8 MESSICO "Vero, padrone?" "Sì, certo" dissi. Bisognava essere pazienti. Altro intervallo e di nuovo: "Neppure un dito, vero padrone?". E di nuovo, ad ogni momento: "Neppure così, neppure un dito, vero signore?". La macchina correva a tutta velocità e cominciai ad avere di nuovo paura. Una specie di sesto senso. Si sa cosa sono gli indios con il loro linguaggio incomprensibile e con la loro cantilena. Cosa voleva dire, cosa voleva dare ad intendere agli altri, che continuavano imperterriti nel loro mutismo? Almeno fossero davvero pietre, pietre inoffensive, ma sono esseri umani! Intanto continuava a piovere e la strada era deserta, avvolta nell'oscurità fredda della nebbia spessa. I timori mi ritornavano a folate: solo il pensiero del revolver riusciva a dissiparli in parte. "Neppure due dita, vero capo?" "Ah, ah!" "Neppure uno..." "Già." E continuava: "Neppure uno, neppure un dito, neppure tanto così..." "Certo." "Perché quest'acqua la manda Dio per rinfrescare la semina." "Naturalmente." "Per rinfrescare la semina e non per entrare nella terra, vero?" "Vero." "Non è vero padrone, vero padrone?" SonCristobolde losCosos,gennaio 1994 (fotoElExcelsior/Sygmo/GrozioNeri) D'improvviso ilmotore cominciò adare segni di surriscaldamento. Arrivati al primo villaggio, mi fermai e dissi agli uomini quel che succedeva. TIvecchio si offri per andare al primo negozio e farsi dare un secchio d'acqua. E allora, mentre una luce forte inquadrava la sua lontana figura, di fronte all'entrata del negozio, il più giovane dei tre che erano rimasti in macchina si avvicinò alla mia schiena e disse, da dietro: "Padrone". Voltai la testa. "È mio padre, padrone." Si fermò come fanno gli indios, per riprendere fiato e un altro disse: "Ha bevuto". Il più giovane continuò: "Lo perdoni, dice queste cose perché veniamo dal nostro villaggio dove siamo andati a seppellire la mia sorellina. È la pura verità, padrone, che siamo muratori". lo non chiedevo nessuna spiegazione, ma il terzo aggiunse ancora: "Non vuole che la piccola anima si bagni, là sotto, dentro il corpicino". Continuarono l'oscurità, il mistero e la pioggia, la pioggia, il mistero e l'oscurità lungo il cammino. Ho detto che avevo due figli: una figlia e un figlio? Ebbene, la figlia si ammalò. E adesso, duro di cuore come sono, mi sento triste a volte in macchina. Piove e ricordo come un soffio: "Come starà Eusebita?" "Si sa." "Così bella." "Così splendenti i suoi sette anni!" Copyright Juan de la Cabada 1970.
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