'83/'93 • IL FUMEffO AH, DYLAN DOG! AZZERAMENTODELLARICERCA? Giancarlo Ascari È impossibile leggere le evoluzioni del fumetto italiano nell'ultimo decennio senza rifarsi alla situazione del periodo precedente. Infatti gli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta erano stati quelli in cui si era affermata la figura dell'autore-creatore del Personaggio (Crepax-Valentina, Pratt-Corto Maltese); e dal successo di questi era derivato un atteggiamento nuovo di attenzione verso il fumetto da parte della cultura ufficiale del nostro paese. Proprio quei due autori rappresentavano bene i due filoni principali di quell'epoca: le storie oniriche di Crepax in cui convivevano citazioni cinematografiche da Eisenstein a Fellini con echi dell'Ecole du Regard e la narrazione classica di Pratt, erede del romanzo d'avventura ottocentesco, ma attenta ad evocare le tensioni di '68 e dintorni. Su queste due gambe il fumetto italiano aveva fatto il suo ingresso in società, dimostrando di possedere uno spettro di capacità espressive tale da poter interessare non solo i ragazzi, ma anche gli adulti di buona cultura; e la rivista "Linus" era stato il grimaldello più attivo nell'aprire quel varco. Ritroveremo poi spesso quei due differenti approcci al mezzo, che continueranno ad opporsi e a mischiarsi negli anni seguenti, in un continuo incontro-scontro tra il racconto lineare e consequenziale e la narrazione che procede per analogie e salti narrativi. Nel frattempo, nel mercato di massa dei comics, da sempre dominato dai colossi Bonelli e Disney e dalle serie di super-eroi americani, iniziavano ad aprirsi vistose crepe causate dalla fuga di molti lettori di fumetti verso un mezzo nuovo e potente, la televisione nella sua evoluzione colorata e commerciale. Alla fine degli anni Settanta, nel '77, si era intanto avvicinata al fumetto una generazione di autori provenienti da altre esperienze, il teatro, la musica, la politica. In particolare la rivista "Alteralter", allora diretta da Oreste del Buono, che pubblicava le innovative sperimentazioni dei francesi di "Metal Hurlant" e gli intensi racconti espressionisti degli argentini Munoz e Sampayo, iniziò a dare spazio a nomi nuovi come Pazienza, Scozzari, Brandoli e Queirolo, Mattotti; che portavano nelle loro storie una capacità di narrare il quotidiano àssolutamente inedita. Era la prima generazione di autori cresciuti leggendo fumetti senza sensi di colpa o snobismi, che si diedero a usare il mezzo con totale naturalezza, riversandovi temi e linguaggi provenienti quasi in presa diretta dalla cronaca. A questi rispose un pubblico nuovo anch'esso, figlio della scolarizzazione di massa: non più un'élite culturale che si dilettava di fumetto, ma un'ampia area di lettori che si riconosceva in quelle storie, in un rapporto di simbiosi tra autori e pubblico che non richiedeva più la mediazione del Personaggio. Ecco così che ali' inizio degli anni Ottanta lo smalto dei vecchi maestri come Pratt e Crepax si mostrava un po' appannato, mentre la macchina del fumetto italiano iniziava a prendere una corsa sghemba e ondeggiante, all'inseguimento di quel pubblico nuovo, che si rivelò ben presto più nomade e sfuggente del previsto. Su quella macchina salivano e scendevano in molti, perché improvvisamente il fumetto stava diventando un mezzo interessante e di moda. Alcuni si fermavano lì solo un poco per guardare come funzionavano i meccanismi, altri pasticciava84 no coi comandi, molti consultavano mappe e davano consigli. Nel frattempo continuavano ad apparire nuove riviste, mescolando un po' alla rinfusa le cose nuove ad altre di sapore più antico, finché nel 1980 la nascita del mensile "Frigidaire" parve indicare decisamente la direzione che avrebbe caratterizzato il decennio successivo. "Frigidaire", fondatadaungruppocompostodaScozzari, Pazienza, Tamburini, Mattioli, Liberatore, Sparagna, che prima avevano dato vita al giornale "Cannibale" e poi erano transitati per il settimanale satirico "Il Male" (e basti la sequenza di queste testate per descrivere la veloce mutazione del clima dell'epoca), così sintetizzava la propria filosofia nel l'editoriale del suo primo numero: " ... L'idea che viviamo in un tutto coerente, aggravata dall'altra idea, o meglio ideologia, che tutto questo sia razionale, spiegabile, continuo, è un'idea poco verosimile, perfino curiosa. Essa ci costringe alla commozione, ci riscalda, facendoci credere parte, soggetti, protagonisti addirittura, di avvenimenti con i quali intratteniamo rapporti equivoci. In altre parole ci impedisce di guardare. 'Frigidaire' invece è un'occasione per lo sguardo. Conserviamo su quella imprecisata categoria che è l'attualità una ironica distanza ...". Ecco dunque la doccia fredda che chiudeva con il tempo dell'impegno politico e apriva gli anni Ottanta, affermando il primato dell'estetica sull'etica, dello spettacolo sulla realtà. "Frigidaire" presentava fumetti, servizi fotografici e reportage composti in un gelido e accattivante impasto di violenza, velocità ed eleganza; e si proponeva dunque come un nuovo modello di rivista, in cui i fumetti erano immediatamente e con naturalezza accostati ad altri mezzi espressivi. Il suo stile venne rapidamente ripreso da altre testate, soprattutto di settori legati alla moda e ali 'immagine, poiché, nel suo frullare freneticamente vari generi, rappresentava l'apparizione del concetto di post modem nel fumetto; e con notevole anticipo rispetto al suo successivo affermarsi in altri campi. Per sancire questo passaggio era però necessario resuscitare il Personaggio, la proiezione che esorcizzasse le frustrazioni e le sconfitte politiche che aveva subìto la nuova generazione di lettori di fumetti. E su "Frigidaire" nacque Ranxerox, l'androide mutante che si muove con violenza cieca in una Roma del futuro, in cui è stato creato da un gruppo di studelinquenti. Se i fondatori di "Frigidaire" provenivano da un'area romano-bolognese, tutto bolognese era invece il gruppo composto da Jori, Brolli, Igort, Carpinteri e Mattotti che, concentrando la propria attenzione sul fumetto, avevano preso il nome di "Valvoline". Essi, estremjzzando ulteriormente l'attenzione per l'estetica, realizzavano lavori di grande qualità grafica in cui facevano confluire tutta una serie di riferimenti alle avanguardie artistiche del Novecento, fino ad allora ignoti al fumetto italiano. Con precisi richiami chi al realismo magico chi al futurismo, gli autori di "Val voline" privilegiavano una narrazione lirica contrappuntata da immagini di grande impatto spettacolare, presentandosi con tutti i caratteri tipici della corrente artistica. Vi fu allora una corsa, sia da parte di "Frigidaire" che di "Alteralter", che mostrava i primi segni di declino, all'inseguimento di quella nuova
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