LAFINEDI UN CONCORDATO. ILDOVEREDELLAVERITÀ IgnazioSilane a cura di StefanoMerli Archivio Effigie. È Silone stesso ad affermare nel beli issi mo Memoriale dal carcere svizzero che, uscito dal paitito comunista nel 1930, il suo "allontanamento da ogni specie di lavoro politico è stato completo e assoluto fino alla metà del 1941". Fino a quando cioè non entra di nuovo direttamente nell'attività di paitito, accettando la proposta rivoltagli dalla federazione socialista italiana in Svizzera, attraverso Olindo Gorni, di dirigere un Centro Estero del PSI a Zurigo, per raccogliere l'eredità del pai·- tito a Parigi, impossibilitato a funzionare, dopo l'invasione nazista della Francia; e per avviare un lavoro di riorganizzazione delle disperse file socialiste nella diaspora o clandestine in Italia. Si Ione non se la sente di passare da una milizia politica a un'altra, senza una pausa di riflessione critica e autocritica, per cui resiste alle pressioni di Carlo Rosselli perché si schieri con GL, e non segue nemmeno la pai·abola di altri ex-comunisti, che erano diventati trotskisti o erano rientrati nel partito socialista. Preferisce rimanere per un po' - come afferma- "un frai1co tiratore del socialismo". Tuttavia SiIone non si chiude completamente nel suo lavoro letterario (Pane e vino, La scuola dei dittawri, Il seme sotto la neve). Cerca infatti una forma di collaborazione indiretta con il partito socialista, attraverso Angelo Tasca, proponendo un supplemento mensile a "Il Nuovo Avanti" (per "chiarire dei concetti, emancipare la critica soci al ista dalla soggezione in cui si trova rispetto ali' apparato comunista"), che risulterà però incompatibile con la direzione di Nenni del giornale. . Interviene inoltre con articoli e interviste (non tutta questa produz10ne, peraltro non numerosa, è nota da noi) in cui cerca di impostare un lavoro ricostruttivo delle idee-forza socialiste, in vista di una prossima e sperata rentrée nell'angone politico in modo diretto, senza più la mediazione della MAESTR2I 1 letteratura e del giornalismo. "Linea d'ombra" ha già ripubblicato l'intervista del 1938 a Clement Greenberg, nella quale sono anticipati i tratti essenziali del suo socialismo (liberale, etico, antistatalista e federalista) e del suo futuro programma (il "terzo fronte", il fronte Italia autonomo sia dagli occidentali che dai russi); sinopie di un disegno politico che egli sviluppa con la direzione del CE e del PSI dal 1941 al 1944, quando rientra in Italia, dopo sedici anni di esilio, per controllare più efficacemente le mosse di Nenni, che ritiene succube di Togliatti e di Stalin. Dopo la importante intervista alla "Partisan Review", il lettore d! "Linea d'ombra" può ora scoprire un altro di questi scritti non ancora noti in Italia, che sono però tasselli indispensabili per lo studio di Silone socialista, tanto più preziosi perdurando l' ermeticità comico-terzinterzionalistica con cui sono ancora preclusi agli studiosi i suoi archivi. L'articolo Lafìne di un Concordato è apparso nell'agosto 1940 sul mensile in lingua italiana "Il Mondo" (pp. 22-23) che precedentemente aveva pubblicato l'intervista di Greenberg, tradotta da Sergio Funaro. Questa rivista era stata fondata nel 1938, con il contributo dei sindacati italo-americani, da Giuseppe Lupis, un socialista emigrato. Grazie anche al contributo delle più prestigiose firme di Salvemini, Borgese, Lionello Venturi, Sforza, Nenni, Modigliani, Trentin, Lussu, Sturzo, ecc. si accredita subito ad un alto livello rispetto alla stampa antifascista italoamericana, e a pai·tire dal 1942 pubblica anche i primi documenti del movimento clandestino, quelli del Comitato d'Azione per l'Unione del Popolo Italiano costituito a Tolosa tra il PSI, PCdI, GL e quelli del Centro Estero del PSI di Zurigo diretto da SiIone. , L'articolo di Silone viene stampato nel numero del!' agosto 1940, con un ritardo rispetto all'avvenimento commentato, dovuto certamente alle difficoltà della trasmissione. Un anno prima, nell'agosto 1939, si era consumato il "turpe abbraccio" tra Hitler e Stalin sulla pelle dell'antifascismo (anche di quello comunista, che pure, come da copione, applaude). · Mentre l'antifascismo socia! ista e democratico è scosso dalla indignazione e cade in una fase di profondo smarrimento, essendogli venuto a mancare la sponda sovietica, non altrettanto si può dire del movimento comunista occidentale (compreso quello italiano), che nel complesso, dopo l'imbarazzo delle prime ore e salvo qualche crisi individuale, si allinea alle posizioni di Mosca. I pa1titi comunisti rinfocolano immediatamente il mai sopito peggiore antisocialismo e si impegnano in una disperata campagna giustificazionista in difesa di Stalin, che, secondo Togliatti, proprio grazie al Patto, stava strappando "allo sfruttamento capitalistico e all'oppressione antinazista tredici milioni di lavoratori dell'Ucraina e della Bielorussia occidentale". Mentre i ranghi comunisti si rinserrano e resistono nel complesso confermando la loro fedeltà al partito, le file degli intellettuali e dei compagni di strada vengono invece scompaginate dalla bufera. Pochi rimangono impassibili di fronte ad avvenimenti incredibili ed inauditi. Alcuni, i benpensanti, si aggregano al machiavellismo (il Patto visto come "stratagemma" contro Hitler e come "vendetta" contro le democrazie) e ai miti ("il partito ha sempre ragione"), per cui confermano la loro cieca fiducia in Stalin. La maggior parte si sen.teperò tradita erompe quel "concordato" che si era stabilito nel decenni precedenti tra gli intellettuali di sinistra (che, come dice Stalin, avevano gli occhi "solo per portare gli occhiali") e il comunismo russo, dipinto e cantato come il vertice delle più alte aspirazioni dell'umanità. "Ci eravamo sbagliati - ammette ora Max Eastman -. Non si può servire la democrazia e il totalitai·ismo". Silone aveva già consumato precedentemente questo strappo, ben prima degli stessi processi di Mosca. "Non potevamo continuare ad esitai·e nella scelta tra la Ghepeù e le sue vittime", ricorda nella Situazione degli ex, una conferenza che tiene a Zurigo nel 1942. Tuttavia La fine di un Concordato, pur gonfio di indignazione, non si ferma alla denuncia, ma approfondisce terni sui quali Silone ritorna più volte, anche in seguito, affondando il bisturi dell'analisi sui bubboni del rapporto mistico che si instaura tra comunista e partito, sugli opportunismi che tengono legati l'intellettuale alla politica di potenza sovietica; e ribadendo il dovere l'intellighenzia di "dire la verità", sganciandosi dal rapporto stru.mentale e subalterno con le burocrazie politiche, anche quelle che pretendono di parlare in nome della classe operaia.
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