Linea d'ombra - anno XII - n. 89 - gennaio 1994

paragonabili a chi non sappia se h.. è ~naro per comprarsi un caffè o per sanare il debito pubblico -, · ,a perché corrisponde ad una strategia "minimalista": è più semplK, fi ,sare un livello accettabile piuttosto che incoraggiare la ricerca volta alla sostituzione delle sostanze tossiche, intervenendo direttamente sui processi produttivi. Tra l'altro, è stato fatto notare che alla popolazione americana lo Stato chiede di accettare rischi di cancro in eccesso nell'ordine di uno su un milione l'anno, ma al contempo organizza lotterie in cui la probabilità di vincere è di uno su 13 milioni5. L'amore per il caso e per le lotterie si esprime anche nel contributo di un noto etici sta, Hugo Tris tram Engelhardt, il quale, per stabilire quale tipo di assistenza sanitaria sia giusto fornire agli indigenti, distingue tra "lotteria naturale" (che include condizioni di infermità presenti alla nascita o acquisite per "cause naturali") e "lotteria sociale" (che comprende invece le vicende personali legate all'organizzazione sociale). Secondo Engelhardt, non è indispensabile che la società assista chi ha patito per effetto di cause "naturali", ma solo chi patisce come conseguenza di torti subiti o di vicissitudini personali - distinguendo éìoè tra "sfortuna" ed "iniquità". Non è chiaro invece che cosa egli pensi circa una terza categoria, quella di chi eredita una bassa posizione sociale, o una vera e propria condizione di miseria, oggi uno dei fattori più importanti nel predire lo stato di salute negli Stati Uniti. Sul piano epidemiologico, stabilire se un singolo abbia contratto una malattia per "cause naturali" o per "cause sociali" è talora estremamente arduo. Se è in genere abbastanza facile identificare i principi di fondo della filosofia "deontologica" (essi sono infatti espliciti, come la sacralità incondizionata della vita umana), e le loro implicazioni, non altrettanto si può dire del l'etica utilitarista. Per esempio, giustificare sulla base di tale etica il dovere di proteggere le generazioni future è tutt'altro che semplice, come dimostrano le complesse argomentazioni di Giuliano Pontara 6 • Nell'attuale dibattito sul razionamento dei servizi sanitari negli Stati Uniti3, coloro che sostengono la necessità di considerare i diritti del singolo - come quando si decida di negare un trapianto di midollo a un bambino leucemico, come è effettivamente successo - e non soltanto il rapporto costi-benefici per l'intera società, hanno una posizione ben identificabile. Gli utilitaristi si appellano talora ad uno stato di necessità (la limitatezza delle risorse), talora ad un principio teoricamente giusto ma nella pratica difficile da verificare (quello dell'allocazione razionale). Quando qualche teorico cerca di giustificare la scelta utilitarista, i presupposti filosofici si rivelano qualche volta preoccupanti. È questo il caso di Engelhardt, il quale, dopo avere manifestato adesione all'impronta utilitarista delle scelte sanitarie dello stato dell'Oregon, giustifica tale adesione sulla base di una motivazione sconcertante. Secondo Engelhardt, infatti, poiché gli Stati contemporanei non sono in grado di esprimere alcun valore "forte" cui indirizzare il comportamento dei cittadini e al quale ispirare l'opera di governo, rimane solamente il mercato come meccanismo regolatore dei comportamenti sociali. Si tratta insomma di un'etica "ex-vacuo", che dal riconoscimento della predominanza del mercato su tutte le altre manifestazioni della cultura umana deriva la necessità di accettare in toto la filosofia del capitalismo liberistico. Se l'utilitarismo non porta necessariamente a questi esiti, ho l'impressione invece che possa facilmente implicare una subordinazionedella riflessione bioetica allo sviluppo della tecnologia; non solo perché non si avverte la necessità di porre una "frontiera etica" allo sviluppo tecnico, ma anche per l'idea di un presunto progresso contestuale della scienza e