padre che lo osserva, i tratti di uno sventurato qualsiasi. La sventura è manifesta nei suoi trucchetti, nella sua abiezione che, in altre condizioni, farebbe fuggire il padre spaventato. Costui quindi inizialmente si confonde, si identifica con l'uomo che ha davanti (l'abbraccio) perché è suo figlio; ma in tal modo non può evitare completamente il contatto con la sventura. In seguito, se incontrerà uno sventurato che gli ricorda il figlio, eventualmente per una tipica e comune forma di sventura (abbandonando la parabola e in termini contemporanei: droga, carcere, malattia), la compassione, cioè l'identificazione sarà facilitata, perché tutti gli sventurati hanno qualcosa del figlio amato. Del figlio amato? Ma no: anche odiato, anche respinto; perché sul piano naturale la sventura è repellente, fastidiosa, sordida. L'oggetto mantiene la forma dell'oggetto: altrimenti come ci potrebbe condurre dappertutto? Ma questo oggetto è per noi anche soggetto, e, per quanto lo respingiamo, non arriveremo mai a respingerlo completamente, perché è in gioco la nostra stessa esistenza. Questa è una via naturale, attraverso la quale la compassione, che abbiamo espresso per uno solo, ci apre un nuovo mondo, modifica la nostra sensibilità e ci familiarizza con persone, che la natura non aiutata dalla natura ci avrebbe imposto di respingere. Appendice Commento alla parabola del figlio ritrovato (Le, 15, 11-32) 1. "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta". Creazione: il padre riduce volontariamente il proprio potere e permette che il figlio se ne vada; conferimento dell'autonomia, dell'esistenza indipendente a un essere che altrimenti era del tutto sottomesso. 2. "Partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze". L'allontanamento da Dio, l'autonomia, diventa peccato, dimenticanza di Dio. In che punto si verifica questo passaggio? 3. "Egli cominciò a trovarsi nel bisogno". Fame, abiezione sociale, sventura. Pascolare i porci è per un giudeo il fondo della degradazione, perché il porco è animale impuro. 4. "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te". Menzogna. Lo sventurato vuole rimediare ai propri guai con uno stratagemma. Nello stratagemma c'è però anche una verità: "Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni". Il figlio chiede pietà in forma anonima, come uno dei tanti sventurati; non come figlio (c'è anche, in lui, il segreto desiderio di essere riconosciuto, ma non lo pretende - e il racconto comincia da una pretesa). 5. "Quando era ancora lontano, il padre lo vide". Evidentemente lo aspettava, lo cercava con gli occhi. C'è un grado di concentrazione o di attenzione (che si manifesta anche nella parabola del buon samaritano) che non è certo motivato dalle qualità personali o sociali dell'altro. Allo stesso modo Gesù si avvicina a pubblicani e peccatori (Le, 15, 1-2) non perché si avvicini al peccato in quanto tale, ma alla condizione di pubblico disprezzo in cui versavano entrambi. 6. "E commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò". Abbassamento di Dio: assunzione della condizione sventurata per identificazione, per amore di colui che soffre; il padre qui si confonde con il figlio, diventa lui (il bacio), e non semplicemente lo accoglie da una posizione superiore. Confusione con la sventura estrema (passione). Quindi restituzione del1' esistenza personale, anzi conferimento di una esistenza personale rinnovata rispetto a quella precedente: il figlio viene generato due volte. PRIMADELLAPOLITICA23 7. "Portate qui il vestito più bello e rivestitelo" (fine del peccato e dell'abiezione sociale), "mettetegli l'anello al dito" (segno di autorità) "e i calzari ai piedi" (segno di libertà: gli schiavi non hanno calzari). La verità è che quest'uomo "era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (creazione come redenzione). 8. Tra l'abbassamento iniziale (creazione: rinuncia ad esercitare il proprio potere, abbandono della realtà alle sue leggi e degli spiriti alla loro volontà) e l'abbassamento successivo che confonde Dio con lo sventurato, l'anonimo, il già-morto (Lazzaro), tra creazione e passione, quale rapporto? Dio conferisce di nuovo l'esistenza all'uomo che l'aveva perduta, perché Dio stesso la perde (compassione) e la ritrova con lui. Può la redenzione fornire un modello per pensare la creazione? Note I) La gratuità come categoria dell'agire politico, "Linea d'ombra", sett. 1992, n. 74, pp. 6-10. 2) S. Weil, La prima radice, SE, Milano I 990, p. 218. 3) Art. cit., p. 10. 4) Per il tema della compassione si veda: La prima radice, cit., pp. 156-59; Attesa di Dio, Rusconi, Milano 1972, pp. 86-89,109-113; L'amore di Dio, Boria, Roma 1979, pp. 190-91, 194-95. Quanto a Rousseau, il testo fondamentale è i I Discorso sull'ineguaglianza, di cui abbiamo in italiano varie edizioni (ad esempio Ed. Riuniti, Roma 1968, 19872, pp. 121-24). 5) Cfr. la mia recensione a P.C. Bori, Per un consenso etico fra culture. Tesi sulla lettura secolare delle scritture ebraico-cristiane, Marietti, Genova 1991 ( Una lettura secolare dei testi cristiani, "Linea d'ombra", marzo 1993, n. 80, pp. 23-24). 6) Lettere di don Lorenzo Mi/ani priore di Barbiana, Mondadori, Milano 1970, pp. 3-6. 7) La prima radice, cit., p. 158. 8) Attesa di Dio, cit., pp.109-113. 9) L'amore di Dio, cit., pp. 190-91. 10) Attesa di Dio, cit., pp. 86-89. 11) Cfr. Per un consenso etico fra culture, cit. 12) Cfr. Rom. 6, 5-7: "Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua resurrezione". 13) Attesa di Dio, cit., p. 88. 14) Cfr. Lettera agli Ebrei,13, 12-14. 15) Citato da Bori, op. cit., p. 79. 16) Op. cit., pp. 81-82. 17) Op. cit., p. 81. 18) Trad. di G. Gaeta in "Diario", Anno IV, n. 6, giugno 1988, pp. 15-16. 19) L'Iliade poema della forza, in La Grecia e le intuizioni precristiane, Boria, Roma 1984, pp. 9-41. Il 27-28 gennaio scorsi si è svolto a Torino, il convegno di studi Le passioni di Simone Weil. Politica, cultura, religione. Hanno parlato su questo tema Pier Cesare Bori, André Devaux, Guglielmo Forni e Giancarlo Gaeta, autore questi.fra l'altro di tre saggi sul pensiero della Weil usciti in"Linea d'ombra" n. 32, 59, 78. In questa occasione è stato messo in scena al Teatro Carignano in prima nazionale, con la regia di Luca Ronconi, il dramma di Simone Weil Venezia salva(pubblicato daAdelphi nel 1987 nella traduzione di Cristina Campo). Lo spettacolo verrà presentato dal 16 al 20 febbraio al Teatro Morlacchi di Perugia, ospite del cartellone del Teatro Stabile dell'Umbria, e dal 23 febbraio al 6 marza al Teatro Argentina di Roma, nella programmazione del Teatro di Roma.
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