24 MAESTRI La guerra ha accelerato ancora di più la tendenza moderna all'ammasso, alla promiscuità e alla congiunta triste solitudine. La guerra separa gli amici, scioglie le famiglie, disperde le scolaresche, trapianta milioni di esseri dal loro ambiente naturale in ambienti sconosciuti dove si sentono estranei tra estranei. Ma il bisogno di viva e calda comunità nell'uomo è tuttavia così forte che perfino nell'orribile e inumana promiscuità bellica si formano spesso in segreto piccoli e forti nuclei di amici. Nelle trincee, nei campi di concentramento, nei carceri, nei gruppi politici clandestini, nei distaccamenti partigiani, si creano, tra uomini fino a ieri sconosciuti ma che un'intima affinità d'anima attira e fa subito riconoscere, legami autentici di forte amicizia. Quelli che hanno questa fortuna sopportano la guerra, la prigionia, la deportazione, l'illegalità, e finiscono con l'amarla malgrado le difficoltà materiali, a preferenza della vita comoda e pacifica di prima della guerra, perché vi han trovato qualche cosa che vale infinitamente di più del buon mangiare e della casa riscaldata: il rischio fraterno, una comunità elettiva. Nel cadaverico ammasso quelle sono le sole cellule viventi. Esse testimoniano l'immortalità dell'umano nell'uomo. La comunità vale più del comunismo. La socialità vale più del socialismo. Cristo vale più, infinitamente più, delpristianesimo. Se c'è qualche motivo di speranza, esso oggi non è riposto negli "ismi", non tanto nei partiti, quanto nella forte nostalgia degli uomini ad uscire ad ogni costo dalla forzata burocratica promiscuità e a ristabilire tra sé e il prossimo i legami di affinità, di ordine, di armonia, di solidarietà che solo la libertà consente e dai quali soltanto può nascere la comunità. La nostra avversione al fascismo è dunque molto di più dell'opposizione di un partito politico ad un altro. È un rifiuto sdegnoso del pecoriJe surrogato di "comunità" che esso promuove; è un bisogno di vera e autentica e libera comunità. Noi siamo socialisti perché sappiamo che questa comunità umana, ordinata, armoniosa, libera, è veramente incompatibile col grande capitale monopolista. Ma noi sappiamo che l'opposizione tra promiscuità e comunità può ripresentarsi disgraziatamente anche nell'interno del socialismo. Sappiamo che la fabbrica può essere disgraziatamente un carcere o una caserma anche senza padrone. Sappiamo che il partito, il sindacato, la cooperativa possono essere greggi promiscui d'individui impauriti, diffidenti, solitari, anche, disgraziatamente, dopo l'abolizione della proprietà privata. Noi aborriamo e rinneghiamo un simile degenerato socialismo con la stessa veemenza della forzata promiscuità impostaci dal fascismo e dalla guerra. Noi vogliamo un socialismo ad imm agi ne di quello che c'è di più umano nell'uomo e che realizzi il suo profondo e insopprimibile bisogno di libe1tà, di amicizia, di simpatia, di buon vicinato. Vocabolario Abdicazione. Atto generoso per cui un principe rinunzia alla corona che più non gli appartiene. Abuso di autorità. Gli atti di governo degli avversari. Gerarchia. Dal greco geron e archia, e significa governo dei vecchi. Ringiovanire le gerarchie significa dunque, alla lettera, ringiovanire i vecchi. È un'operazione chirurgica piuttosto delicata e che non sempre riesce. Granito. In geologia indica una pietra abbastanza dura e resistente, applicato agli uomini (ad es. legioni granitiche, fede granitica, gioventù granitica) il termine granito serve ad indicare le stesse qualità di durezza e resistenza ma solo per i giorni di bel tempo. Se piove, addio granito. Così dal temporale del 25 luglio 1943 in Italia c'è la crisi del granito. Prode. Dal latino pro-sum pro-d-esse e vuol dire semplicemente essere utile. Tuttavia nessuno chiamerà prode un muratore o uno scarparo o una levatrice, persone di innegabile utilità, ma spesso udiamo qualificare prode un militare per fatti di utilità per lo meno dubbia. Privato. Secondo l'etimologia significa cretino. Es.: appena un zurighese acquista un campicello nel Ticino la prima cosa che fa è di piantarci un palo con la scritta "privato". Quando si dice l'istinto. Le teorie come alibi Nessuna teoria, di per sé, rende l'uomo obbligatoriamente rivoluzionario; neppure una teoria rivoluzionaria. Di ogni teoria rivoluzionaria si può fare un uso reazionario. Vedete quello che è capitato al marxismo: molti vili se ne sono serviti per giustificare la propria viltà, la propria pigrizia, la propria ripugnanza ad assumersi responsabilità rischiose. -Caro mio, tu dimentichi il determinismo economico, tu cadi nel volontarismo, nell'idealismo piccolo-borghese, essi ti dicono. - Non devi dimenticare che le masse sono quelle che sono, e noi non dobbiamo distanziarci da esse, correre l'avventura. - I tempi non erano maturi, quest'è la verità. Sul quadrante della storia non c'era segnata la vittoria del socialismo e della democrazia, ma quella del fascismo. - Un paese povero di materie prime non può fare il passo più lungo della gamba. La politica deve basarsi sulle leggi economiche; se dimentichiamo questo, buona notte, dove va a finire la nostra dottrina scientifica? E così via. La stessa sorte è capitata al freudismo, che molti porci invocano per giustificare le proprie porcherie. E senza timore di sbagli are si può dire che nessuna teoria rivoi uzionaria, nessuna verità scientifica, morale, religiosa, accettata da uomini vili, si salva dal fornire alibi per la loro vigliaccheria. Un'analisi particolareggiata della condotta ignominiosa della quasi totalità degli intellettuali italiani negli ultimi venti anni ci darebbe un inventario completo degli alibi che, per tutto giustificare, si possono sapientemente estrarre dalle posizioni spirituali più pure ed elevate che la storia umana annoveri: da Socrate e Cristo fino a Mazzini. - Io ero nato per fare il corsaro, ama confidare ai suoi intimi il farmacista Eusebio. Ma la vita mi riservava un diverso destino. Il matrimonio mi fu fatale, e poi la professione, i debiti, ed ora, vedete, la gotta. Ma, parola d'onore, la mia anima era quella di un corsaro. Federalismo e socialismo li federalismo non è da confondere con l'autonomismo o regionalismo conservatore, di cui è anzi proprio l'opposto: questo infatti, esempio classico la Vandea, sorge nelle regioni più arretrate per salvare gli esistenti rapporti sociali minacciati dal progresso, mentre il federalismo è il coronamento di un vittorioso moto liberatore e rappresenta la forma più adeguata di autogoverno politico e amministrativo. Liberare e federare sarà la parolad' ordine della prossima rivoluzione europea.
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