Linea d'ombra - anno XII - n. 89 - gennaio 1994

- "Linead'ombra"organizza Duegiornatedi incontroedi studi PERCARMELO BENE Perugia,PalazzodeiPriori SaladeiNotari 14-15gennaio1994 Intervengono: AdrianoAprà,GianniCanova,Roberta Carlotta,CarloCecchi,DanieleCipì&FrancoMaresco, MimmoCuticchio,GoffredoFoti,PiergiorgioGiacchè, GaetanoGianiLuporini,MaurizioGrande,Sandro Lombardi,MarcoManchisi&FabrizioMaselli,Jean-Paul Manganaro,MarioMartone,PaoloMereghetti,Claudio Morganti,EnzoMoscato,SilviaPasello,TullioPericoli, FrancoQuadri,AndreaRenzi,NicolaSavarese, EmilioTadini,GianniTurchetta. LeGiornatesonoorganizzateincollaborazioneconl'associazione culturaleExotopiae conil concorsodellaRegioneUmbria, delComunedi PerugiaedellaProvinciadi Perugia. la Rivisteria Librinovità • riviste • video Lostrumentoperi lettoridiLinead'ombra VI RACCONTIAMO ILLIBRO EANCHEL'EDITORE 1.500nuovititoliognimesesuddivisi perargomento persaperesemprecosacomprare 20nuoverivisteognimese peresseresempreaggiornati e poi... notizieanalisidell'editoria e delmondodelvideo, ilprofilodipiccole grandicaseeditrici, interventideiprotagonisti Abbonamento 1994L.87.000ccp19689207 Guidaragionatadeiperiodici italianiL.160.000 (sconto10%agliabbonati) StrumentiEditoriali,ViaVerona9 - 2013SMILANO Tel.02-S83010S4/427- FaxS8320473 20 MAESTRI mestiere stesso. "Individuo" infatti, nell'accezione paiticolare di Chiai·omonte (chi cioè 1iesce a sepai·arsi, anche temporaneamente, dalla massa, dalla collettività presa ali' ingrosso, e a ritrovare passioni e ragioni personali), può diventarlo chiunque. E così avviene in Italia, dove lo è molto più il commerciante di Capo d'Orlando che si ribella all'estorsione mafiosa dell'intellettualeartista chiuso nella sua illusoria identità conformista ed "eversiva". E anzi si potrebbe dire che l'individuo resiste a ogni totalità non per qualche sua attitudine vi1tuosa e magnanima ma proprio per quanto vi è in lui di inerte, di imperfetto e di "evasivo" (l'uomo "sfugge" sempre, è restio di fronte a qualsiasi mutamento gli si vuole imporre), come ci ha tra l'altro mostrato la grande letteratura russa. fl pensiero di Chiaromonte intorno al Male rappresenta il punto più avanzato cui si possa spingere una cultura di ispirazione laica e immanentistica: e anzi è forse l'unica forma accettabile per noi di laicismo. Rifiuto di fedi inattuali, di dogmi consolatori, ma anche e soprattutto un sentimento poco laico della ineliminabilità del male (sia storico che naturale): il male è qualcosa di misterioso, che appartiene al "fondo antiumano e violento del cosmo", all'enigma del mondo, e che è vano pensare di imbrigliare attraverso la forza o di ridurre interamente a qualcosa di noto (Capitalismo, Tecnologia ...). In paiticolare atei razionalisti e cristiano-cattolici sono accomunati dall'illusione di potersi servire per uno scopo buono della Forza, che invece è qualcosa di oscuro e fatale (come traspare da Guerra e pace). Chiai·omonte non se la prende tanto con la fede nel progresso (che ha tra l'altro prodotto la democrazia moderna) ma con l'identificazione di progresso tecnologico e progresso morale, con il culto dei fatti compiuti, con "l'inflazione egomaniaca", con l'idea che non vi è limite al miglioramento materiale e morale del1 'uomo. Dal che discende non una posizione fatalista, quietistica, ma soltanto un sano ridimensionamento della patte, impmtante ma relativa, che spetta alla politica nell'esistenza dell'uomo (e l'assunzione di quest'ultima come frammento di "un tutto che ci rimarrà per sempre imperscrutabile"). Ora, la natura indocile e arcana della Necessità (che muove cose e persone), l'ingovernabile elemento demonico presente nel fondo dell'animo umano, doveva ce1to turbare e perfino spaventare Chiaromonte, che a volte sembra rifugiarsi in una sorta di "intellettualismo" filosofico; come quando ad esempio proprio lui, così tolstoianamente legato alla dimensione degli affetti (contrapposta a quella della Storia) enfatizza, rispetto all'attività aitistica, il dominio della mente su sensi e affetti. Come se il contrario, l'abbandono irresponsabile e senza calcolo alla vita affettiva, fosse qualcosa di molto reale ma anche di minaccioso, da cui difendersi. C'è poi un aspetto della meditazione di Chiai·omonte, della sua paiticolare cifra stilistica, che potrebbe essere considerato un limite, ma che lorende più vicino a noi e alla nostra condizione intellettuale. Penso a una insufficienza di spessore teorico, a certa ingenua sproporzione tra affermazioni epocali, di grande po1tata e un'ai·gomentazione troppo ridotta all'osso. I suoi autori sono Omero, Platone, i sofisti e i tragici greci, Dante, Shakespeai·e, Kant, Tolstoj, Stendhal, Dostoevskij ... e poi la migliore saggistica novecentesca (la Wei 1, Camus, laArendt, Russe Il,Ortega y Gasset, Malraux, etc.). In omma riferimenti di prima qualità, ma a volte come "bruciati" in un semplice passaggio della riflessione, edi ciò era ben consapevole l'autore: chi ha il desiderio di comunicare con i propri simili, con la comunità, deve piegarsi al linguaggio corrente fatto di formule, al linguaggio della massa, "miscuglio di scelto e di volgare". In questo eclettismo, in questa miscela di verità partecipata e di ragionamento finalizzato alla persuasione, di alta cultura e di prosa giornalistica, di nostalgia per la contemplazione e di 1itmo febbrile del discorso, si rispecchia direi quasi affettuosamente la ambigua condizione dei lettori di oggi.

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