesso è che ad esempio molti esponenti dell'odierno Pds furono testimoni di quell'avventura: e né ali' indomani della chiusura né dopo hanno mai protestato o preso posizione, scritto lettere o articoli sui giornali. Il nostro primo lavoro istituzionale (quando ci chiamavamo cooperativa Rosebud) è stato invece con Orlando: una mostra del vecchio fotografo Eugenio Bronzetti nel1'87. Fu un rapporto non mediato, cosa che va a tutto onore di Orlando. L'esperienza negativa è stata invece quella con il Pci. Il vecchio problema del ruolo delle forze di sinistra nella politica culturale palermitana? Per quello che mi riguarda sono molto critico con la grande forza storica della sinistra. Il Pci-Pds, insomma, che a Palermo è stato responsabile negli anni Ottanta di alcune omissioni, ben più gravi - almeno dal mio punto di vista - delle cose peggiori venute fuori dai "cattivi" che erano già noti. Il Pci, oggi Pds, è responsabile di ottusità, di non avere saputo leggere una realtà che non era quella del teatro di Michele Perriera, ad esempio, ma una realtà marginale ed emarginata. Non ha saputo cogliere queste forze e non ha saputo farle confluire. Non ha saputo opporsi nelle sedi politiche ed istituzionali, e non ha avuto quell'apertura ideologica che era necessaria. Se avessimo trovato, all'interno della sinistra, degli interlocutori non direi più saggi, ma più intelligenti, sicuramente avremmo anticipato molte tappe del nostro cammino. Tu ricorderai-strana coincidenza-che Cinico Tv nacque proprio durante la Primavera di Orlando, nell'86. Qualcuno ce lo fece notare: da un lato c'era la voglia di cambiamento e l'ottimismo, dall'altro invece la "coscienza parlante" dei nostri personaggi, questi "muti" che stavano lì a far vedere il degrado. E devo dire che a Palermo il Pci non ha mai scoperto Cinico Tv. Mai. Lasciamo perdere alcuni singoli individui che mi conoscono da una vita. Ma come forza politica, mai. Siamo stati ignorati sistematicamente. Anche altri - a volte mi viene in mente Franco Scaldati - credo abbiano vissuto le stesse difficoltà. Tranne poi scoprire che a Palermo avevamo un personaggio come Michele Perriera, che era il rappresentante della cultura della sinistra. Con un'idea di teatro in ritardo di trent'anni rispetto a tutto quello che succedeva nel resto d'Europa. Con un teatro molto più provinciale delle filodrammatiche parrocchja]i o del teatro dialettale di Zappalà. L'unico, il grande rappresentante della·cultura a sinistra era lui: Ferriera. · Tu nel frattempo per tirare avanti continuavi a noleggiare e vendere videocassette, preferibilmente porno. E Daniele continuava a fare i filmini dei matrimoni ... E intanto la Rai, la sede regionale
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