Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

Wordsworth, allo stesso Dante.C'è in Dante il senso del procedere, dell'avanzare verso la redenzione. E Omero: Omero, che è un poeta così "calmo" ...Uno può magari pensare che tutta la musica nasca da un sentimento di infel1cità.Può essere così, molto spesso è così. Ma non sempre. Altrimenti non si spiegherebbe perché la musica caraibica sia così piena di ritmo. Vuol forse dire che tutto ciò che ha ritmo è necessariamente superliciale? Da quanto tempo vive qui nel New England? Da una decina d'anni, per lo più a Boston. Ma torno nei Caraibi molto spesso. Ha avuto qualche influenza sulla sua poesia? Ho scritto delle cose su Boston. Dal punto di vista fisico trovo che l'inverno sia un vero e proprio castigo. È faticoso. Ma poiché faccio anche molta pittura e non ho mai provato a dipingere questo tipo di paesaggio, ho sempre molta voglia di tornare ai Caraibi. Di andare al sole. Perché li lavoro, non è che ci vada per fare niente. È molto tranquillo dove vado io, e molto isolato. Faccio avanti e indietro piuttosto di frequente, e il contrasto risulta stimolante, almeno per un po'. La profonda serietà della sua poesia, che non dà mai l'impressione di essere meramente virtuosistica, ha a che fare con la sua educazione protestante? Certamente. Sono cresciuto metodista in un'isola in cui la maggioranza era cattolica. È stata un'esperienza importante, che mi ha dato la dimensione del rappo1to con Dio, con il senso ultimo dell'esistenza. Ho sempre pensato che uno possa essere cattolico, e praticante, senza arrivare mai a chiedersi per davvero quanto sia forte la prop1ia fede. In generale il protestantesimo - anche una forma di protestantesimo piuttosto blanda qual è il metodismo- ti pone invece nella condizione di chiederti in maniera drammatica: Credi o non credi? Un 'immagine ricorrente neIla sua poesia è que Ila del!' eremita. Come, per esempio, quella che c'è allajìne del poemetto La goletta "Flight". D'altra parte ho avuto anche spesso l'impressione che, ben nascosto sotto i temi secolari e moderni, cifosse una ricerca che è in ultima analisi quella del pellegrinaggio medievale. Proprio così. La parola "medievale" è appropriata. La poesia è diventata una sorta di abbazia in rovina, in cui chi scrive si ritira. C'è qualcosa di monacale nel fatto stesso di scrivere. È un atto solitario, che ha bisogno di silenzio e di contemplazione. Anche il poeta che celebra l'azione ha bisogno di appartarsi per lavorare. Anche per scrivere una poesia sulla rivoluzione non si può restare dentro la rivoluzione. Lo dice bene Wordswo1th: è l'isolamento che rafforza il senso di appartenenza del poeta. Inoltre è un mestiere che richiede grande precisione. E anche se uno lavora a macchina la sua cadenza è quella del copista medievale. Mette insieme le lettere e le sillabe a una a una, anche se non c'è più il senso dell'ornato, la calligrafia. Equestoèsenz'altro medievale. Direi che un'altra immagine che mi è spesso presente è quella dell'artista perseguitato o alla deriva. Un personaggio come Timone d'Atene mi è congeniale; e anche Robinson Crusoe: qualcuno, insomma, che cammina sulla spiaggia davanti al mare, solo, lontano dalla città. Forse perché quando penso al rumore, il primo che mi viene in mente non è mai il rumore della folla ma quello del mare. Sono convinto che la solitudine sviluppi il senso della comunità come qualcosa di significativo per il nostro spirito. l poeti moderni si servono sempre meno della rima. Sembrano talora disdegnare completamente anche la prosodia, come se la poesia non fosse, prima di tutto, tono e ritmo... CARAIBI/WALCOTT 29 Dipende dai paesi. Ci sono ancora poeti molto musicali, come il vostro Montale,.o il polacco Zbigniew Herbert; o Milosz ... È vero, però, che gran parte degli inglesi e degli americani