20 PRIMADELLPAOLITICA solidarietà fra tutti gli uomini (quindi fra le varie culture e religioni del mondo). Si prospetta ora il compito, in parte nuovo, di una lettura "politica" della Weil "metafisica". 2. "Gratuito" sembra quel comportamento che, rivolto ad affermare valori eterni nel contesto storico, non è sostenuto né compensato da ciò che agisce nella storia ma da ciò - almeno così pare - che si trova oltre di essa ("Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date", Matteo, 10, 8). Chi agisce gratuitamente ha già in sé la prop1ia ricompensa, e non la cerca come conseguenza del prop1io · agire. Però chi agisce gratuitamente provoca una reazione di 1igetto, di condanna della società (passione di Cristo). Il meccanismo della passione, o della sofferenza dell'innocente, potrebbe essere questo: la società non tollera il vuoto di interesse, o di scopo terreno, che si installa nell'azione gratuita; perciò prende la gratuità come maschera di un interesse sottostante, che viene allora trattato secondo la generale dinamica degli interessi. Secondo Giancarlo Gaeta, che ha esaminato il problema della gratuità in un articolo molto stimolante 1 , l'azione gratuita esprime un conflitto fra legge e testimonianza. In quanto fedeli alla legge del proprio paese e del proprio tempo, si può essere uomini "religiosi" ma non testimoni della Verità (ad esempio per Bonhoeffer si trattava della legge dello Stato tedesco in tempo di guerra, cui obbedivano protestanti e cattolici; per Gesù, della legge ebraica, o, come dice Gaeta, "della dimensione religioso-sacrale della fede"). Il tempo escatologico, il tempo della testimonianza, è un tempo di tiibolazione che i cristiani (e Cristo stesso) vorrebbero evitare; ma evitare la ttibolazione (passione) significa tornare alla "religione", togliere insieme la politicità e la gratuità del comportamento, che mira effettivamente alla realizzazione del Regno ("Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; conve1titevi e credete al vangelo", Marco,1,15). Per Simone Weil invece il conflitto, che manifesta l'emergere della gratuità, è quello tra necessità e bene: il mondo è essenzialmente soggetto alla forza (è un gioco di forze); ma il bene, afferma La prima radice (1943), non è soltanto al di sopra o al di là di questo mondo, esso vive anche nel cuore dell'uomo 2 • Le riflessioni di Gaeta, chiaramente ispirate a Simone Weil, spingono a pensar·e anche in altre direzioni. L'azione gratuita conduce al reale, l'interesse (l'azione centrata sull'io, il mondo come sistema di forze) ali' irreale.L'azione gratuita non ha bisogno di stampelle o illusioni circa la consistenza e la sicurezza di questo mondo o della nostra stessa vita, perché la sua sicurezza deriva da un altrove, da un dono che ha già ricevuto, e non è fondata su una logica di scambio. L'azione gratuita può guardare la vita nella sua verità, cioè nella sua precarietà; l'interesse no, perché qui l'io calcola le circostanze in funzione della propria affermazione, e le calcola (menzogna, ricostruzione fantastica) anche là dove esse sono incalcolabili. Il "vuoto" della gratuità lascia esistere un mondo vero; il "pieno" dell'interesse cela sistematicamente, dietro la rappresentazione delle forze (e intendendo la gratuità come una forza), questo stesso mondo. Inoltre l'azione gratuita partecipa alla condizione umana, divide la sorte di altii; non cerca di isolarsi, di separarsi, appunto perché non deve organizzare il proprio dominio o il proprio tornaconto. Secondo Gaeta, "la gratuità ... muove dalla consapevolezza di 'aver ricevuto gratuitamente' l'umanità che è in ciascuno, il nostro bene supremo; e opera perché sia riconosciuta, rispettata, accresciuta. Per questo ogni atto gratuito è immediatamente un atto politico, mediante il quale viene assunta su di sé la situazione dell'altro, fisica e morale, la sua domanda ...di bene,di giustizia, di libertà"3 • Tuttavia Simone Weil mette in forte evidenza l'azione divina, soprannaturale, che interviene nell'uomo a permettere