Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

CARAIBI 25 ISOLE E SCOGLI lA LETTERATURA CARAIBICADILINGUAINGLESE UNA NUOVA REALTÀ PaoloBertinetti Gli scrittori dei Caraibi? Come sarebbe a dire gli scrittori? I Caraibi, le isole felici dove finisce l'Atlantico, che Cristoforo Colombo battezzò con nomi spagnoli (alcuni rimasti, altri scomparsi) in onore dei nostri re e dei nostri Santi europei, che le potenze imperiali si disputarono per più di tre secoli dopo averne sterminato gli abitanti (i Carib, per l'appunto, e gliArawaks, che forse erano la stessa popolazione, e le altri genti che popolavano l'arcipelago, da Cuba, a un passo dalla Florida, all'attuale Trinidad, davanti al Venezuela), che Spagna, Inghilterra e Francia popolarono con i loro sudditi e con gli schiavi africani e i nuovi servi della gleba fatti venire dall'India, quelle terre che sfruttarono cinicamente per secoli e che abbandonarono quando lo sfruttamento non pagava più, quelle isole sognate nei nostri autunni nebbiosi e nei nostri gelidi inverni hanno degli scrittori e una letteratura? Di Cuba più o meno si sa; ma quello è un paese grande quasi quanto l'Italia, che era sempre stato più vicino a Parigi e alla Spagna che non alle altre isole caraibiche. Ma Antigua, St. lucia, Dominica, Jamaica, Trinidad e Tobago non sono forse le isole delle vacanze, le sabbie bianche contornate dalle palme piegate dal vento, il mare celeste e poi smeraldo e all'orizzonte blu cobalto, il cielo azzurro attraversato da cavalcate di nubi, il sole caldo, accecante, che brucia la terra efa sbocciare la mariposa e l'ibisco? O forse questa è solo un 'impressione banale e superficiale, come quella che può avere l'ipotetico turista del pamphlet di Jamaica Kincaid sulla sua isola natale, A Small Piace? I Caraibi sono quel cielo, quel mare e quel sole: lo dice Derek Walcott, nella sua trascinante intervista. Per lo scrittore caraibico, la natura, più che la storia, è l'elemento decisivo del- !' ispirazione poetica. Ma intanto questo già ci consente diprendere atto che c'è una letteratura caraibica in lingua inglese. E a questo punto possiamo anche ricordarci che, oltre a Walcott di St. Lucia e alla Kincaid di Antigua, già conosciamo almeno Jean Rhys di Dominica e V.S. Naipaul di Trinidad. E poi Wilson Harris della Guiana (che si trova sul continente sudamericano, ma che, letterariamente, fa parte del mondo caraibico - o delle Indie Occidentali, come più spesso dicono gli studiosi di questa letteratura). I paesi caraibici hanno avuto una storia diversa, con diversi dominatori e con lingue diverse, con diverse mescolanze di popoli e con diverse rivendicazioni d'indipendenza. Maforte è il senso di appartenenza a uno stesso mondo; e, inparticolare, ancora più forte lo è tra i paesi che furono colonie britanniche, uniti dalla lingua inglese e da una simile esperienza post-coloniale (che diede vita al sogno presto infranto di una Federazione delle Indie Occidentali). Oltre alla stessa natura, alla stessa storia coloniale, alla stessa lingua (che però ha dato luogo aforti varianti locali, inparticolare in Giamaica), le isole caraibiche hanno un 'ultima, importantissima, eredità comune: gli schiavi africani portarono con sé i miti, le tradizioni, le religioni e i canti delle loro terre. E questa loro cultura incorporò efu incorporata da quella europea, in uno scambio fecondo che, in ultima analisi, vide il permanere delle vitali radici africane all'interno di un veicolo di comunicazione di origine europea. Non c'è niente di idilliaco in tutto questo: i creoli, fisico elemento di congiunzione tra una maggioranza africana e una minoranza bianca, erano spesso la conseguenza degli stupri subiti dalle schiave. E i soldati caraibici di colore che combatterono per l'Impero Britannico nella I Guerra Mondiale si accorsero, nelle trincee, che i negri dell'esercito USA e persino i senegalesi delle truppe francesi erano meno pesantemente discriminati. la lingua e la cultura dei bianchi erano comunque quelle dell'oppressione: e solo con uno sforzo intellettuale e con un superiore senso dell'unicità della "razza umana" questo fatto traumatico, come spiega ancora Walcott, poteva essere superato. È soltanto a partire dall'inizio di questo secolo che timidamente cominciarono a farsi sentire le prime voci di scrittori caraibici, con qualche ritardo e, soprattutto, con una presenza molto più esigua rispetto ad altre letterature "coloniali" in inglese, come quella australiana o canadese. E per di più la via obbligata di questi scrittori, data la refrattarietà della società a cui appartenevano, sembrò essere quella del!' emigrazione, come dimostra il caso più noto di Jean Rhys; e come, seppure in un clima mutato, confermò il volontario esilio di Naipaul nel secondo dopoguerra. Tuttavia nel frattempo la situazione si era in parte modificata: già negli anni Trenta era comparsa a Trinidad una rivista letteraria, "The Beacon ", e erano usciti i lavori di un gruppo di scrittori "impegnati", che aggiornavano e adattavano il naturalismo alla realtà caraibica e agli echi della rivoluzione russa e del movimento nazionalista indiano. Ma la spinta maggiore venne dalle riviste apparse negli anni Quaranta, "Kikover-al" in Guiana, "Focus" in Giamaica e, soprattutto, "Bim", che dalle Barbados ha offerto per decenni un punto di riferimento e un luogo di pubblicazione agli scrittori di tutta l'area caraibica.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==