ESILIO Lorenzo Mattotti Esilio. È questo che ha caratterizzato questi miei ultimi dieci anni passati a disegnare fumetti. Esilio forse voluto, ma anche subìto: in Italia, cosa deprimente e sconcertante, a pochissimi interessava il mio lavoro. Proprio dieci anni fa, nel 1983, usciva Fuochi. Era la fine di un ciclo, di una ricerca che mi schiudeva nuovi orizzonti culturali, e anche fisici: i lettori non italiani. Avevo finalmente raooiunto l'obiettivo al quale - lo so adesso - tendevo da bb quando avevo preso in mano le prime matite: fondere la tradizione classica dell'avventura a fumetti con la ricerca di un linouaogio soooettivo quasi afono, nel quale la capacità di b b bb ' comunicare fosse quasi per intero affidata al colore puro. Colori e materia come trama e ordito di una storia. Mi si aprirono vasti spazi di esplorazione - e di sfruttamento - in zone limitrofe, dall'illustrazione alla pittura, passando attraverso l'illustrazione di moda, catalogata come espressione effimera. Il fumetto d'autore, nel frattempo, entrava in crisi. Anche grazie a me e agli altri autori del gruppo "Val voline" - come in tanti non si stancano di ripetere ancor oggi. "Alter" e Da "Le stanze dell'angelo" Giorgio Manacorda Ti vedo come un giocattolo rotto o una statua di cotto spaccata caduta da un frontone barocco, angelo sciocco - o un po' tocco è chi ha potuto pensare che tu potessi volare. Tu per aria, tu che sei di tufo e d'arenaria! Mortali uccel I i dell'anima, appaiono all'alba sulla soglia travestiti da roditori, signori del crepuscolo rovesciato, segnano sulla lavagna del cielo dove abbiamo sbagliato. Mentre la luce rinasce noi confondi-amo ancora angeli e topi. Pipistrelli popolano la mente, che risente di secoli di storia demente. 86 "Frigidaire", le testate simbolo del genere chiudono o sopravvivono. Gli autori vengono accusati di non saper più raccontare, di aver perso il rapporto con i lettori'. E così trovano spazio solo la tradizione "corto maltese" e il più antico genere del mondo: l'erotico-porno. Intanto, i più pragmatici americani assorbono tutte le esperienze di ricerca, europee e sudamericane, riuscendo a dare linfa nuova ai loro supereroi. Di lì a poco, il nuovo credo varca l'Oceano e fa migliaia di accoliti fra le nuovissime e meno nuove generazioni. All'autore italiano tacciato come postmoderno, avanguardista, narcisista, virtuosista, pittorico, criptico, oscuro, incomprensibile-potrei continuare ancora-non restava che cercare altri mercati che, chi sa per quale miracolo, accettassero anche autori non di massa. Emigrare, appunto. D'altronde, la compagnia in Italia non era delle migliori. Gran parte degli autori si sentiva obbligata a disegnare, una pagina sì e l'altra no, parti anatomiche femminili. Oppure un uomo mascherato con qualche superqualità, o superdifetto. Oppure a riciclarsi nel genere satirico-politico: ridere del saputo e risaputo, per riconoscersi e consolarsi un po', andava, va, e andrà sempre forte nel nostro paese. L'unico momento di aggregazione, forse di originalità, sicuramente di stimolo' per giovani disegnatori, fu la pubblicazione di "Dolce vita". Per due anni, la rivista sperimentò una formula che si staccava dai soliti canoni ghetto dei giornali a fumetti. Non trovò, però, una vera base di pubblico, sempre alla ricerca di qualcosa di riconoscibile e consolatorio. Assediato da questo panorama generale, mi sono sentito sempre più libero di seguire le mie proprie tracce. Ero innocuo. Le illustrazioni, quelle di moda soprattutto, mi hanno permesso di sopravvivere slegato dalle leggi del mercato del fumetto. Ma anche di sviluppare il mio personale, soggettivo codice poetico. Criticabile, ma difficilmente catalogabile. Testimonianza della possibilità di qualcosa d'altro. Fortunatamente, ho potuto continuare a disegnare i miei amori e i miei deliri, grandi e piccoli. E a stamparli per un piccolo pubblico di fedeli. La mia idea di fumetto credo sia rimasta la stessa. Grande varietà di linguaggio, che può testimoniare poeticamente esperienze personali e che parla a un ristretto numero di lettori, senza chiudersi a un pubblico più vasto. È da questa concezione che è nato il tentativo di dare vita a una collana letteraria di libri a fumetti con la Feltrinelli. Non la ricerca di best-seller. Non l'uso del fumetto come codice facile da digerire. Al contrario. Mi interessava pubblicare per una casa editrice con una tradizione alle spalle fumetti che, per la ricerca personale e atipica sia del segno sia della parola, si staccassero dalla produzione corrente. Nelle intenzioni, anche il tentativo di ineditealchimieespressivecon il coinvolgimento dei nuovi autori della letteratura italiana. La logica del consumo e del commercio ha tagliato sul nascere le ali al progetto. L'idea di presentare autori atipici non mi sembrava così utopistica come si è rivelata. Illusioni. È possibile che il fumetto d'autore per poter esprimere se stesso debba tornare alle origini. Carta povera, piccoli editori, spesso gli autori stessi che si producono. Ma deve assolutamen~ te liberarsi dall'idea di somigliare a "Dylan Dog" - o chi altn - per esistere. Le forme sono infinite. Noi non ne usiamo ohe una piccola parte. Peccato. Amen.
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