il comportamento "gratuito". Abbiamo ricevuto gratuitamente non soltanto l'umanità, la quale poi non è nemmeno il nostro bene supremo; abbiamo ricevuto - a prezzo, è vero, di una specie di morte, come racconta splendidamente la Lettera ai Romani - anche un frammento di divinità e una nuova libertà dal mondo, dalla carne, dal peccato. Per questo la Weil si applica a mostrare che la pietà o la compassione - cioè l'identificazione all'altro - non è affatto "naturale", come pensava Rousseau, bensì addirittura "contro natura" e permessa soltanto a coloro che si sono fatti totalmente disponibili a Cristo4 • D'altra parte chiamare "politica" la gratuità sembra a prima vista paradossale; perché la politica tradizionalmente (e, crediamo, correttamente) include una rappresentanza degli interessi, benché non si riduca a questi ed anzi si presenti, proprio quando realizza pienamente la sua funzione, come un'istanza di mediazione fra l'etico e l'economico5. Però si può dire che, in un senso molto speciale, anche il comportamento gratuito include una rappresentanza di interessi. La gratuità si inserisce nel meccanismo del mondo soltanto per rappresentarvi valori eterni: giustizia, amore, v.erità, uguaglianza. Ma lo può fare soltanto assumendo su di sé, come dice Gaeta, la situazione di un altro, fisica e morale; cioè vivendo, lavorando e soffrendo con lui. La gratuità ha già in sé, dicevamo, la propria ricchezza e non desidera nulla per sé. Tuttavia non può realizzare l'assoluto, il bene trascendente, che nella forma imperfetta (perché terrena, fragile e transitoria) di un amore concreto per altri uomini; i quali a loro volta hanno bisogni, una corporeità e una psichicità da soddisfare. La gratuità si cala dunque nella dimensione dell'interesse perché parteggia, assume la difesa di qualcuno; e però rimane anche gratuità, e non si salda a nessun gruppo o partito (come diceva don Milani al comunista Pipetta: oggi sono con voi, perché siete gli oppressi; ma se diventerete in seguito gli oppressori, mi avrete contro)6. 3. Concentiiamoci ora sull'azione gratuita come compassione. La teorizzazione rousseauiana contenuta nel Discorso sull'ineguaglianza è inadeguata, ma ci può far comprendere come, su certi atteggiamenti fondamentali, sia difficile distinguere il lato laico da quello religioso, oppure quello religioso dal politico. Simone Weil par·lava di pietà, o compassione, come dell'unica forma di amore realmente legittimo7; e questi concetti non avevano in lei nessuna risonanza sentimentale. La pietà è il movimento con il quale noi, uscendo in un certo senso da noi stessi, ci identifichiamo con ciò che è con-otto, degradato, sofferente, oppure in un altro senso con ciò che aspira ad essere, a vivere, ma non riesce da sé a raggiungere un'esistenza piena. Questo movimento cristiano, anzi eristico per eccellenza (ad esempio, nella parabola del figlio ritrovato il padre si confonde con la sventura del figlio perché costui possa confondersi con la sua libertà e umanità), e tuttavia non confessionale, non particolare, non dogmatico (bensì presente all'umanità di ogni paese e di ogni tempo), può, anzi deve costituire il punto di partenza per una riflessione sull'esperienza religiosa adeguata alle condizioni del nostro presente. Secondo Simone Weil, la compassione è un movimento che parte da Dio. Egli ha creato il mondo 1itirandosi, limitandosi, per lasciar essere qualcosa che è diverso da lui. Anche l'uomo, che esercita la pietà o la compassione come fo,ma di amore umano privilegiato, si limita o si ritira per dare spazio, esistenza, ed eventualmente anche voce a coloro che vivono nella condizione della sventura, cioè in una condizione anonima e disprezzata 8 • Vi è quindi nella Weil un'etica, e un'estetica, della debolezza, della fragilità: non è il Dio potente dell'Antico Testamento, capo di eserciti e dio di una sola nazione, che è veramente Dio; ma il Dio della passione e della crocifissione, che parla universalmente al-
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