Linea d'ombra - anno XII - n. 89 - gennaio 1994

PERZAPPA 31 FRANKZAPPA DENTROEFUORIDALROCK a curadi MarcelloLorrai Non la si prenda per una frase fatta: quella di Frank Zappa è una morte (da tempo "annunciata", causata da un cancro alla prostata, lo ha colto cinquantaduenne) che lascia veramente un vuoto, come si usa dire, incolmabile. E per delle ragioni piuttosto specifiche. Anticonformista rispetto al "sistema", per utilizzare un termine venisto che negli anni il chitarrista, bandleader, compositore, talentscout americano non aveva perso per strada, ma d'altra parte, per esempio, niente affatto conciliante ali' epoca dei suoi esordi nei riguardi della "controcultura", Zappa ha occupato una posizione singolarmente autonoma nel contesto del mondo musicale nel quale si è trovato ad operare. Appartenente all'universo del rock per collocazione convenzionale e di mercato, solisticarnente chitarrista tra ipiù lucidi, sofisticati ed emozionanti che la storia del rock possa vantare, capace di padroneggiare con disinvolnira i linguaggi del rock (non solo musicalmente), in grado con le sue performance dal vivo di comunica.re come pochi a.Itri il "senso" del rock, del rock ha però vigorosamente evitato l'inclinazione all'autoreferenzialità, la propensione alla "produzione di rock a mezzo di rock", la tendenza alla mitologizzazione di se stesso che ne rappresentano forse i più micidiali flagelli. Questa attitudine musicale "interna/esterna" al rock, non è però semplicemente il frutto di un'aggiunta al rock di suggestioni ricavate da Edgard Varèse e da altri compositori: avendo preso le mosse contemporanea.mente da Ya.rèsee dalla popular music, già in partenza Zappa si rapporta al rock con una spregiudicatezza del tutto particolare. Per quanto possa assurgere a collante della sua musica, il rock è, laicamente, un elemento fra altri del fare musica: di fronte ai materiali musicali Zappa si pone con una libertà di selezione e di manipolazione che non è condizionata né da una preliminare scelta di campo, né tantomeno dall'imperativo di dover fa.re i conti con una specifica tradizione e di portarla a traguardi ulteriori. Da questo punto di vista lamusica di Zappa non è propriamente "avanguardia", cioè non è sostenuta da una precisa fi_nalitàdi ricerca estetica assunta e tematizzata consapevolmente: è piuttosto il risultato di un atteggiamento empirico e pragmatico, privo di inibizioni, certo non estraneo alla culnira americana ma prezioso, tanto raramente si manifesta musicalmente in forme così vivaci e di carattere. Ma la prematura scomparsa di Zappa rappresenta anche un grave impoverimento per la musica di oggi perché ci priva di una delle ultime tra le grandi figure di sperimentatori contemporanei che sono riusciti a scavalca.re i confini del pubblico di un particolare ambito musicale per interessa.resettori di fruitori di musica più an1pie compositi, e che hanno assolto alla funzione di elabora.re linguaggi innovativi tenendo però al contempo aperto il dialogo col gusto di massa, e suscitando anzi passioni, se non nel più ampio pubblico, almeno in fasce certo non margil)ali di ascoltatori. Con lui se ne va uno degli ormai rari personaggi carismatici, che hanno contribuito a garantire una dialettica di invenzione e consumo, ad allargare gli orizzonti dell'esperienza musicale giovanile e ad intrecciarla con il gusto dell'utopia non solo musicale. Ciò che faccio deriva da una vasta gamma di tradizioni di altre culture e di altre epoche. Non è qualcosa che mi sono inventato dal nulla. Per qualcuno la mia musica suona come la più strana merda che abbiano mai ascoltato nella loro vita, ma se sai qualcosa di musicologia, allora la mia musica diventa ancora più divertente, poiché riesci a vedere come alcune di queste tradizioni si sono trasformate in ciò che faccio ora..E questa è proba.bi Imente una delle ragioni per cui godo di un certo apprezzamento fuori dagli Stati Uniti, perché quegli ascoltatori sono stati sottoposti ad una gamma più vasta dell'espressione musicale. C'è così poca varietà nei programmi radio americani, e non esiste più l'educazione musicale nelle scuole. Per cui, come può un ragazzino, che non ha mai sentito suonare un'orchestra o un quartetto d'archi, che non ha mai ascoltato un'opera o una canzone folk, avere la minima comprensione di ciò che accade nella mia musica ? (Gary Steel, "Ciao 2001", 1991.) Nel '67 eravate più vicini alla musica di Eric Dolphy che a quelladeiDoors. Come riusciva a rendere partecipi i suoi musicisti dei suoi punti di vista ? Alcuni membri del gruppo venivano dal jazz. Conoscevano pe1fettamente il lavoro di Eric Dolphy ed erano in grado di apprezzarlo. Capivano il mio modo di procedere, non avevo bisogno di forzarli. Fin dal!' inizio, eper via di certe sue composizioni, lei ha un po ' sempre fatto lafunzione di cauzione rispettabile al rock. Non le dà fastidio ? È qualcosa che non ho mai capito. Non che mi infastidisca. Ma sono anche capace di scrivere della musica semplicista. D'altronde non c'è niente da rimproverare a questo genere di musica. Quel li che se ne fanno un problema sono quelli che p~nsano che la musica semplicista non vale niente. Per avere diritto di cittadinanza non credo che la musica abbia sempre bisogno di essere complicata. Basta che sia una buona musica da ascoltare al momento buono. Quando era adolescente, che cosa l'ha tanto affascinato in Edgar Varèse ? Ho cominciato a suonare le percussioni nell'orchestra della scuola quando avevo dieci anni. In questo genere di formazioni la musica che ti daru10 da suonare generalmente è noiosa da morire: una nota di tom basso, un ding di triangolo ... Poi un giorno ho scoperto Ionisation, e per la prima volta mi sono reso conto di quel che si poteva fare con le percussioni. Gli altri se ne servono principalmente per rinforzare il resto dell'orchestra. (Serge Loupien, "Libération", 1991.) Quando venne il mio quindicesimo compleanno, la mamma disse che potevo stanziare cinque dollari (per noi allora erano molti). Mi chiese cosa volessi in dono e io risposi: "Invece di

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