Linea d'ombra - anno XII - n. 89 - gennaio 1994

STORICOEPACIFISTA. LELACRIMEDI E.P.THOMPSON FedericoVarese In una piccola città della Bulgaria, Prokopnik, si svolse nel 1946 una breve cerimonia: un rappresentante dei partigiani bulgari dedicò la stazione ferroviaria alla memoria del maggiore F. Thompson, un ufficiale inglese catturato nel 1944 e poi assassinato, dopo un processo-farsa durato mezz'ora, dai fascisti bulgari e dalla Gestapo tedesca. Frank Thompson ricevette, sempre in quell'anno, l'Ordine del Popolo e la Medaglia Militare per i suoi atti di eroismo. Iscritto al partito comunista britannico e studente ad Oxford, Frank era il fratello maggiore di Edward Palmer Thompson, uno dei più importanti storici e scrittori di lingua inglese di questo secolo, polemista, infaticabile attivista del movimento per la pace, fondatore di riviste che hanno segnato il dibattito culturale del dopoguerra in Inghilterra, come "Encounter" e la "New Left Review". In un'intervista televisiva di qualche mese fa, riproposta pochi giorni dopo la sua morte su Channel 4, Thompson e sua moglie Dorothy, a sua volta storica, hanno ripercorso la loro vita. Spesso, molto più spesso di quanto non volesse l'intervistatore, Thompson tornava con la memoria al fratello morto in Bulgaria: mostrava le foto del giovane Frank, le decorazioni, le insegne stradali che riportavano il suo nome. Ricordava il profondo imbarazzo del governo inglese per quell'ufficiale di Sua Maestà considerato un eroe nazionale da un paese comunista. I telespettatori avvertivano la terribile intrusione nella vita privata del vecchio storico, eppure era lui che sembrava non potersi staccare da quel doloroso ricordo. Ogni volta che nominava il nome di suo fratello, E.P.T. piangeva. I due Thompson assorbirono dai genitori "il meglio della tradizione liberale: il rispetto per i diritti e le opinioni degli uomini di ogni razza e colore, e la volontà di migliorare le condizioni delle classi lavoratrici in Inghilterra e nel resto del mondo", come E.P.T. scrisse a proposito di Frank in un libro a lui dedicato. La comune adesione al partito comunista non era in contraddizione, allora, con una genuina passione per le cause dei popoli oppressi: la solidarietà internazionalista di marca comunista era al servizio di movimenti di liberazione nazionale, in Bulgaria come sul fronte italiano, dove combatté il giovane E.P.T.; la campagna per l'indipendenza indiana, nella quale erano profondamente coinvolti i genitori, era compatibile con lo slancio internazionalista mostrato da E.P.T. nel 1947, quando andò in Bosnia come comandante di una "brigata" impegnata nella costruzione della fe1rnvia tra Samac e Sarajevo. Anche i gran sacerdoti dello stalinismo apprezzavano il recupero del passato nazionale e, sul giornale di partito "Arena", fu concesso ad E.P.T. di scrivere nel 1951 una veemente rivendicazione rivoluzionaria di William Morris. Da quell'articolo nascerà, quattro anni dopo, il suo primo lavoro storiografico di grande respiro e di notevole mole (900 pagine), William Morris - Romantic to Revolutiona,y, ripubblicato nel 1977. L'incompatibilità tra l'internazionalismo di fabbricazione MAESTR2I 5 sovietica e le aspirazioni nazionali e socialiste dei singoli popoli divenne sempre più evidente negli anni immediatamente successivi: dopo l'invasione dell'Ungheria, Thompson lasciò il partito e fino alla sua morte rimarrà un trouble-maker, un dissidente nel suo stesso paese; la definizione di trouble-maker non è casuale: presa in prestito da un librodi A.J.P. Taylor(The Trouble-Makers: Dissentover Foreign Policy 1792-1939, 1957), fa riferimento alla tradizione-minoritaria per vocazione - del radicalismo politico inglese, umanista, individualista ed empirista, dei Fox, Paine e Cobbett, pensatori molto amati da E.P.T.. Quella tradizione politica e culturale è stata ricostruita in maniera magistrale dello stesso Thompson in The Making of the English Working Class (1963). Ovviamente The Making contiene molto di più che una semplice ricostruzione: riporta gli individui al centro della storiografia marxista, contro ogni riduzione determinista e strutturalista; ricostruisce le fasi e i modi di formazione di un'identità collettiva, fornendo date di inizio e fine (1790-1830); precisa il nesso tra identità di classe, luoghi di socializzazione - club, associazioni ricreative - e riti collettivi, come le feste popolari; apre nuove prospettive per la storiografia sociale, assieme ai lavori coevi- di Hobsbawm, Rudé, Cobb e Soubul. Il libro fu attaccato da marxisti inglesi come Gerry Cohen e Perry Anderson per la sua scarsa scientificità. Secondo questi primi, severissimi lettori, Thompson usava una definizione "soggettivistica e volontaristica" di classe, dimenticando la lezione dei testi canonici del marxismo. L'accusa di scarsa ortodossia marxista era ad un tempo fondata e motivo di vanto per l'autore. La ricostruzione empatica delle "esperienze" vissute dagli operai inglesi serviva a Thompson a distanziarsi dal marxismo-leninismo scientifico, che proveniva da oltre cortina; al centro del libro vi era la classe operaia non come essenza astratta, "che potrebbe essere definita in termini quasi matematici", ma come esperienza di vita, propria di migliaia di donne ed uomini in Inghilterra. Gli fu rimproverato di mostrare un'attenzione eccessiva al contesto inglese, al punto di essere accusato da Tom Nairn di predicare una variante "nazionalista" e "populista" di socialismo, "segnata da eccessi romantici e da un empiricismo indiscriminato". Quale valore aveva quest'ultima accusa? Non vi è dubbio che E.P.T. abbia dedicato molte pagine agli esponenti di una linea politico-culturale prettamente inglese: da Morris a Paine, da Cobbett e Owen, fino all'ultimo libro su William Blake, pubblicato postumo a novembre (The Mark of the Beast: William Blake and Mora! Law, 1993). Non aveva difficoltà a riconoscere questa insularità egli stesso, come scrisse in The Poverty ofTheory (1978): "Toglietemi Marx, Vico e una manciata di scrittori europei, e il mio Pàntheon più intimo potrebbe sembrare un tea-party di provincia: un raduno metà inglese e metà anglo-irlandese". Tra le stelle del suo personale firmamento vi erano Milton e Swift, Wordswo1th e William Morris, uomini cui, " - al pari mio - non è mai stato permesso di frequentare quella compagnia antiquata (ma '1ispettabile') di aquilecomposta da Kautsky o Plekhanov, Bernstein o Labriola ... Bene, questo è quello che sono io, ed è ben povera cosa". Replicò alle accuse di nazionalismo con le più belle pagine sul significato e il valore dell'internazionalismo che io abbia mai letto. Rivendicò il suo essere "un internazionalista che parla in inglese", che non teme di confrontarsi con la tradizione politica e culturale del proprio paese, al pari del Gramsci studioso della storia politica e intellettuale d'Italia. Solo immergendosi fino in fondo nella propria cultura - sosteneva - si può comunicare con quelle diverse e distanti dalla nostra. Internazionalismo signi ficadiscùssione, dibattito, rifiuto, anche, di tradizioni dive1:se: il nuovo e l'esotico non erano valori in sé per E.P.T. Alcuni rifiuti di Thompson appaiono oggi

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