Linea d'ombra - anno XII - n. 89 - gennaio 1994

34 CINEMA ETEATRO PRIMA PERSONA SINGOLARE OWERO:COMEPARlAREDIUNGRANDE PaoloMereghetti Come si parla di un regista? E di un regista gigantesco come Orson Welles, uno dei più grandi del cinema, ma anche uno dei più ingombranti, uno dei più influenti ("appartengo a una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto Quarto potere", parola di Truffaut) ma anche dei più dimenticati e umiliati? La risposta l'aveva indicata lo stesso Welles che ha cominciato e avrebbe dovuto chiudere la sua carriera con due film simili nel soggetto e praticamente identici nella struttura narrativa: dando spazio a più voci, mettendo a confronto idee e ipotesi diverse, utilizzando percorsi a volte antitetici, come era stata la costruzione di Quarto potere e avrebbe dovuto essere stata la struttura di The Other Side of the Wind, se la rivoluzione iraniana (per via di un coproduttore sparito - con i suoi diritti - all'avvento degli ayatollah) e la morte del regista non avessero lasciato incompiuto quello che poteva essere l'equivalente americano di 8112. che va dal 1968 al l 973 ma che, per le storie personali dei due coautori, subì i contraccolpi di svariate disavventure produttive (compresi i fallimenti di Bogdanovich e il girovagare tra Europa e America di Welles) e fu pubblicato solo nel 1992 per l'interessamento dell'ultima compagna di Welles, la scultrice e regista jugoslava Oja Kodar, e del critico statunitense Jonathan Rosenbaum. Diversamente dal libro-intervista di Truffaut a Hitchcock, che si proponeva di giustificare la genialità del regista sottolineando attraverso le domande il suo statuto di autore, lo scopo di Bogdanovich non è quello di proporre nuove valutazioni critiche, ma piuttosto, e con moltasemplicità, tentare di "fare il punto sulle verità documentabi li della sua carriera di cineasta". Per questo sarebbe piaciuta anche allo stesso regista la coincidenza che ha fatto uscire in Italia quasi contemporaneamente due libri che rispondono alla Orson Welles in uno folo degli onni '80. A partire dagli anni Cinquanta Welles è guardato come una specie di nemico pubblico della produzione hollywoodiana, è considerato unbankab/e cioè non affidabile dal punto di vista commerciale ed escluso da ogni finanziamento, e la storia della sua carriera è quella del le peripezie che i suoi fi I 111( e domanda "chi era Welles" in maniere opposte ma egualmente stimolanti: quello di Peter Bogdanovich (lo, Orson Welles, Baldini&Castoldi, pp. 600, L. 45.000) dà la parola al personaggio Welles, quello di James ,iremore (Orson Welles, ovvero la magia del cinema, Marsilio, pp. 400, L. 45.000) offre invece un'analisi critica del mito Welles, ma entrambi sono accomunati dalla voglia di sfatare le troppe leggende (e falsità) che si sono sedimentate in questi anni sulla carriera e il carattere di Orson Welles. Il primo, atteso da anni e sopravvissuto a peripezie degne cli una produzione wellesiana, raccoglie otto lunghe interviste fatte dal regista di L'ultimo spettacolo al regista di Quarto potere in un arco prima ancora le sue richieste di finanziamento) devono subire da parte di produttori e di compagnje che non sembrano capire il suo valore. Pedante come uno scolaretto che si è preparato con puntiglio, Bogdanovich costringe Welles-che fa capire anche apertamente di non amare molto questo scavo nel proprio passato di guerre perse con Hollywood - a riparlare della ua esperienza alla Riso; del viaggio in America Latina fatto per assecondare le mire politiche di elson Rockefeller che gli costarono il massacro degli Amberson (tagliato e rimontato in sua assenza e contro la sua volontà) e il naufragio del progetto di lt's Alt True; degli sforzi per finanziare le proprie esperienze teatrali e dei compromessi cinematografici cui si

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==