Linea d'ombra - anno XII - n. 90 - febbraio 1994

12 MESSICO Foto di Mariana Yampolsky (da Estancias del 0/vido, ABB 1988). molto comune in noi. C'è la sensazione che il peggio sia già passato, che tutte le inondazioni, terremoti ed eruzioni siano già avvenuti. Cosa del tutto irrazionale, perché ognuna di queste tragedie si può ripetere in qualunque momento, i segni dell'apocalisse sono qui davanti a noi. Però la cultura della sopravvivenza resiste a tutto, basta pensare che il peggio ormai è passato. Questo dà un'enorme forza, come dice il proverbio, quello che non ti ammazza ti fortifica. Noi allora pensiamo di essere oltre la catastrofe, il che ci trasmette un'energia molto particolare. Non si tratta di credere di essere invincibili, però quelli che hanno vissuto il terremoto del 1985 e hanno visto il centro della città totalmente devastato, non sono stati neppure sfiorati dall'idea di andarsene. Tu che cos'hai fatto in quell'occasione? In un primo momento siamo rimasti isolati nelle nostre case, senza luce e senza telefono. Io allora abitavo con un amico che lavorava per la televisione. Siamo usciti per strada e ci hanno informati che il palazzo della tv era completamente distrutto. Io mi sono unito a un gruppo di soccorso dell'università e siamo rimasti due giorni in strada. In quell'occasione il governo prese una delle sue tipiche decisioni sbagliate, respingendo per ventiquattro ore gli aiuti internazionali, mentre la società civile si riversò per le strade e le piazze rivelando in modo inaspettato il lato solidale della gente. Si aveva l'impressione che la città fosse diventata un quartiere dove si conoscevano tutti. Io penso che in quell'occasione ci sia stato un risveglio della coscienza sociale collettiva. Molti spiegano la grande avanzata delJa sinistra di tre anni dopo come una conseguenza del rilancio della solidarietà dopo la catastrofe. Perché ci sono tanti problemi nella ricostruzione del centro storico? Beh, è molto costoso e difficile ricostruire una città. E poi bisogna considerare che quello del 1985 è stato l'ultimo di una lunga serie di terremoti che avevano provocato un progressivp abbandono del centro storico. Ultimamente, con le piogge, si è verificato il crollo di alcune case del XVII secolo. Il che dà l'idea della fragilità imperante. Si tratta di un processo di deterioramento di lunga data. Ci vorrà molto, molto tempo per rimediare a questa situazione. Dicevi l'altro giorno che uno degli ideali messicani è essere maschi, bianchi, alti e possibilmente biondi. Come in tutti i paesi anche qui ci sono degli archetipi ingiustamente dominanti. Diciamo che il Messico è stato un paese machista e razzista, con un razzismo silenzioso, non molto esplicito. Però se consideriamo che siamo un paese essenzialmente meticcio e indigeno, è veramente incredibile che tutti i posti importanti siano occupati da bianchi. Anche le donne hanno svolto un ruolo completamente secondario nella vita messicana. Penso che quasi solo nella letteratura la donna abbia avuto un posto di primo piano. Mi piace l'idea di essere una minoranza rispetto alle donne, in campo letterario, non solo perché ci sono molte buone scrittrici, ma anche perché il pubblico dei lettori è composto nella sua stragrande maggioranza da donne. Un recente sondaggio ha appurato che ogni otto lettori sette sono donne. Qual è oggi la condizione delle donne in Messico? Preferirei non essere io a parlare delle donne, comunque Elena Poniatowska ed io abbiamo fatto lunghe discussioni in pubblico e in

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==