del!' etica su cui si potrebbe SCIENZA EMORALE 75 discutere. Secondo Maurizio Mori, la "bioetica va considerata come l'ultima tappa del lungo processo di secolarizzazione che sta trasformando profondamente il clima culturale della civiltà occidentale; nell'ultima parte del XX secolo il processo di secolarizzazione continua coinvolgendo l'ambito dell'etica bio-medica, segnando un cambiamento davvero significativo per tutta l'esistenza umana, dal momento che la capacità di controllo degli eventi bio-medici consente di cambiare radicalmente gli assetti sociali" (2,p. 137) (affermazione, quest'ultima, che sembra sottintendere che i cambiamenti abbiano un segno sostanzialmente positivo sul piano morale). In effetti, oltre che comportare il rischio di una trasformazione dei valori in "valore" monetario, un'altra caratteristica più generale dell'etica laica sembra essere uno scientismo latente (implicito anche in un'applicazione esasperata del bilancio costi-benefici). Il libro di Flores D' Arcais, per esempio, nel polemizzare con diverse manifestazioni del fondamentalismo - secondo l'autore imperante nel mondo contemporaneo - fa un ampio ricorso ad argomentazioni tipicamente scientiste. Con questo vocabolo intendo un comportamento filosofico ben definito, consistente nell'affermare che non è giustificato trarre insegnamenti etici dall'osservazione di dati di fatto (bisogna cioè separare i giudizi di fatto da quelli di valore), ma al tempo stesso nel fare affermazioni generali sulla natura del mondo che hanno a tutti gli effetti implicazioni valutative. Questa confusione è chiaramente espressa nel libro di Flores: da un lato egli sostiene che il "primo irrinunciabile comandamento della scienza è di mettere al bando ogni confusione fra conoscenza e valori" (p. 168), dall'altro che "se la scienza ha un parola da dire in fatto di etica, è solo nel senso che ai biologi è assegnato il compito di spiegare come gli essere umani nel corso dell'evoluzione hanno acquisito la capacità di avere credenze morali" (p. 169). La scienza deve essere neutrale rispetto ai valori; poiché, tuttavia, essa ci fornisce conoscenze certe, non possiamo evitare di trarre dalla teoria dell'evoluzione, dalla concezione dell'uomo come "scimmia nuda" (espressione che ricorre spesso nel libro) o dalle teorie astrofisiche inferenze che sono di fatto giudizi di valore. Sull'onda dello stesso ragionamento, la religione viene presentata come un "surrogato del- ! 'istinto", secondo un atteggiamento che non può non ricordare quello di Frazer nel Ramo d'oro. Ma allora conviene anche ricordare la critica di Wittgenstein, e l'importante postfazione di Jacques Bouveresse alla recente riedizione delle Note sul Ramo cl'oro7 : "In realtà, le spiegazioni teologiche non possono a rigore essere sostituite da spiegazioni scientifiche, giacché esse, per chi le accetta, spiegano qualcosa che le altre, invece, non sono in grado di spiegare( ...). Le leggi della natura ci mostrano che tutto quello che accade può essere fino a un certo punto previsto e calcolato, ma esse non danno alcun senso a ciò che accade( ...). La magia e la religione non possono assolutamente venire considerate, in generale, come errori e quindi neppure, come errori a posteriori( ...) che hanno supplito all'assenza della verità, vale a dire a conoscenze razionali e scientifiche". Una quarta caratteristica di una certa etica laica (le altre sono: una sua definizione in negativo, in opposizione al fondamentalismo; una propensione all'uso del calcolo economico in sostituzione dei valori; e uno scientismo latente) è la completa perdita di vista degli aspetti simbolici nelle relazioni limane. Per esempio, nell'allocazione delle risorse sanitarie si cerca, anche facendo ricorso a indagini sociologiche, di stabilire quanto un padre sarebbe disposto a pagare per salvare la vita del figlio; mentre nelle scelte ambientali si intervistano le persone per capire quale

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