Do TheTheatreof OrsonWelles (AssociotedUniversityPresses) affettivo, fatto di voci singole che divengono ben presto familiari; voci non soltanto indici di presenza umana, odi una personalità, ma anche di un singolo programma, di una rete, di un'intera nazione. Persino i giornalisti delle news e i commentatori politici cercano un'identità soprattutto attraverso la voce e certe caratterizzazioni idiosincratiche 35 , e magari trovano popolarità e celebrità: "Lo staccato di Walter Winchell e la sobria intonazione di David Lawrence; l'erudito accento inglese di BoakeCartere le frasi brevi e gli aneddoti personali di Lowell Thomas; il lugubre 'There's good news tonight ...' di Gabriel Heatter: questi alcuni degli stili personali che contribuirono a creare un seguito notevole per i notiziari radio";[ ...] [poi c'era] Kaltenborn "con quella sua miscela di notizie e commenti estemporanei, assolutamente unica"36 . 7. C'è una scena nella cinematografia di Welles, il citatissimo apologo sul carattere, la storia della rana e dello scorpione raccontata da Arkadin, che pare godere di un rilievo particolare nella personale genialità dell'artista. Ad esempio, nell'intervista aBazin egli ammette di essere interessato più al "carattere" che alla "virtù"; alla celebre battuta su "quelli che interpretano i re" aggiunge di dover essere sempre bigger than life per un "difetto della [propria] natura" 37 . Proprio questa mi pare l'immagine perfetta per sintetizzare il gioco comunicativo tra una voce/medium-scorpione di cui comunque non ci si può non fidare e una rana-audience che rischia di soccombere per un vezzo del carattere, dello stile, così come ebbe più o meno ad accadere, con conseguenze esplosive, nell'episodio dello "Halloween prank" della Guerra dei mondi-caso per la verità più unico e gonfiato ["hyped"] che altro nella storia del medium e nella carriera radiofonica di Welles 38 • CINEMA E RADIO 39 8. Senza bisogno di scomodare nel dettaglio le analisi di McLuhan sulla radio come medium "caldo" 39 , Welles deve aver nutrito analoghe consapevolezze della sua particolare struttura comunicativa, ovvero della necessità di un legame stretto, di reciproca dipendenza tra voce e pubblico: "La radio è come il cinema muto, che è in bianco e nero [...] non vi sono che due dimensioni, o una soltanto. Ciò forza l'attenzione del pubblico; è impossibile seguire una storia alla radio senza l'attenzione" 40 . È sull'intuizione della stretta partecipazione, e soprattutto dell'intimità tra voce radiofonica e audience che Wellescostruisce la propria parabola perfetta: è consapevole del paradosso di un medium - per quegli anni Trenta già sufficientemente familiare agli Americani, ma con una persistente aura di magia - che è sì modello di comunicazione a grande distanza, ma che è anche modalità di comunicazione ravvicinata, quasi riflessiva 41 • Come avrebbe teorizzato McLuhan, "la radio tocca intimamente, personalmente, quasi tutti, in quanto presenta un mondo di comunicazioni sottintese tra l'insieme autore/speaker e l'ascoltatore. È questo il suo aspetto immediato: un'esperienza privata. Le sue profondità subliminali sono cariche degli echi risonanti di corni tribali e antichi tamburi [...] potere di trasformare la psiche in un'unica stanza degli echi [...] sua dimensione risonante" 42 . Un po' tutti i biografi riportano la dichiarazione di intenti, la poetica radiofonica di Welles al momento di lanciare l'avventura di First Person Singular, la prima serie del Mercury Theatre on the Air per la CBS (esordio I' 11 luglio 1938, lunedì, alle 9 di sera): volendo eliminare lospettatorecomeeavesdroppercasuale, un ruolo cui troppi programmi impersonali lo relegano, e tenendo bene a mente la materialità da mobile del soggiorno di quel metaforico "carni netto del l'etere", Wel !es si accorge che i I pubblico invisibi le della radio non va pensato collettivamente, bensì individualmente, quasi gli si rivolgesse personalmente, al telefono43 , oppure, con un pizzico di formalità in più, per lettera ("I rema.in as always, obediently yours") 44 • Anche da questa modalità comunicativa, non solo dalla forte spinta narcisistica, deriva l'insistito accento sulla signature col proprio nome. "In realtà, il fatto risale ali' epoca della radio: inradio nessuno penserebbe ... non esiste altro modo di presentarsi, quando si parla" 45 : è lo stesso artista a negare la megalomania di quella che diventerà cifra autoriale, trade-mark di un Welles in qualche modo "seriale", sia cinematografico - a partire dagli Ambersons: "Ho scritto e diretto questo film. Il mio nome è Orson Welles" - sia televisivo. E potremmo anche parlare di cifra affettiva, se è vero che sul proprio nomee cognome Welles investe il labile, mutevole confine tra il Sé e il personaggio, tra il Welles autoriale e quello attoriale, quella stessa terra di nessuno che diviene terreno di gioco per ogni ammiccamento parodico o metatestuale nell'arena dello spettacolo 46 . 9. Sin dall'esordio per le vie dell'etere Welles dimostra di voler contaminare le diverse forme espressive - l'esperienza teatrale passa alla radio, quella radiofonica al cinema - stando bene attento però a rispettarne le specificità. "Abbiamo in mente di portare in radio le tecniche sperimentali che si sono rivelate così efficaci in un altro medium, trattando comunque la radio con l'intelligenza che un medium così bello e potente merita."47 Lapalissiana quanto rivoluzionaria, decisamente controcorrente per un'era radiofonica dominata dalle agenzie di pubblicità che sconsigliano per il radio drama l'utilizzazione di annunciatori o narratori48 , è lascelta dello spazio dello storyteller(Kostelanetz parla di '\mele Orson"), insieme con quello del regista (è la "radio secondo Welles" a diventare "la Radio" sostiene non a torto Aldo
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