Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

60 CINA LASTABILITÀDI UN REGIME CORRUZIONEBUROCRAZIA DOPODENG FrancescoSisci I numeri sono un caso? Detrattori e sostenitori dell'idea si affannano da troppo tempo sulla questione per poter sperare di risolverla, ma di sicuro in certi casi le coincidenze numeriche sono strane, sono troppo strane per apparire solo coincidenze. E in Cina in particolare. Da migliaia di anni agli occhi di intellettuali di corte coincidenze astrali, incroci di date e grandi avvenimenti storici sono allineati con gli stessi numeri che ricorrono. Prendiamo l'ultimo plenum del partito comunista: è stato il terzo del quattordicesimo congresso, e un terzo plenum dell'undicesimo congresso, I 5 anni prima, alla fine del 1978, segnava il pieno ritorno al potere di Deng Xiaoping. TIterzo plenum del 1993 invece ha segnato la definita uscita dalla scena politica di Deng. C'è qui una messe di cifre per far felici i numerologi: sempre un terzo plenum, sempre a fine d'anno, a tre congressi di distanza l'uno dall'altro, e a 15anni di tempo (un altro multiplo di tre). E sono tre lecoincidenze. Tutto congiura per la precisione dell'evento: l'inizio e la fine dell'era Deng in Cina. Gli storici meno inclini alle bizzarrie della so1te però avranno ragione di dire che il ritorno di Deng era cominciato prima, già nel 1976 alla morte di Mao Zedong, quando un gruppo di generali suoi alleati arrestò la Banda dei quattro. Ma quello per la verità fu solo l'inizio di una lotta politica tra due eredità del periodo. Per circa due anni Deng e Hua Guofeng battagliarono per il controllo del partito e proptio al terzo plenum dell'undicesimo congresso vinse Deng e varò le riforme economiche che avrebbero cambiato la faccia del paese quadruplicando in 15 anni il Pii cinese. Così oggi quegli stessi storici diffidenti potranno argomentare che Deng non è m01to, anzi un giornale del Pcc di Hong Kong racconta che a fine ottobre del '93 il vecchio ha fatto una passeggiata per Pechino meravigliandosi per i progressi compiuti dalla città. Ma il controllo politico dell'ottantanovenne signore è nella migliore delle ipotesi molto labile. Le fonti cinesi più ottimiste spiegano che Deng è fuori dalle decisioni grandi e piccole del Paese, i più scettici sostengono che il patriarca comunista giace su un letto d'ospedale circondato di tubicini e bombole di ossigeno in attesa del momento politicamente più opportuno per annunciare al mondo la sua fine. In ogni caso l'era Deng, l'era del le riforme economiche è fin ita. 15 anni fa il partito guardava alle riforme dei paesi socialisti, la Jugoslavia e la Romania per prime, come a strade per uscire dalla miseria più nera in cui 10 anni di rivoluzione culturale avevano cacciato il Paese. 15anni dopo ilpartito comunista, ancora egemone, pensa a come uscire contemporaneamente dal sottosviluppo e dal socialismo. Nel '78 i due obiettivi non erano nemmeno all'ordine del giorno: il primo (l'uscita dal sottosviluppo) perché appari va una mira troppo ambiziosa per uno stato che si ergeva a campione del terzo mondo, il secondo (l'uscitadalsocialismo) perché il partito era costituito tutto da ferventi comunisti e le loro considerazioni pragmatiche di sviluppo erano comunque ad alto tasso ideologico. Oggi gli obiettivi sono cambiati e danno il peso delle differenze tra il passato e il presente registrando un solo dato costante, la continuità del Pcc. Questa continuità al potere si compie in un segno molto diverso dal passato: il vice premierZhu Rongji ha varato una serie di riforme fiscali, finanziarie e di privatizzazione che smantellano alle fondamenta l'economia pianificata e vogliono attrezzare la Cina ad essere non più gestita con strumenti amministrativi ma macroeconomici. Il cambio è radicale e determinato dal fallimento completo degli ordini che parti vano da Pechino. Le varie stagioni di allargamento e restringimento del credito che il Politburo ordinava si scontravano con una rete di patti occulti tra gestori di filiali locali della banca centrale (con funzioni di regolamento e di merchant bank) e direttori di imprese pubbliche e private. Inoltre i direttori di queste filiali erano sottoposti a una doppia obbedienza, ai vertici della banca e a quelli dell'amministrazione locale, spesso con esigenze contrastanti. In queste condizioni le ragioni economico-finanziarie di un prestito venivano spesso trascurate a favore di quelle di convenienza politica, convenienza clientelai·e, pressioni farniliai·i, amicali ... Durante il periodo del grande congelamento economico seguito al massacro di Tiananmen dell'89, quando ai crediti erano stati imposti limiti rigidissimi, la rete delle amicizie in spregio alle gravissime minacce di punizioni trovò i fondi per far marciare le migliaia di imprese rurali che erano state la spina dorsale dello sviluppo negli ultimi anni. Il trucco era semplice: una azienda con il permesso di ottenere prestiti perché definita "strategica" inventava progetti di convenienza e poi riprestava a tassi altissimi i soldi ottenuti dalla Bank of China a quelle imprese rurali che alla Bank of China non potevano tenere nemmeno i loro stessi depositi. II risultato fu che la campagna di rettificazione guidata dall'allora premier Li Peng andò a pallino, anzi si costruì una struttura finanziaria parallela a quella ufficiale che gestiva miliardi di dollari in proprio o facendo da sponda con filiali compiacenti del la banca centrale. Questa struttura alla fine del '92, quando apparvero i primi segni di surriscaldamento dell'economia, era già ben sviluppata e altamente efficiente e resistette con indifferenza alla contrazione del credito voluto dal governo centrale nella speranza di frenare la corsa allo sviluppo che viaggiava a tassi di oltre il 14per cento l'anno con un'inflazione del 40 per cento e rotti in città. Quando Zhu Rongji assunse direttamente la guida della Bank of China nel luglio del '93 la situazione era ingovernata da almeno sei mesi. In tutto quel periodo le autorità finanziarie centrali erano apparse completamente impotenti a frenare quel fiume di richieste di denaro che spingeva le rotative della zecca centrale a stampare carta moneta a tutta birra e rischiava di travolgere tutti i frutti di 14

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