Fotodi Abbie Enock(Comerapress/GroziaNeri) una domenica a mezzogiorno. Giovani senza bandiere, usavano le camicie, con i petti che_aspettavano fori. Continuarono a marciare nelle montagne, e il loro rumore cessò come una schiuma che affonda nella sabbia. Affondarono come pioggia nelle col]jne lucenti, ognuno con la sua aureola, lasciando le camicie per la strada, e l'eco del potere in fondo alla strada. Pale d'elica sventagliano sopra il Senato; i giudici, si dice, sudano ancora cremisi, in Frederick Street gli sfaticati sono tutti in marcia restando fermi, il Bilancio volta pagina. Nel film delle 12,30 è meglio che i proiettori n'on si guastino, o vedreste la rivoluzione. Alexandr Blok entra e si siede in platea, in terza fila, mangiando un cono al cioccolato, aspettando uno spaghetti-western con Clint Eastwood e Lee Van Cleef. I poeti li legge in traduzione? C'è chi sostiene che la poesia in traduzione non funziona. Se così fosse non vedo come potrei leggere Dante, dal momento che l'italiano non lo conosco. Certo resta il problema: come si può afferrare quello che Dante dice senza apere l'italiano? Ma io credo che ci sono poeti che passano come proiettili attraverso il muro della traduzione. Veng9no fuori comunque. Devo però dire che quando faccio vedere a Brodskij delle poesie tradotte dal russo, ci sono delle volte che lui resta orripilato per il modo in cui sono state sconciate. Altre volte è lui che mi cita,cheso?, Puskin. Eio gli chiedo: Machecosahadi tanto speciale? Perché Puskin, in traduzione, si sa, non è che venga fuori un granché. E allora lui mi spiega, e me ne fa vedere tutta la chiarezza, CARAIBI/WALCOTT 31 e la semplicità: come sia chiaro e semplice, e memorabile. E diventa un'altra cosa. E così per la Cvetaeva. Sì, ci sono poeti che vengono fuori anche in traduzione. Montale, anche tradotto, lo trovo elettrizzante. Ma non solo lui. Baudelaire, no. Presenta delle difficoltà perché è molto denso. Cito così, i primi che mi vengono in mente... Ci sono molti poeti moderni che si possono leggere senza conoscere l'originale. Anche perché questa è una grande epoca di traduzioni. Traduzioni e adattamenti. Ne sono stati fatti di ottimi. C'è un motivo per cui legge un particolare poeta in traduzione? Non faccio mai paragoni. Se leggo Montale, cerco di figurarmi che cosa renda la sua lingua croccante nell'originale. La melodia che c'è dietro. Anche se nella traduzione non appare. Il Montale di Lowell, per esempio, mi sembra che ce1te volte questo me lo lasci vedere. Forse non è così, non lo so. Ma se uno non conosce bene le lingue che ama, se uno ama Baudelaire e lo legge in francese a fatica, o deve combattere con l'italiano di Dante che non conosce affatto, dopo un po' comincia a rendersi conto di certe cose. Di quanto Dante sia alla mano, per esempio. Per cui, se ani va a capire come funziona e ne afferra la fisicità della lingua, vede che Dante è un poeta straordinariamente colloquiale. Una volta credevo che fosse un poeta che stava in cima a un piedistallo, ma adesso lo vedo come un poeta della lingua parlata, quasi gergale. A proposito di maestri. Ali' inizio di Another Life (Un'altra vita, 1973) lei riporta una affermazione di André Malrau.x,presa dalla sua Psicologia dell'arte, che dice: "Secondo un'antica leggenda, Cimabue fu sbalordito dalla bravura del piccolo Giotto quando lo vide disegnare una pecora. Ma, com'è scritto nelle biografie vere, non è mai una pecora che instilla in un Giotto l'amore per la pittura, quanto piuttosto il suo primo incontro con un uomo come Cimabue". Chi è stato il suo Cimabue?
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