54 SCIENZA trambi saggi stimolanti e non privi di spunti provocatori. In essi, oltre ai rudimenti del pensiero evoluzionista, cogliamo un altro elemento essenziale della figura di Mayr, quello che probabilmente sopravviverà più a lungo al proprio formulatore. Si tratta di quegli elementi di opposizione convinta al riduzionismo "fisicalista", sciatta e an-ogante modernizzazione del pensiero biologico contemporaneo, particolarmente grave qualora applicata con malaccortezza e astoricità al darwinismo (con la debita eccezione del pensiero biometrico che origina con J.B.S. Haldane e che ha prodotto importanti spunti di modellistica). Si tratta di una tendenza perniciosa, di cui oggi una parte rilevante, e davvero innovativa, della biologia - soprattutto di quella molecolare - va scrollandosi di dosso con fatica. Bisogna saper gustare l'arte fina del comprendere l'evoluzione nel suo procedere - rammenta saggiamente Mayr - dato che "alla biologia occorrono una filosofia e uno schema concettuale che le siano peculiari" anche se "la biologia stessa non è scienza unificata". Opera monumentale e definitiva e più recente di Mayr è la sua Storia del pensiero biologico (Bollati Boringhieri, 1990), nell'accurata edizione dello storico della scienza Pietro Corsi. Un tomo che parla appassionatamente della natura della scienza biologica, e del suo essere narrata (disamina dei pregiudizi inclusa), del futuro della tassonomia e soprattutto di evoluzione, di genetica, di ereditarietà. Teffllina con un'analisi succinta dell'influenza del contesto ambientale scientifico nella produzione di idee biologiche innovative, sottolineando il ruolo dei progressi tecnici nel procedere della ricerca scientifica. Ma è importante che Ernst Mayr (classe 1904) non venga ricordato da chi oggi si accinge ad indagare sui fenomeni del vivente semplicemente come uno storico o un filosofo delle discipline biologiche, dimenticandosi dei tanti contributi scientifici e personali propedeutici all'evoluzionismo contemporaneo che ha saputo produ1Te. Introduzione Uno scienziato che si muove in un campo attivo, come la biologia evoluzionistica, è come un esploratore in una regione montuosa: ogni cima che egli scala gli apre nuovi orizzonti e zone prima nascoste. Ogni nuova scoperta presenta nuove sfide. La biologia evoluzionistica, in questi 130 anni che sono seguiti a Darwin, ha visto molte importanti conquiste che hanno rivelato nuove vette da conquistare. Tali conquiste sono state la dimostrazione della continuità del materiale genetico da parte di Welsmann, la riconferma da parte di Mendel della particellarità del materiale genetico e, infine, la sintesi evoluzionistica, che ha avuto come risultato la generale accettazione della selezione naturale, ha fornito la spiegazione della diversità degli organismi e ha ribadito il carattere popolazionista dei fenomeni evolutivi. Mi limiterò qui ad analizzare la sintesi evoluzionistica e gli sviluppi che l'hanno seguita. Che cosa è stata la sintesi? Non è stata una rivoluzione intellettuale, ma una fusione delle numerose ramificazioni della biologia evoluzionistica. Va ricordato che in campo scientifico il maggior progresso consiste nel rifiuto di teorie en-onee o per lo meno non valide. Ciò è profondamente vero per la sintesi evoluzionistica e, visto da un punto di vista storico, questo è forse il suo principale significato. La sintesi ha segnato il rifiuto definitivo delle tre principali teorie antidarwiniane, il saltazionismo, il lamarckismo e l'ortogenesi (cioè la visione teleologica della evoluzione). Ciò che hanno proposto gli artefici della sintesi non è stata una teoria finita, completa, e perciò è in un certo senso fuorviante parlare di teoria sintetica. La sintesi, piuttosto, ha dato come risultato un programma di ricerca basato su solidi principi del darwinismo, che, tuttavia, richiedevano continuamente un'ulteriore elaborazione e modifica dei punti secondari. Come spero di dimostrare in questo articolo, il darwinismo della sintesi evolutiva negli ultimi 40 anni ha avuto un tale successo nel controbattere ogni genere di critica, che la previsione che possa essere sostituito da una nuova teoria evolutiva non sembra più molto fondata. Quasi tutte le critiche più recenti alla CharlesDarwinnel 188l (da L'originedella specie, EditoriRiuniti1982) teoria sintetica erano basate sull'ignoranza; perciò è importante continuare a ribadire quali sono le intuizioni fondamentali della sintesi. Quali sono queste nuove intuizioni fondamentali? Forse il più importante contributo della sintesi evoluzionistica è che essa ha segnato l'inizio di ìinnuovo modo di pensare. Si tratta del rifiuto di tutte le tendenze deterministiche che si erano insinuate nella biologia evoluzionistica attraverso due fonti: il pensiero teleologico così prevalente nel periodo predarwiniano (e assunto da tutte le teorie ortogenetiche) e il pensiero fisicalista. A partire dalla sintesi, e in misura sempre maggiore dopo il suo avvento, tale determinismo è stato sostituito da un riconoscimento della frequenza dei fenomeni stocastici e del pluralismo, vale a dire della possibilità di soluzioni multiple ai problemi posti dalla natura. L'altra fondamentale conquista della sintesi è costituita dalla chiarificazione di alcuni concetti, che condusse all'eliminazione della confusione che regnava in passato. Ora prenderò in esame gli argomenti principali della biologia evoluzionistica ed espolTÒin quali ambiti la sintesi ha portato ad una chiarificazione e in quali campi vi sono frontiere ancora aperte. Evoluzione I naturalisti, che hanno più contribuito alla sintesi evoluzionistica, hanno dimostrato come fosse incompleta, se non addirittura fuorviante, la definizione riduzionistica dell'evoluzione come variazione nelle frequenze geniche. Come alt.re volte ho messo in evidenza, tale definizione non centt·a l'obiettivo. L'evoluzione organica è descritta molto più precisamente, come "una variazione dell'adattamento e della diversità biologica". Le variazioni delle frequenze dei geni sono soltanto una conseguenza di questi processi più importanti. Inoltre rimane incerto in qualche misura le variazioni nella frequenza dei geni neutri possano essere classificate come evoluzione. Tale definizione, ora rifiutata, è quasi con-etta per i procarioti, ma è del tutto inadatta per gli organismi superiori complessi.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==