Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

66 VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE ILCIELOSTELLATO. ELOGIODI UN EDITORE FrancescoCiafaloni Mi è capitato, un quarto di secolo fa, di lavorare tre o quattro anni per l'editore Paolo Boringhieri. L'editore mi assunse, sottraendomi, almeno nell'intenzione e per un po', all'angoscia della grande industria, dopo un breve colloquio avvenuto in una stanza con i vetri colorati, a casa di un amico, in piazza Solferino, aTorino, a due passi da via Brofferio, dov'era allora la sede della casa editrice. La sede della Einaudi, di cui Paolo Boringhieri aveva prima diretto e poi rilevato le collane scientifiche, stava, come è noto, in via Biancamano, dall'altra parte di corso Umberto, a meno di cento metri. Poi la Paolo Boringhieri Editore si allontanò di due o tre isolati lungo corso Vittorio, dall'incrocio con corso Umberto a quello con corso Galileo Ferraris, dove ha sede tuttora la Bollati Boringhieri. Per quarant'anni, nello stesso quartiere, in stanze dai soffitti alti e dai pavimenti di legno, con poche persone e molto rigore, Boringhieri ha continuato il suo paziente lavoro di mosaico. Alle tre collane originarie, di economia, scienze naturali, psicologia e antropologia, si è affiancato inizialmente il piccolo universo dei testi proposti da Giorgio Colli, traduzioni di classici del pensiero occidentale ed orientale, secondo un programma schopenaueriano. Poi, sulla scia della traduzione dell'opera omnia di Sigmund Freud e di numerosi scritti di J ung, una delle migliori e più coerenti collane di psicologia e psicanalisi degli ultimi venti anni. I consulenti più attivi, più importanti, sono rimasti quelli formatisi nell'ambiente di Felice Balbo, da Claudio Napoleoni a Michele Ranchetti (Boringhieri è stato anche l'editore della "Rivista trimestrale" di Napoleoni e Rodano, di cui Ranchetti era uno scabro, duro complemento). Ma, come è naturale per l'unica casa editrice italiana con un catalogo scientifico a tutto campo, hanno avuto sempre un grande peso fisici, matematici, biologi, logici, filosofi, etologi, da Segre a Radicati, da Mainardi a Somenzi. Boringhieri è sempre rimasto fedele ad un programma di pubblicazione di opere del pensiero scientifico, naturalistico, economico, sociologico, psicologico, come parte fondante del pensiero umano. Ha fatto anche opera di divuloazione e aooior- o e,e, namento, ma sempre come contributo ad una comprensione profonda dei problemi e delle teorie. Ha pubblicato storie della tecnologia e ricerca operativa, ma sempre nella stessa ottica. Per rendere ragione della natura della scelta bisognerebbe recensire il catalogo storico. E in effetti è questo che avrei voluto fare. Ma mi sono accorto di esserne capace, forse, solo per gli anni in cui sono stato abbastanza interno e vicino da spiegare perché a suo tempo fu fatta una scelta e non un'altra, perché gli studi di Wahrfsulle lingue indiane, perché il D' ArcyThompson di Crescita eforma, perché il Noam Chomsky del Saggio sulle idee innate e della linguistica generativa, perché la scelta rigorosa in campo psicanalitico, malgrado l'interesse degli esistenzialisti inglesi come Laing. Preferisco dichiarare interamente ed esplicitamente la natura personale, da lettore privato, da vecchio collaboratore, non da critico, di questo scritto. In Italia il pensiero scientifico non ha avuto mai vita facile. Il lavoro editoriale, malgrado il valore dei logici, dei fisici, dei biologi, degli economisti, è stato e resta un lavoro soprattutto di traduzione. Oggi che questo paese è compiutamente industrializzato, o anzi sta affrontando la difficile soglia della deindustrializzazione forse è diventato difficile trovare anche che cosa tradurre. Il trionfo delle tecniche ha reso implicita gran parte delle idee generali e ha ridotto enormemente il numero di quelli che davvero hanno bisogno di idee generali, di idee scientifiche generali, di dominare razionalmente il campo in cui lavorano. Se la casa editrice fosse sopravvissuta avrebbe dovuto lavorare molto e innovare molto per continuare a svolgere la sua funzione. Uno come me, nato nell'Italia contadina, che ha creduto ali' importanza dell'alfabeto, del la parola, dell'esperimento e dei numeri per raggiungere un po' di libertà per tutti, pensa di dovere qualcosa a Paolo Boringhieri. Vorrei cogliere l'occasione per dirgli grazie. Nelle aziende, piccole e grandi, aperte e chiuse, si commenta sempre sulle politiche azienda] i, sull'ambiente, sulla direzione e sulla proprietà. Noi quattro gatti che costituivamo la redazione avevamo raggiunto un diffuso consenso sul motto che avrebbe dovutocompletareil Celumstellatum. Era una parafrasi del motto della Confederazione elvetica, cui l'editore era legato per discendenza e interesse storiografico: Liberi ma svizzeri. Credo che il liberi non abbia bisogno di commenti. Il ma era la nostra protesta di base contro quella che ci sembrava la eccessiva prudenza della proprietà nel realizzare i programmi, spesso coinvolgenti, l'attendere sempre il risultato di un passo prima di fare il successivo. Adesso, più di due decenni dopo, davanti alla prova di straordinaria coerenza e indipendenza costituita dal catalogo storico, mi viene di pensare che a questo mondo per restare liberi bisogna essere un po' prudenti. Il ma si può togliere.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==