62 CINA di proprietà statale a un azionariato diffuso quanto impotente rispetto alla gestione di quelle aziende e, soprattutto, ha concentrato larghi pacchetti azionari nelle mani di pochi figli di alti dirigenti (in cinese il "partito dei principi" Taizi dang) spesso già dirigenti delle società di cui hanno comprato le azioni. Quest'ultimo aspetto si presenta come una privatizzazione di fatto di molte grandi aziende che tra l'altro, già prima dell'acquisto delle azioni, erano gestite in maniera molto privata dai vari "principi". Inoltre molte di queste aziende hanno una base regionale e possono prosperare proprio grazie a una rete di relazioni di potere locale a cui finora hanno pagato un dazio; la privatizzazione formale di queste aziende le affrancherebbe di fatto da questi dazi politici e aumenterebbe la trasparenza del mercato. Lo sforzo di Zhu Rongji quindi è teso a rendere trasparente il mercato, dove certe relazioni economiche hanno dominato di fatto ma non de iure. Ma proprio in questo sforzo Zhu intende trasformare la Cina in paese effettivamente "capitalista": le strutture socialiste che formalmente sopravvivono sempre più debolmente da 15 anni stanno per essere spazzate via e i ponti con il passato comunista stanno per essere formalmente tagliati. Allo stesso tempo Zhu vuole riportare potere e denaro a Pechino. li potere certo questa volta non sarà di tipo burocratico-politico ma di macrocont:rollo finanziario e attraverso questo potrà essere raccolto denaro per le esauste casse dello Stato, minacciate, tra l'altro, da un crescente deficit pubblico che già prospetta scenari di tipo italiano. Questo significa rompere i legami locali che hanno permesso alle riforme di svi]upparsi e resistere al le varie pressioni conservatrici che arrivavano periodicamente da Pechino. Oggi questo riaccentramento non è nel segno di reazione veterocomunista ma anzi intende formalizzare il mercato in tutti i suoi aspetti capitalisti e spezzare quella che i cinesi ormai chiamano zhuhou jingji, l'economia dei feudatari, dove per feudatari sono intesi i vari boss locali del partito che dominano politica, produzione e finanza di una regione. Anche la regionalizzazione dell'economia cinese però nasceva da criteri di tipo economico: la prossimità con aree di sviluppo avanzate e quindi la possibilità di attirare in loco investimenti stranieri (per 1'80 percento di huaqiao, cinesi d'oltremare). Questo è stato un motore dello sviluppo economico che non può essere ostacolato pena una battuta di arresto della crescita, cosa che oggi nessuno si sogna in Cina3. Oggi quindi ci sono regioni economicamente più integrate con paesi esteri che non con i I resto della Cina. Senza contare la lontana Pechino, anche regioni confinanti tendono a essere escluse con la formale esazione di balzelli e tasse per il passaggio di beni e persone attraverso il confine provinciale. Per sommi capi la situazione da nord a sud è questa: l'ex Man ciuria, cioè leprovincie di Heilongjiang, Jilin e Liaoning hanno interessi fortissimi con la Russia e ora sempre di più con la Corea del Sud. La regione centrosettentrionale da Pechino allo Zhejiang, comprese le metropoli di Tianjin e Shanghai, è la più esposta agli influssi internazionali, meta di investitori di tutto il mondo. Il Fujian e lo Zhejiang meridionale sono una semicolonia di Taiwan dove circola il renminbi (moneta della Cina popolare) e il dollaro di Taiwan. Il Canton è ormai retroterra di investimenti e di produzioni di Hong Kong. Lo Yunnan e il Guangxi sono sempre più proiettati verso l'Indocina, e il Triangolo d'oro. Il vastissimoentrote1Ta presenta situazioni locali molto differenti, dove coesistono città industrializzate, come Wuhan e Chongqing, regioni povere come il Gansu, con contadini quasi alla fame, e regioni ricche come nel Sichuan o nello Henan dove imprese rurali esportano beni in mezzo mondo. Questa area è comunque la meno infiltrata da una massiccia presenza economica straniera. Il Xinjiang è teso verso le vicine repubbliche ex sovietiche del centro Asia. All'interno ciascuna zona poi andrebbe divisa in sottozone. Alcune volte esse sono rigidamente separate, come la città di Shenzhen dove gli stessi cinesi non possono entrare se non con un passaporto e un visto speciale. Questa divisione riflette tra l'altro anche la proiezione politica secolare della Cina nell'area estremoorientale, cosa che dà enorme influenza a Pechino e che appunto per questo il Pcc non ha intenzione di perdere. Come si può pensare di riportare una caso estremo come il Canton 4 sotto l'egida della Capitale senza pagare per questo gravissimi prezzi sociali e politici oltre che economici? Ma considerando solo l'aspetto economico: chi di Hong Kong investirebbe più a Canton se non potesse contare sulla rete di protezioni e amicizie ormai consolidate? Per certi versi una riunificazione anche solo legale e fiscale del paese passa per una collaborazione più stretta con Hong Kong (e questo è il meno, pensando alla riunificazione politica del '97) e con Taiwan, i due paesi che esercitano le spinte centrifughe più forti. In altre parole in questi anni la Grande Cina esterna, quella dei 55 milioni di huaqiao, è diventata un problema politico di Pechino e così la riunificazione della Cina interna passa per la riunificazione, per certi versi, di quella esterna. E questo, specie se si pensa ai cinesi emigrati in Malaysia, Thailandia o Stati Uniti, è impossibile. D'altro canto la frantumazione della Cina in tanti microstati o, peggio, lo scoppio di una o dieci guerre intestine terrorizza tutti i paesi dell'area.. Viceversa. con senso di realismo bisogna. prendere atto delle divisioni esistenti, cerca.re di smussa.me gli angoli: formalizzare ledifferenze esistenti ... In altre parole bisogna.muoversi verso una struttura di tipo federale non per dividere la Cina ma, viceversa, proprio per tenerla unita e impedire fratture dolorose per sé e per altri nel mondo5. La cosa però da un punto di vista ideologico presenta. difficoltà enormi. La Cina si è riunificata. hel '49 proprio considerando come un frutto dell'imperialismo straniero la precedente divisione del Paese. Del resto però di quel passato colonialista., secondo l'ideologia del Pcc, faceva parte anche il capitalismo ormai entrato nel Paese. In questo senso il gruppo dirigente del Paese ha bisogno di una vera e propria rivoluzione ideologica. nel modo di affrontare i problemi, il metro di misura non può più essere il passato comunista, il "marxlenin-ma.o zedong pensiero". Un esempio per tutti: l' Aids. Fino a un mese fa secondo il governo questa malattia non esisteva, poi le statistiche hanno rivelato almeno centomila. casi di persone contagia.te. La diffusione della malattia. è dovuta all'ufficiale repressione sessuale mentre in realtà nel paese il sesso prima e fuori del matrimonio, la prostituzione ma.schileefemminilesono ormai ampiamente praticati. I preserva.tivi però non si possono comprare nei negozi, vengono distribuiti da consultori fa.miliari solo alle coppie sposa.te.Andare a un consultorio a chiedere un preservativo quando non si è sposati corrisponde a confessare una relazione illecita. che verrà registrata. nei dossier personali, che ognuno ha in Cina, con conseguenze miste1iose ma presumibilmente infauste. Pensare allora di limitare ladiffusione dell' Aids, come qualcuno già pensa tra i patriarchi del Pcc, con la repressione del sesso,
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