gli elementi è qualcosa che colpisce". Un insieme non esente dalla dimensione della trance e non p1ivo di un risvolto mistico il cui background in Mona è dato da una fede sincretistica, a cavallo tra cattolicesimo e animismo, e anche dal rapporto con il rastafarianesimo e dalla suggestione esercitata da Bob Marley. Secondo Chamoiseau, "Mona, alla stregua di un Césaire, ci ha restituito la parte negroafricana della musica antillana, a base di tamburi, flauto, ecc. Quello che è interessante è che una volta realizzata la restituzione di questa parte, che non può rappresentare la totalità e la complessità della musica martinicana creola, ha cominciato un processo di creolizzazione. A partire dalla sua base tradizionale di tamburo, canzoni creole, ecc., ha avanzato verso altre sonorità musicali. L'importante è che Mona ha ridato al nostro patrimonio musicale antillano la dimensione negroafricana che era o dimenticata o chi usa in una sorta di ghetto troppo tradizionalista. Mona era la tradizione ma non un tradizionalista" ("Karibel Magazine", cit.). Nella ricerca di Mona, Mondésir e Chamoiseau notano la presenza di un' inquietudine, di una sofferenza, di un malessere: "una specie di vibrazione particolare", osserva i I secondo, che si manifesta dentro uno sforzo rappresentativo di "un po' tutta la traiettoria di noi creoli, uscire da questa smta di caos che alla base ci forma, e che ci frena quanto alla possibilità di un'espressione armoniosa". Intanto negli ultimi anni dalla Martinica e dalla Guadalupa un filone musicale, quello dello zouk, con alfieri i Kassav', è arrivato a mietere successi in tutto il mondo, in forme risolutamente contemporanee e adeguate agli standard internazionali: il ritorno all'origine di Mona va forse messo in contrapposizione con questo fenomeno? Il carattere evolutivo dell'arte di Mona non sembra autorizzare una conclusione simile. Nella parte finale della sua vita (e nell'ultimo dei suoi otto album) Mona si era poi incamminato sulla strada della CARAIBI/LORR3A7I Foto di LeeCelano (Saba/Rea/Contrasto) modernizzazione della propria musica. Se si vuole stare all'aneddoto, fra le testimonianze di chi ha avuto occasione di essergli vicino ce n'è almeno una che lo ricorda presente allo Zénith, ad un concerto di un gruppo molto glamour, Zouk Machine, compiaciuto, se non per la musica, per il fatto che un gruppo antillano si producesse con un vero spettacolo in una sala del genere, in grado di ospitare anche grandi concerti rock. Sala che è fra l'altro il teatro dei trionfi parigini dei Kassav'. I quali, devoti come tanti nell'universo dello zouk alla memoria di Mona, per la riscoperta del creolo hanno per parte loro prodotto un effetto che decine di libri non sarebbero bastate a raggiungere, e hanno messo a punto una formula che rappresenta suggestivamente una delle possibili forme di rinnovata identità musicale della Martinica e della Guadalupa: spregiudicata, nutrita di elettronica e computer, elaborata in relazione con una multinazionale, ma non immemore della propria créolité, oltre che nel bagaglio di ritmi e di stilemi, nella sua particolare souplesse e in uno specialissimo fondo di malinconia. E si sono affermati come un potente motivo di orgoglio e un inedito simbolo di riscatto e di identificazione per la comunità francoantillana. Chamoiseau pensa del resto alla maturità della musica antillana come frutto della lezione di Mona, degli apporti delle diverse tradizioni disponibili nella cultura musicaleantillana maanche dell'apertura allemusiche di tutto il mondo. E in contrasto con purismi intransigenti ed ideologizzati, Bernabé (Plage de la créolité, intervista a Bernabé, Chamoiseau e Confiant, "Libération", 24.6.89) afferma: "Noi diciamo che questa pratica musicale mantiene una dinamica creola anche se è recuperata dalla CBS".
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