sembrano avere una grande paura di cadere nel cantabile. S_onomolto cauti e spesso un po' rattrappiti. Sono anche molto attenti a non esprimere giudizi o fare affermazioni di largo respiro. Si attengono all'osservazione della realtà minima, senza commento. Il che va bene, fino a un·certo punto, perché impedisce di cadere nella banalità. Sono però convinto le due cose vadano di pari passo; un atteggiamento troppo cauto genera una versificazione piatta. E, inoltre, sono convinto che l'istinto della poesia sia quello di tendere verso il canto. Se così non fosse basterebbe scrivere in prosa. Lei non ha mai scritto molto in prosa ... Scrivere saggi non mi piace molto. Non mi sento a mio agio. Mi sembra di cadere continuamente in contraddizione. Mi limito alle recensioni dei libri di cui sono entusiasta. Ma evito di scrivere cose negative. Per scrivere ho bisogno di provare piacere. È per questo che scrivo poco in prosa. Di recente ho fatto alcune recensioni perché me le hanno chieste, per delle riviste.D'altra parte ho sempre pensato che uno può benissimo dire tutto quello che vuole anche in poesia. Ma la critica può essere una strada per chi scrive. Ci sono poeti che hanno portato avanti le due cose insieme. Da una parte la critica, che magari serviva da sostegno alla loro attività in versi, e dall'altra parte la poesia. Eliot lo ha fatto. E lo ha fatto anche Pound. La loro era una critica di difesa, ma spesso era anche aggressiva, contro chi non la pensava come loro. Eliot è stato un grande critico. Brillante, tutto da godere. Ed è tuttora un ottimo esempio. Ma, vede, un poeta che metta insieme una raccolta di saggi o di recensioni per dire le stesse cose che ha già detto nei suoi versi non mi piace. Che bisogno e' è di ricorrere alla prosa se non è per serivere qualcosa che sia strettamente legato alla recensione che si sta facendo? Non ci sono idee troppo difficili da mettere in versi. Pensi solo a Dante. O a John Donne. Non ci sono idee inaccessibili per la poesia. Ma quanto sono importanti le idee per un poeta? Si arriva a un momento in cui si può desiderare di riassumere tutto- il succo della propria saggezza- in forma di dichiarazione. Il rischio è di incorrere nel proverbiale o nell'ovvio. C'è un momento nella vita di un poeta - quando arriva alla mezza età, o si incammina verso la vecchiaia - in cui comincia a sentirsi, più o meno consapevolmente, un mezzo profeta o un bardo. E sente di voler annunciare il proprio verbo politico, o spirituale, o magari etnico. Il problema è che le idee cambiano, soprattutto se sono nate da situazioni o luoghi particolari. Inoltre le grandi idee, come la libertà o la giustizia, per fare un esempio, sono legate a un lessico che è difficile da piegare alla poesia. È una questione di vocabolaiio. Voglio dire che è solo attraverso la rappresentazione di ciò che è paiticolare che possiamo scop1ire il valore delle cose profonde. Di cose profonde come quelle. E l'esempio rimane sempre il modo migliore per farlo. 11poeta è un po' come l'uomo di legge, come l'avvocato. Le sue conclusioni devono basarsi sulle prove. Ma se uno parla come se fosse un giudice invece che un legale di parte, le sue idee finiscono per sembrare delle banalità che non hanno niente a che fare con l'esperienza. E la figura stessa del poeta - di colui che parla e che annuncia - diventa quella di un trombone. Si è mai cimentato con la narrativa? Da giovane ho scritto molti racconti. Ne ho scritti forse un centinaio. Uno al giorno, della lunghezza di un paio di pagine ciascuno. Qualche volta anche di più. Tutti i giorni. Tanto tempo fa. Ho sc1itto anche un romanzo, una volta. Alquanto mal riuscito. Ma siccome scrivo commedie, non sento il bisogno di cimentarmi con la nanativa. Le mie storie le metto lì dentro.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==