74 VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE dello scrittore -, ma il significato esaustivo da dare alle loro azioni. C'è stato un Vazquez Montalban che non è uscito dal cappello del prestigiatore, ma che - con intenzione - ha salvato l'integrità sporca del messaggio con il suo "rumore di fondo". Non che Montalban possa essere identificato tout court con Marcia] Pombo. Scherzosamente ha puntualizzato egli stesso che almeno una differenza c'è tra i due ed è che lui è uno scrittore di successo. Quel che conta è evidentemente la poetica che attraverso quella figura Montalban delinea. Né l'obiettività né la verità degli storiografi egli insegue, semmai, come l'Adorno di Manifiesto subnormal, "movimenti di avvicinamento a quelle che credo verità suscettibili di essere proposte", e sempre con il loro carico inevitabile di "dolore, di morte e di sçonfitta". Non storiografo, ma poeta, se poeta vuol direcontinuarea sentire il dolore di vivere, a sentire oggi la sconfitta planetaria del comunismo, ieri la sconfitta della piccola famiglia di Marciai Pombo dinanzi al tribunale che giudicava suo padre reo di essere militante operaio. Purché Iosi ricordi, affenna Montalban. Ricordare nonequivale a cambiare la realtà; tuttavia è un modo per conoscere, ed è il primo passo per difendersi; come diceva Adorno a Sharon Tate: almeno sapere il nome del tuo assassino. Con molta esplicitezza Montalban ricorda che non solo il ritratto di Franco - attento a evidenziare la cifra piccolo borghese del personaggio, ma anche quello - non meno impietoso - dello scrittore comunista - quasi un imbambolato della storia- risponde a una scelta, a un obbligo deliberato. Infatti Montalban vuole indicare proprio che "quel protagonista ha perso lo spirito critico per metabolizzare la realtà.Usa antiche categorie( ...) crede nelcentralismo democratico. Si muove lungo un'analisi tutta soggettiva. Non capisce quello che avviene negli anni Sessanta e Settanta quando invece può nascere una nuova sinistra profondamente rinnovata. Conserva solo la rabbia. In quell'occasione perduta sta la spiegazione dello smarrimento del prutito comunista e la vittoria dei socialisti di Felipe Gonzalez. Si affe1ma una strategia docile di passaggio al neocapitalismo". Romanzo politico, dunque, non solo di abile ricostruzione storica; nel senso che pur non avendo nulla da salvare, se non il sentimento e lamemoria di una sconfitta, reclruna ancorai! diritto/ dovere dell'utopia. Oggi è in atto "una specie di cospirazione contro l'utopia e la memoria"-dice Montalban in un'intervista. Pare che interessi solo il presente; ma anche se il futuro è imperfetto e le utopie hanno compiuto i loro errori, non riusciremo a capire neppure il presente "se non siamo legati al passato come punto di rifeiimento". Occorre ancora un romanziere poeta affetto da una forma di "débil mesianismo". E non acasoMemoriaedesiderio(Memoria y deseo) è il titolo che qualche anno fa egli dette al volume in cui raccolse tutte le poesie sc1itte dal 1963 al 1983; anche questo, direi, un segno della coerenza e unità del suo percorso intellettuale e creativo che si rispecchia nella pluralità dei geneli e delle forme della sua produzione (c'è chi sostiene che la poesia è in un certo senso la sua vocazione primigenia e che occorre cercare nel suo universo simbolico le chiavi per comprendere l'insieme della sua opera letteraria). Nella introduzione al volume Castellet osservava appunto che la poesia di Montalban occupa un posto "unico y distinto" nel panorama attuale, caratterizzata com'è dalla tensione tra "sensibilidad" e "inteligencia", dalla dialettica tra illusione e delusione, tra speranza e sconfitta; essa appare segnata insomma da quella forma di "débil mesianismo" che consiste nella "confessione della sconfitta" e perciò, nel riproporsi di una nuova tensione tra la nostalgia del passato - che non fu come avrebbe dovuto - e la nostalgia del futuro - che forse neppure esisterà - solo si consente la visione pessimista di un presente irreale, un puro "discurrir del tiempo": "inhabilitada metafora/ la vida no es un rfo/ ni una cloaca/ es una sucesi6n dialéctica/ de voluntades/ sobre cadaveres/ de frustraciones/ olvidos/ para los que quisimos/ construir siglos/ venideros/ no alecciona su brevedad/ ni su desdicha/ solo su absurdo." ILCASTELLODI SANGUE. NICOLEJANIGRO DALLAEXJUGOSLAVIA MimmoLombezzi "C'è sempre quancuno che sta pisciando, qualcuno che vomita, e qualcuno che dondola appeso alla forca" ... Quest'immagine, che evoca gli incubi di Jeronimus Bosch, rende perfettamente le mattanze paesane feroci e disordinate in corso in Bosnia. Il paradosso è che l'autore, il croato Miroslav Krleza, si riferiva alle stragi della seconda guerra mondiale. La "vendetta del passato", il ripetersi compulsivo, quasi ottuso, di un massacro asiatico, che sta espellendo i Balkani dalla storia moderna e dall'Europa, è uno dei moltissimi temi del saggio di Nico le Janigro L'esplosione delle nazioni, il caso jugoslavo (Feltrinelli, Milano 1993, pp. 216, L. 23.000) ultimoe forse il più completo - tentativo attraverso la letteratura, i media e la memoria. Ne emerge un paesaggio che avremmo voluto vedere solo in film come Mad Max o Biade Runner. Se i contendenti assomigliano ogni giorno di più a bande metropolitane nutrite di rock e di film sul Vietnam distinte solo da colori e nomi arbitrru·i, come "Ninja", "Rangers" e "Black Mamba", "Il vuoto ideale di questa guerra in cui non si nominano mai le questioni economiche e sociali, viene riempito con i motivi, prossimi e remoti di un passato mitologico, spesso atTicchito da elementi fantastici ... Per 'giustificru·e' i massacri avvenuti agli inizi degli anni Novanta è stato necessario 'alimentare' il presente con la memoria, personale, famigliare, collettiva, più o meno manipolata. Con la rievocazione degli eccidi della seconda guerra mondiale, dei croati sui serbi, dei serbi sui musulmani, si spiegano così, post festum, le carneficine attuali. Così il passato è diventato il MITO per cui combattere". Su una gioventù completamente spoliticizzata, come in tutto l'Est europeo, e che, inoltre, ha avuto un'"infanzia senza spiegazioni" questa mitologia, questo "eccesso di memoria" trova facile innesto. Mentre i fumetti serbi raccontano la guerra come una gita di scout allietata da sexy studentesse, e Liii Marlene allevia l'angoscia delle donne croate, forse, come ha capito Dusan Makavejev, il regista di Coca Cola Kid, l'unica vera chiave per capire questa guerra è !'"estasi del desiderio di morte ...". Qualcosa che non può essere "illuminato" neppure dall'informazione in tempo reale di CNN.
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