Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

tradizione e l'origine, più che nel suo scontro con la convenzione. Si cercano oggi le radici della rappresentazione nel performer e nella sua capacità di esplorare e ricreare attraverso l'azione gli elementi primari di una possibile antropologia del teatro. E si cercano, fuori dalle formule dell'organizzazione e distribuzione produttiva, le forme originali del radicamento del teatro nel suo tessuto sociale. Naturalmente, soprattutto oggi, ogni radicamento porta con sé, accanto al problema del l'identità, quel lodel confronto. Il gruppo interetnico non è solo un portato della nuova realtà del nostro Occidente, ma una precisa indicazione di ricerca ed espressione di campo d'azione. Del resto, quando il teatro s'è posto i I problema del le proprie frontiere, si è contemporaneamente trovato ad affermare la necessità di un'indagine transculturale delle proprie tecniche. L'azione del dramma non può non risentire di questo travaglio sulle origini e inevitabilmente recupera, dal versante della scena e non da quello della letteratura, la più ricca sperimentazione sulla narrazione che la scena abbia vissuto negli ultimi decenni. Il racconto dei singoli attori nutre il dramma, genera affabulazione, solletica ed evoca fonti popolari, crea condizioni festive, accorda nuove funzioni al coro. Il narratore diventa modello per la relazione fra attore e spettatore, e dà vita ad un nuovo progetto drammaturgico. La drammaturgia dell'esperienza cerca di attivare cortocircuiti fra i punti d'azione dell'attore e gli snodi del racconto. Il lavoro dell'attore su se stesso diventa costruzione di un vocabolario di gesti e di una sintassi di associazioni in cui i vissuti dei protagonisti dell'atto teatrale (dall'attore allo spettatore) non si autorappresentano ma si oggettivano nello spazio della scrittura scenica. Così il teatro sostituisce al gruppo, ai suoi possibili cori quella ritualità nella quale trovano ritmo comune il passo dell'interprete e quello del testimone. 74 Ogni sabato dal 18 settembre Mongolfiere Storie, favole, avventure Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni Louisa May Alcott Piccole donne 1 Louisa May Alcott Piccole donne 2 Lewis Carroll Alice nel paese delle meraviglie Mark Twain Le avventure di Huckleberry Finn 1 Mark Twain Le avventure di Huckleberry Finn 2 Ferenc Molnàr I ragazzi della via Paal Jerome Klapka Jerome Tre uomini in barca James Matthew Barrie Peter Pan Charles Dickens Il grillo nel focolare Jonathan Swift I viaggi di Gulliver 1 Jonathan Swift I viaggi di Gulliver 2 Anche i I laboratorio, che tanta parte ha avuto nei maestri delle nostre generazioni, si ridefinisce, non tanto nelle sue funzioni, quanto nelle sue modalità costitutive. La dimensione artigianale, di un artigianato d'arte, viene sottolineata rispetto alla precedente enfatizzazione del dato scientifico (legato a una ricerca sperimentale protetta nelle sue diverse fasi da ogni necessità di dimostrazione) o di quello "settario" nel quale si sottolineava maggiormente il legame mistico fra tecniche e fini della ricerca. In ogni caso si accentua fortemente la dimensione pedagogica del laboratorio, sia come spazio di trasmissione e contaminazione che come disciplina artistica e consapevolezza morale del proprio statuto nel mondo contemporaneo. Tutti i maestri del Novecento hanno posto la domanda etica al centro del rapporto arte e vita: sia che accentuassero l'impegno sia che ne celebrassero la gioia. Hanno creato regole per il teatro, allenamento, luoghi appartati, giardini, perché potesse ridefinirsi come organismo in trasformazione. Ma su questo piano c'è ancora molto da fare, soprattutto nel rapporto fra interno ed esterno del teatro: sua volontà e sua rappresentazione. Del resto il visto di censura accompagna ancora le "opere a rischio": a rischio di chi, di cosa? E lo scandalo, quando esplode, non riguarda gli artefici del teatro ma i limiti del suo proporsi. Proporsi, qui, a noi in questo tempo di guerre. Perché oggi non possiamo parlare di teatro prescindendo da questa consapevolezza: conflitto, peripezia, catastrofe, destino sembrano tornare ad essere sulle scene contemporanee i campi d'azione di soggetti che troppo a lungo hanno contemplato èon indulgenza la loro crisi. E se è vero che nella guerra e nella passione sono le due possibilità di nominare il destino tragico, nell'identico segno della follia, come sostiene Simone Weil, è anche vero che la tragedia non è tutto il teatro che oggi possiamo costruire. Ogni lunedì dal 20 settembre Italiana Classici da rileggere ITALO SVEVO IL BUON VECCHIO GIACOMO CASANOVA IL DUELLO CAMILLO BOITO SENSO ALESSANDRO MANZONI STORIA DELLA COLONNA INFAME LUIGI PIRANDELLO LA PATENTE UGO FOSCOLO LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS VITTORIO IMBRIANI DIO NE SCAMPI DAGLI ORSENIGO • •• ~I FEDERIGO TOZZI TRE CROCI CARLO COLLODI LE AVVENTURE DI PINOCCHIO GIACOMO LEOPARDI DEI COSTUMI DEGL'ITALIANI MATILDE SERAO IL VENTRE DI NAPOLI GIOVANNI VERGA VITA NEI CAMPI EDMONDO DE AMICIS AMORE E GINNASTICA ETTORE PETROLINI MODESTIA A PARTE • • • ~

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