12 ELEZIONI ETELEVISIONE Se si poteva sopportare la già straripante quantità di trasmissioni a sfondo politico, in un clima pre-elettorale che dura almeno da due anni, quello che adesso è decisamente più fastidioso è lo smascheramento: tutti quelli che ieri si fingevano corretti mediatori e bravi presentatori, che assicuravano un servizio, che si battevano per il diritto ali' informazione, hanno fatto cortocircuito, dal momento che lavorano per delle reti sulle quali non può non gravare il sospetto di fiancheggiare un nuovo o un vecchio partito. E, sommata la conflittualità di oggi alla concorrenza di ieri, non si può contraddire la sensazione che le reti siano più importanti dei partiti. Per quello forse si ha l'impressione che si diano da fare più di loro! Altro che Occhetto padrone della Rai, altro che Berlusconi Grande Fratello! È semmai la televisione la Grande Sorella. Il piccolo cavalier Berlusconi, soprattutto quando ci si ricorda quel suo primo comizio, recitato a memoria ai piedi del grandioso schermo che per davvero lq ha partorito, è, in quanto figlio della Sorella, appena uno dei nipotini, magari il più Grande ma certo non il solo ...Che lo voglia o no, ciascuno dei soliti uomini-tv che contano sta facendo in campagna elettorale lo stesso gioco di Berlusconi, con vantaggi analoghi per quanto riguarda la posizione di potere, e con in più la differenza che almeno il cavaliere "scende in campo" senza paura, mentre loro inglobano il campo tutto dentro il video e cercano di mangiarselo. Vivo! Sì, la televisione mangia gli elettori, fin da bambini. Quella stessa ossessi va e miserabile battaglia per l'audience, già combattuta per guadagnare pubblicità, oggi non si può evitare di farla valere sul piano del consenso elettorale. Ci sono state persino JanJacobSlauerhoff StigClaesson SCHIUMA CHISIRICORDA ECENERE DIYNGVEFREJ pp. 164· L. 18.000 pp. 156- L. 22.000 TraConrade Roth, Trasformatisiper munperennevagare scherzoin ambito traricercae fugaper oggettodimerarurii marie le terredel stica,quattrovecchi globo,il mondodi diventaniol simbolo vagabondie male- diunaciviltàchesta dettidiunodeigran- scomparendocon diclassicdiellalene- l'avanzardeellamoraturaolandese. I~\ dernitàe delconsum1smo. SAGADIRAG 1 ARR I knril. St,mictup Henr.ikS1angerup pp. 144- L. 18.000 FRATELLJOACOB Un amicoracconto pp. 376- L. 30.000 islandesdeibattaglie 1500: nell'Europa edisangued,iamore dilaniattaraRiforma edimagiachespazia e Controriformae dai gelidiregnidel poinelNuovoMonNordall'Inghilterra do,lavitadiunfrananglosassone alla cescanoallaricerca nostraToscanaU. no dellasuaUtopiaU. n stimolanteincontro granderomanzoviconi]mondolonra- sionarioe provocanodellaScandinavia IP! i18(Hi.l \ rono. medievale. Via Palestro, 22 - 20121 Milano - Tel. (02) 781458 Fax (02) 798919 trasmissioni sfacciate che cercavano di perorare la causa della separazione dei tre poteri - politica, economia e informazione - come si fosse ancora ai tempi di Montesquieu; ma poi, anche se ci si riuscisse, come spiegarlo al "telespettatore-consumatore-elettore", dopo tutto quello che si è fatto per farne una sola integrata identità? Così, la difficoltà maggiore non è oggi quella di guadagnare il consenso della gente, ma di convincerla a scriverlo su un pezzo di carta. Già perché, dopo essere stati promossi telespettatori, adesso tornare a fare gli elettori e riprendere in mano al posto del Quizzy la antica matita copiati va, non solo è scomodo ma fa anche francamente un po' cafone. Che bisognoc'èinfinedi infilarsi fra quelle tendine cerate e, sul rozzo pianale di un confessionale da campo, siglare il nome o il partito preferito? È proprio necessario? Non basta un sondaggio via cavo? Non basta sorteggiare un campione? Anzi, non basta sorteggiare direttamente il vincente? Se ci fidiamo dei risultati del totocalcio e della lotteria - che poi son soldi! - ci fideremmo anche dei risultati elettorali. E poi, del resto, c'è proprio molta differenza fra i risultati e le previsioni? Si dirà che talvolta le previsioni non sono oneste, ma talaltra sembra non lo siano nemmeno i risultati ... La prima e vera "questione televisiva" è tutta qui: malgrado gli sforzi di informare, formare, formulare, formattare l'opinione pubbiica in attesa dell'unico gesto concreto che ancora le è concesso, la televisione fa inavvertitamente di tutto per svuotare quel gesto di ogni credibilità. Checché se ne dica, è questo, in campagna elettorale, il messaggio del medium! Il fatto è che più la televisione forma l'opinione della gente e meno ci si fida della gente. E più ci sembra che la gente di destra o il popolo di sinistra guardi troppo la televisione, meno si crede alla democrazia. Oppure: il fatto è che la televisione lavora per colmare il divario tra i politici e la società civile. E più lavora, più ci si rende conto che quel divario è invece sacrosanto e va difeso! Paterni, affabili e perfino sinceri imbonitori stanno cercando di farci conoscere i nostri candidati. Ma noi li vogliamo conoscere davvero? Vogliamo che ci "rappresentino" sul serio, che ci somiglino? O ancora una volta ci accontenteremmo di dar loro una delega necessaria ma scettica, di affidargli un mandato con mille riserve e ripensamenti? O ancora: il fatto è che la tv non ci sarebbe dovuta entrare per nulla, stavolta. Ci avevano assicurato che con il nuovo sistema uninominale non solo si sconfiggeva la mafia, la partitocrazia, tangentopoli e I' aids, ma che la contesa elettorale sarebbe diventata più umana, più diretta e che in ogni piccolo collegio, in fondo, ci saremmo trovati a votare un nostro conoscente. Avremmo dovuto entrare a far parte di quelle autentiche democrazie mature- per non dire anziane - dove il candidato fa il giro del quartiere, stringe le mani e bacia i bambini, prende un thè dalla signora Callagan e rassicura mister Smith che è come se fosse lui ad andare a Washington. Insomma, contro la "telelezione" ci sono ancora delle resistenze: mentre il gioco alternato degli spot e dei sondaggi governa il mercato elettorale, c'è ancora qualcosa di imperfetto, di inadeguato nel comportamento individuale. So che non è molto "progressista" affidare le speranze alla parte più retriva di noi, eppure, nella pioggia dei sondaggi che ieri ci pedinavano e oggi ci anticipano, la sola cosa che resta da sapere è la misura di un possibile scarto: è ancor arcaico, diverso, disubbidiente e magari un po' imprevedibile il comportamento elettorale o si è già conformato alle leggi che governano la velocità e la superficialità degli altri consumi? E stavolta non ci consola sapere che come sempre la verità sta nel "mezzo". Anzi, è proprio questa la nostra paura.
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