presente. Ma è poi sempre quel passato che incontri nel fondo delle loro parole, e dei loro gesti. E delle loro umanissime paure. Quel passato Grazia non lo racconta direttamente: ma ne racconta il sedimento rimasto sul fondo del bicchiere della vita: sua e di quelli come lei. Non sono sicuro che tutti quelli come lei amino molto fare i conti con quel passato. Grazia invece sembra una che non ha ancora smesso di esserne incuriosita e affezionata. A me è piaciuto il suo gesto di andare a ripescarlo per spalancarlo davanti a tutti, in un libro. E ancor di più mi è piaciuto il fatto che quel gesto sia stato un gesto lieve. Questa davvero è la cosa preziosa di quel libro. Tenere in mano il passato con tanta delicatezza. Raccontarlo con intensità lieve. Confessarlo con voce tagliente ma mai urlata. Senza mitizzare niente, ma senza tradire niente. Sembra facile, ma non credo lo sia. Quel gruppo di persone riunite nella villa di campagna e unùe per sempre dal comune destino di "aver desiderato le stesse cose e non averle avute" non è, alla fine, un manipolo di eroi, e nemmeno una squadra di falliti. Non è nemmeno una metafora riuscita di qualche spiegazione o risposta o definizione. Non è la soluzione di niente. È un incrocio provvisorio di storie che, con una ce1ta tristezza di fondo e una immarcescibile voglia di ridere, ridesta il passato senza costringerlo a dire qualcosa di fondamentale. Ridestare il passato non tanto per capirlo quanto per risentirne la presenza, sulla pelle, nei nervi, mi sembra un'operazione in cui bisogna avere mano ferma .e delicatissima. Nelle sue pagine che volano via, precise e leggere, credo che Grazia sia stata capace di averla. I PICCOLIMOSTRI ILLUSTRATIDA PONTIGGIA GoffredoFofi Nel "libro dei mostri" di Rodolfo Wilcock citato a p. 51 del libro di Giuseppe Pontiggia Vite di uomini non illustri (Mondadori, pp. 304, L. 27.000) si dice: "È vero, come tutti i mammiferi ha due occhi, un naso, una bocca e da qualche paite quattro aiti". È il minimo comun denominatore dei mammiferi, e tra questi dell'Uomo, specie dominante che, con il suo sviluppo virulento che sta oggi mettendo in forse se stessa e il mondo tutto per eccesso di entusiasmo (egoismo) e per incapacità di autocontrollo (la razionalità umana va più lontano nella logica autodistruttiva di qualsiasi irrazionalità animale), ha impedito l'evoluzione di ogni altra specie che potesse soppiantare la sua. Le 18vite non-illustri riferite dal libro,inventatedaPontiggia, vengono catalogate innanzitutto secondo dei titoli, a denotare la natura di racconto che è di ogni testo, seguiti da una citazione scelta per la sua sintetica aderenza alla storia, alla "vita" nainta, e infine da un cognome e nome che riportano al progetto di catalogo, all'elenco delle vite, alla presunzione di oggettività e distanza. In apparenza, il libro di Pontiggia sembra infatti uno di GIRI D'ITAUA 55 Foto di Giovanni Giovannetti. quei progetti da anni Venti tedeschi, al tempo della nuova oggettività. Li accomuna l'ironia implicita nel progetto di "catalogo di mostri banali", solo che in quelli c'era implicita aggressività: nell'estremismo del progetto "anti-letteraiio" e nel voler additare nel modo più sferzante e secco l'inumanità, la disumanità, la mai·ionettità (perdonate la parolaccia) di una umanità che la civiltà borghese ha spossessato di ogni valore e autonomia, e ha ridotto a membri o complici divoratori di chi com~da. Uomo massa, finzione d'individuo. Anche le vite di Pontiggia sono vite borghesi e piccoloborghesi e di area geografica più settentrionale che altro, di contesto culturale sostanzialmente omogeneo, con le vai·ianti che vengono dal tempo e dalle mode. Si tratta di persone nate tra la fine del secolo e gli anni Sessanta di questo, morte tra gli anni Quai·anta di questo e i primi del prossimo. Ci sono due guene mondiali e guene minori, in mezzo, che segnano le vite in quanto interrompono o deviano esperienze peraltro lineari, previste e tracciate dalle origini di classe e le cui varianti sarebbero altri menti ben poche, solo la roba, il sesso, la malattia, la rivalità - passioni o disgrazie che pimentano bene o male una normalità. Con l'aggiunta delle mode, dei cainbiamenti nei miti di massa (presunti di ceto), e il teatro o il cinema e la televisione, e D'Annunzio e il '68 e Rajneesh, ecc. Sono cose che incidono e come sulle scelte, sembra dire Pontiggia, determinando quegli incagli da cui possono conseguire (o no) i piccoli spostamenti dell'esperienza. Queste vite non sono "non-illustri" per caso. Pontiggia non vuol renderle in nessun modo esemplari, e se dovessero diventarlo non sarà per colpa sua ma perché l'epoca (la moda) potrebbe assumere oggi uno o più personaggi facendone, come si diceva
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