plurale alla ricerca delle oppo1tunità. Ovviamente questo vale per chi può porsi nel gioco della competizione alla ricerca delle opportunità, perché se oggi uno non ha casa, lavoro, denaro, istruzione e conoscenza (forme elementari ed indispensabili per competere) precipita nell'esclusione che nella metropoli assume la forma del ghetto. Se prima la società era una società discriminatTice ma che permetteva l'inclusione attraverso il conflitto o meccanismi di regolamentazione sociale, oggi la società è divenuta segregatrice. Ciò che prima nella società discriminatrice era regolato con l'inclusione, oggi viene regolato con il processo della selezione. Appare nella composizione sociale una nuova forma degli ultimi, coloro che non sono visibili e non hanno diritti. Mentre prima era possibile, lottando e confliggendo, andare dal basso verso l'alto, oggi chi è dentro è dentro per competere e chi è fuOii è fuori. Nelle forme dell'abitare delle città appare il ghetto, luogo dell'esclusione che tende a sostituirsi alla periferia, luogo della discriminazione ove però, assumendo identità nei bisogni, era comunque possibile sviluppare il conflitto per cambiare la propria condizione sociale e materiale. Nella società discriminatrice si aveva quindi il massimo di conflitto per ottenere il minimo di cambiamento. Oggi, nella società segregatrice, assistiamo al massimo di cambiamento (il nuovo, la rivoluzione) con il minimo di conflitto. Se il conflitto rappresentava il processo, a volte di lunga durata, attraverso cui una società cambiava se stessa e i soggetti sociali raggiungevano i propri diritti e mutavano la loro condizione rafforzando l'idea di sé, oggi siamo nel prevalere dell'evento, il segno del cambiamento è l'evento continuato attraverso cui i soggetti raggiungono le opportunità ed affermano i propri diritti con il minimo di processocollettivo.Esserenell'eventoè più importante che essere nel processo; proliferare seguendo tutte le oppo1tunità diviene l'imperativo categorico, la velocità dell'evento prevale sui tempi lunghi del processo. Siamo in unasocietàadinamicheorizzontali e, come la definisce Alain Touraine, "la società non è più un campo di battaglia ma un campo di corsa e, più la corsa è veloce, più si vedono cadere le vittime dell'infarto e dello strappo". Il passaggio dal conflitto e dal processo all'evento e allo spettacolo ha mutato anche il percorso, la soglia d'accesso istituzionale della domanda di cittadinanza. Se prima il conflitto regolamentava ed otteneva che il sistema politico elaborasse output legislativi di disposizione di nuovi diritti e, solo raramente, il sistema giuridico era chiamato a svolgere funzione supplente per l'ottenimento dei diritti, oggi sempre più spesso la magistratura è chiamata, non a certificare giuridicamente ciò che prima è riconosciuto politicamente, ma a svolgere un ruolo primario in una via giudiziaria al diritto. Aumenta il ruolo della funzione giudiziaria in una situazione in cui la magistratura è chiamata, non a caso, a svolgere un ruolo supplente anche per regolamentare la "peste dei partiti politici". Sempre più pesso domande di certificazione sui grandi interrogativi della bioetica e dell'ambiente, o della difesa del particolare in un quartiere, arrivano prima in un'aula di tribunale che non in Consiglio comunale o in Parlamento. Ma ciò che dà il senso del cambiamento epocale è la grande rappresentazione del dolore che sottostà alla domanda di riconoscimento dei diritti. Attraverso l'accesso ai mezzi dicomunicazione-Funarinews, il Rosso e il Nero, Mi manda Lubrano, Lo dico al TG3, Costanzo Show, L'istruttoria, Milano Italia (e credo di averne dimenticati alcuni) -, nelle pur varie tipologie di sentimenti di proposta, protesta o denuncia, si cerca di dare spettacolarità, di creare evento TRAUN'ELEZIONEEL'ALTRA7 intorno al proprio diritto negato. La rappresentazione è la certificazionedella partecipazione alla corsa, è la visibilitàdell' esser dentro e non fuori, quasi che far diventare il proprio dolore un già visto, un già sentito, sanzionasse l'ottenimento del fine. Appare un agire sociale da moltitudine, e con moltitudine intendo un metalinguaggio che più che definire denota l'incapacità del ricercatore di dar conto del nuovo strutturarsi sociale, ove appaiono comitati dei cittadini, comunità perimetrate, comunità simulate, tutti termini parziali per leggere un fenomeno che ancora ci sfugge. Di pari passo con il concetto di moltitudine sopravvanza l'indistinto. Quello che è certo è che le tonalità sociali dominanti sono proprie di un tentativoestremodi sottrarsi aU'essere moltitudine: la riterritorializzazione, il riapparire delle etnie vere o inventate, l'inte1TOgarsi sui sentimenti di appartenenza ed il desiderio di comunità svelano lo spazio vuoto dell'essere in comune. Da una fase caratterizzata da identità certe e forti della società polarizzata (che ha avuto il suo canto del cigno nei movimenti degli anni Settanta, celebrazione della fine del mito e non del loro inizio), ci troviamo oggi di fronte a identità deboli di appartenenza, di territorio, di comunità che nel processo di dissolvenza dato dalla crisi della modernità si formano su un senso del passato delegittimato (crisi del le ideologie, crisi del model lodel produrre, cri si dei model Ii di convivenza) e su un senso del futuro incerto. Le identità sincretiche, proprio inquanto processo schizofrenico di due opposti deboli, sono identità reattive ed aggressive tipiche degli organismi malati. Nessuno ama prendere atto di essere soggetto spaesato. Più che nuovo o rivoluzione, osservando dal basso le dinamiche sociali, spaesamento mi pare la parola chiave dell'oggi ed è da qui che bisogna ripartire per interrogarsi sui processi possibili di futuro, prendendo atto che il nuovo e la rivoluzione altro non sono che passaggi virtuali che rappresentano un cambiamento che sta al di sopra delle dinamiche sociali e dei loro processi di rappresentanza. Aldo Bonomi (Grosio, Sondrio, 1950), ricercatore sociale, è direttore del consorzioAaster(Associazione agenti sviluppo territorio) di Milano. Ha partecipato alle ricerche del Cnel sui processi migratori e sul formarsi in Italia di una società dei diritti. Dirige la rivista "Iter". 1114 11 it◄ ~ :1In i l,',t,]:I 1I•J Undossiersul volio oscurodeldiritto CHIESA & MAFIA AMERICA LATINA Ilpretestodellacoca e il moralismoguerrigliero ■11i) fjf, !1)1,•1 •llil i{•• PadreSorge: Servizisegreti, lestragipercolpireilpapa narcotrafficoenucleare Ogni mese in tutte le edicole d'Italia a L.2500 Abbonamentoannuo L. 25.000 C.C.P. 155 IOI intestato a "GruppoAbele Periodici"Via Giolitti 21, 10123 Torino
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