Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

14 MESSICO Quando viaggiano nel resto del paese si comportano come se giungessero nel secolo XIX, con estrema aiToganza. Le persone come te vanno nelle ciudades perdidas? Non c'è un rapporto stabile tra gli abitanti delle diverse zone di questa città, così divisa socialmente. Io all'università ho alcuni studenti di estrazione molto umile e attraverso di loro entro nei loro quartieri. Ho avuto rapporti stabili con la ciudad perdida quando militavo nel Partido del Trabajo, e ce l'ho ancora quando vado allo stadio o a giocare a pallone, che è un'attività profondamente democratica. In genere nei quartieri poveri la gente che viene da fuori viene accolta con giustificato risentimento, ma la situazione migliora quando si tratta di partecipare a qualche attività, sportiva o politica, per l'appunto. Non penso di dover essere io a esprimere letterariamente ciò che accade in quei qurutieri, mi sembra molto pericoloso parlare a nome dei poveri, e soprattutto guadagnare soldi in nome loro. Com'è successo con alcuni radical chic. Ci sono invece cronisti e scrittori straordinari come Emiliano Pérez Cruz che parlano dal mondo dei diseredati con grande efficacia e bellezza. A proposito del lavoro di tuo padre sul silenzio, tu cosa sceglieresti, tra la parola e il silenzio? Un pettegolo sceglie sempre la parola. E fra la memoria e l'oblio? La memoria, certo. Sono convinto che le cose accadono solo perché qualcuno se ne ricordi; anche se il caso del personaggio di Borges, Funes il memorioso, è una tmtura, perché significa non potersi allontanare mai da se stessi. Io mi considero uno scrittore memorioso. Ho scritto un libretto di cronache immaginarie. Tiempos transcurridos, dove l'idea era quella di avere un tempo indefinito per parlare, come quando si mette una moneta nel telefono. In quelle diciotto cronache si va dal movimento studentesco del '68 fino al terremoto dell'85 e ogni anno diventa una cronaca basata su fatti reali che cerca di conservai·e un ricordo, ma anche di inventare: elabora dati falsi e veritieri, come un certo personaggio di Goldoni che riceve ordini falsi e veritieri. Qual è il ruolo delle riviste letterarie in questo paese? È un ruolo impo1tantissimo. Se vai in Spagna non trovi tante riviste letterarie come qui, di discreto livello. Colmano le carenze delle poche biblioteche. È una specie di cultura nomade e itinerante che ha molto a che vedere con il nostro stile. Abbiamo una tendenza naturale ad agire in modo gregario e collettivo. Come Città del Messico sta cambiando incessantemente, anche la cultura si esprime più nelle riviste che in libri e biblioteche. Diciamo che le riviste sono una biblioteca casuale che è sempre lì, ma è sempre diversa. Quali riviste hanno una lunga vita? "Vuelta" è anivata al numero 200. Anche "Nexus". E anche la vostra "Biblioteca de México", esiste da molto? on tanto, solo tre anni. Ci sono riviste che nascono e muoiono. Moltissime di un solo numero. I giovani leggono riviste? Per i giovani è più facile ed economico leggere riviste che libri. Tu hai contatti con i giovani attraverso l'università? Qui per moltissimo tempo c'è stato un pregiudizio accademico rispetto al ruolo degli seri ttori nell'insegnamento: noi non dovevamo insegnare e l'un iversi tà doveva essere i I regno dei critici che studiano alta semiologia. Era pericoloso che gli scrittmi imponessero norme troppo intuitive nel regno dell'accademia. Questo pregiudizio è stato in parte superato, però siamo ancora una minoranza. A me piace molto insegnare perché mi aiuta a conoscere meglio gli autori. Si può amare uno scrittore, però dovendolo spiegare lo si approfondisce molto di più. Inoltre, visto che una volta giocavo a calcio e adesso ho l'età degli allenatori, mi piace molto questo contatto coi giovani. Chi sono i tuoi studenti? E si può parlare di una tipologia generazionale a proposito dei giovani scrittori messicani? Quando ho cominciato a scrivere venivo dalla cultura visuale, dai mass media, e ho scoperto che è lo stesso per i miei studenti. In un seminario su letteratura e cinema mi sono reso conto che a quasi tutti gli studenti interessava più il cinema che la letteratura, e che frequentavano la facoltà di lettere perché non erano riusciti a entrai·e nei corsi di cinema dove la selezione è più rigorosa. Vedo che la maggioranza di loro è stimolata da una cultura che ha origine nei media audiovisivi. In Messico c'è un'ottima radio e una pessima tv, che peraltro è guardata moltissimo. In qualunque luogo pubblico vedrai la televisione sempre accesa. In Messico è molto forte la cultura dello sguardo, questo è un paese degli occhi. C'è un libro straordinruio di un antropologo francese, SergeGruginski, La guerra delle immagini, che parla del confronto visuale tra le culture preispaniche e quelle successive, e finisce con un'analisi dettagliata del monopolio di Televisa. L'idea di Vasconcelos, quando favmì il movimento muralista, fu quella del Messico come di un paese dello sguardo, dai codici aztechi alla iconografia cristiana. Da questo dedusse che la pedagogia più efficace era la pedagogia dello sguardo, far sì che la gente guardasse sui muri i propri percorsi storici riconoscendo le proprie radici. Questo è un paese di pittori e fotografi. Tu mi chiedevi prima dei giovani scrittori in questo momento. Ancora oggi i giovani scrittori partono da questo tipo di coacervo culturale nel quale il cinema ha una grande impo1tanza. Adesso però si trovano di fronte un paese cambiato. Quando ho cominciato a scrivere io, il Messico attraversava una fase di prosperità culturale ed economica. Le case editrici cercavano ossessivamente nuovi scrittori, cercavano un classico di ventidue anni. Situazione che ci ha reso facile pubblicare quando eravamo ancora molto giovani; inoltre la moda culturale era legata ai movimenti giovanili. Stiamo parlando degli ultimi anni Settanta e primi Ottanta ... Sì, più o meno. Tutto inizia con i libri di José Agustfn che comincia a pubblicare nel 1966 e l'Onda dura fino al 1984, anno in cui esplode la crisi economica, si infrange il miraggio petrolifero, si scopre che il paese ha un debito pubblico incommensurabile. Tutto ciò coincide con la fine delle correnti culturali giovanili e dell'apertura a nuovi movimenti. È stato anche un esaurimento naturale, dato che si sono pubblicati molti brutti romanzi. I giovani di oggi vengono da un'esperienza simile alla mia, con la stessa cultura di fumetti e televisione, ma il loro destino è molto più duro, non ci sono quasi case editrici che osino puntare sui giovani. Si traduce molto da altre lingue ... No. I libri nuovi e importanti si traducono in Spagna, viene tutto da lì. In Messico non ci sono più risorse per comprare i diritti. Quali sono i libri fondamentali per capire il Messico? È molto difficile dirlo. Credo che il Labirinto della solitudine di Octavio Paz sia un libro fondamentale; nella naJTativa il classico indiscutibile è senza dubbio Juan Rulfo. lo consiglierei anche le Cr6nicas di Fernando Benitez, soprattutto per ciò che riguarda lo studio delle etnie messicane, il mondo dimenticato degli indios. Per chi sia più avanti nella conoscenza del Messico credo imprescindibili le Cr6nicas di Carlos Monsivais sulla vita politica e culturale del Messico recente.

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