Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

28 CARAIBI/WALCOTT aveva appena diciotto anni, nel I948. E si affermò a Broadway, negli anni Settanta, con due commedie - The Joker of Seville, che è un rifacimento moderno della storia del Don Giovanni di Tirso de Molina (1630), e O Babylon! - entrambe messe in musica da Galt MacDermot, l'autore del famosissimo Hair. In precedenza era stato anche un importante animatore culturale. Fondò, nel 1959, il Trinidad Theatre Workshop e ne fu l'animatore per più di vent'anni. Ma Walcott ha sempre badato più alla qualità di quello che scriveva e metteva in scena che ai manifesti e ai programmi su ciò che si sarebbe dovuto scrivere per rivendicare una parte degna alle West Indies nell'ambito delle letterature di lingua inglese. È stato ospite delle più prestigiose università americane e inglesi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti letterari, compresa la Queen's Meda! for Poetry (1988). Ma non ha mai costituito un "caso" di nessun genere. Né ha mai viaggiato molto in Europa, al di fuori della Gran Bretagna. Vive metà dell'anno nel New England, dove insegna alla Boston University, e l'altra metà a Rampanalgas, nell'isola di Trinidad. Amico stimatissimo ed estimatore di grandi poeti come Ted Hughes, IosifBrodskij, Czeslaw Milosz e Seamus Heaney - tutti stranieri, in America-, quando si trova con loro Walcott è nel suo elemento. Respira quell'aria di bottega artigiana che gli è congeniale. Non è uno scrittore appartato, né in quanto uomo di teatro potrebbe esserlo. Le sue letture di poesia, a New York come a Londra, hanno sempre riempito le sale. Ma non è mai stato un intellettuale nel senso europeo del terrnine. E ha sempre interessato più chi ama leggere i libri che chi ama tenersi al corrente sui dibattiti culturali. E questo ha forse fatto sì che mentre anche da noi acquistavano notorietà altri rappresentanti della cultura afro-americana, magari meno importanti per le loro opere che per i loro pronunciamenti, Walcott ha continuato a essere ignorato. Di Walcott, dopo l'assegnazione del premio Nobel, la casa editrice Adelphi di Milano ha pubb]jcato una scelta di poesie dal titolo Mappa del Nuovo Mondo (1992) a cura di Barbara Bianchi, Gilberto Forti e Roberto Mussapi, con una presentazione di losifBrodskij, e due commedie, Ti-Jean e i suoi fratelli e Sogno sul Monte della Scimmia ( 1993), rispettivamente a cura di Annuska Palme Sanavio e Fernanda Steele. La sua è una poesia che hafatto propria la grande lezione del modernismo. È una poesia che affronta la realtà in maniera indiretta e obliqua, per così dire, ma il lettore europeo rimane colpito dall'assenza di quel pessimismo intellettuale e di quel cinismo difondo che sembrano inevitabili in tanti scrittori di questo secolo. Bisogna guardare alla storia dell'Europa degli ultimi cinquant' anni: la guerra, i campi di concentramento, e poi la guerra fredda. C'è stata una sorta di ripiegamento degli scrittori su se stessi, alla ricerca del significato dell'esistenza. Il problema era se fosse davvero possibile credere in qualcosa dopo tanti orrori. La lotta che il poeta del Vecchio Mondo ha dovuto sostenere - e penso a Paul Celan, con quella straordinaria immagine della cenere caduta nel latte - è stata una lotta contro il sentimento di disperazione e di sfinimento che il paesaggio stesso, devastato dalla guerra, gli metteva continuamente sotto gli occhi. Al contrario, i Caraibi, non foss' altro che per la straordinaria forza e bellezza del paesaggio, hanno una capacità di infondere vigore e voglia di vivere.L'oceano ha una funzione tonificante: l'aria pura, l'odore del salmastro, il vento e il sole sono una realtà fisica che esalta. Si potrebbe dire che la poesia europea ha come sua metafora centrale il tramonto; quella caraibica ha il crepuscolo dell'alba. Da una parte c'è un'enfasi sulla ripetizione della storia; dall'altra su di un continuo inizio. André Gide disse una volta che con i buoni sentimenti sifa solo della cattiva letteratura. È un'affermazione molto ...francese. E i francesi pensano sempre di avere l'ultima parola su di tutto: anche sul sentimento della disperazione. Non sono d'accordo. Sarebbe come dire che non può esserci una poesia della gioia. Non è così. Basta pensare a Blake, a Disegnodi GuidoVillo(1993)

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