Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

_____________________ '83/'93 • L'EDITORIA TRESTORIEESEMPLARI Paolo Soraci Ritagliare nel flusso degli eventi una sequenza di fatti che rispetti i confini arbitrari del decennio, e che mostri anche una plausibile logica e coerenza, significa identificare in questo stesso flusso un punto di svolta, che segni la fine di un ciclo e l'inizio di nuovi equilibri e indirizzi. Decidiamo dunque che il decennio Ottanta-Novanta si apre all'insegna di tre storie esemplari, sotto il cuì segno si svolgerà in buona parte la successiva vicenda dell'editoria nel nostro paese. Proprio ali' inizio degli anni Ottanta, la casa editrice Feltrinelli, da almeno vent'anni voce e volto delle avanguardie letterarie e politiche, entra in una profonda crisi, di progetto in primo luogo e conseguentemente finanziaria. È successo infatti che in maniera repentina e "catastrofica" le è sparito il pubblico: nel volgere di pochi mesi sono finite le ideologie, la sinistra sembra essere evaporata. Un tracollo cui la casa editrice riesce a rispondere con una terapia d'urto e profondi interventi di restauro. Si riducono gli organici, si eliminano titoli e collane dal catalogo, si riducono le novità, si rivedono le linee editoriali. Una storia a lieto fine, visto che, grazie anche al fiato finanziario garantito dalla poderosa catena di librerie, nel giro di qualche anno Feltrinelli recupererà il pubblico perduto agganciando anche le fasce giovanili più curiose e alfabetizzate. Il miracolo è reso possibile da un catalogo epurato di gran parte della saggistica, specie politica, e rivolto piuttosto a una proposta di narrativa capace di unire alto livello letterario, serietà di contenuti e vocazione alla leggibilità. Quasi contemporaneamente, siamo nel 1982, la Rizzoli viene travolta da una storiaccia all'italiana che sembra un'anticipazione delle odierne cronache da Tangentopoli: nel suo tracollo entrano infatti il controllo dell'informazione, la P2, le banche, il Vaticano, i finanzieri d'assalto, e fanno la loro comparsa figure a diverso titolo tragiche come Sindona, Calvi, Ambrosoli. L'esito della vicenda vedrà l'estromissionedell'antica proprietà e l'acquisizione del gruppo da parte della Fiat, primo esempio di assorbimento da parte del capitale finanziario di un organismo editoriale. Uno scioglimento che, con le debite varianti e con vicende meno "romanzesche", vedremo all'opera ancora, ad esempio nella battaglia per Segrate tra Berlusconi e De Benedetti, al termine della quale la Mondadori vedrà di fatto estromessi gli eredi di Arnoldo. Anche qui la lotta sarà per il controllo di quotidiani e settimanali, ma di fatto ne resterà coinvolta la prima editrice libraria italiana. 1983: è la volta di Einaudi. Lo scivolone che la porta a un passo dalla chiusura e a un lungo periodo di amministrazione controllata dipende, è risaputo, da questioni squisitamente finanziarie. Resta il fatto che anche per Einaudi le difficoltà gestionali e finanziarie divengono in qualche modo "possibili" perché è entrato in crisi il ruolo culturale, il rapporto con i lettori: anche Einaudi, insomma, dopo quarant'anni di egemonia a sinistra, sconta la fine del ciclo. La casa editrice non chiuderà, ma, a differenza di Feltrinelli, finirà coll'essere assorbita da un grande gruppo editorial-finanziario, la Elemond di Fantoni e Berlusconi. In questo passaggio qualcosa va perso e non è, almeno in prima istanza, un problema di titoli: semplicemente, oggi Einaudi è un ottimo, grande editore, ma un editore come gli altri, appare finita la sua storica capacità di "produrre egemonia". O meglio, è finita una storia che consentiva egemonie. La natura prima culturale e solo conseguentemente commerciale della crisi di Feltrinelli ed Einaudi appare con maggiore evidenza se a contrasto si valuta il concomitante e definitivo affermarsi di un marchio come Adelphi: nata nel lontano 1962, infatti, lacasaeditricearrivaa un successo altamente di massa giusto in questi anni, grazie proprio al le sue caratteristiche di algida, e apolitica, preziosità. Sono queste tre storie esemplari che tracciano il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo successivo delle vicende editoriali: la fine di un'idea militante del l'editoria, l'ingresso massiccio del capitale finanziario nell'industria del libro e il suo inserimento nel più vasto mercato dell'informazione con un ruolo giocoforza ancillare, la sempre più accentuata concentrazione di sigle in grandi gruppi editoriali. Intendiamoci, tutti questi fenomeni non implicano di per sé tragiche e irreparabi I i conseguenze sul lettore finale. Di Feltri nel I i ed Einaudi abbiamo già detto, e in quanto a Rizzoli o Mondadori, dopo essere state comprate hanno continuato a fare quel che già facevano: una massiccia produzione per i I largo pub bi ico, di volta in volta dignitosa o atroce, divertente o noiosa, nella quale trovano di volta in volta spazio singoli libri, collane. o filoni anche di notevole valore letterario e culturale. I problemi sono altri, e consistono in rischi di omologazione sul lungo periodo, dovuti alla scarsa motivazione a sperimentare e azzardare che può spingere a tagliare le punte più avanzate, alla più difficile valorizzazione delle fasce alte del catalogo, alla sempre più breve vita dei libri imposta dai ritmi forsennati di una rotazione in libreria che potrà andare forse bene per De Crescenzo e Alberoni, ma che stronca i testi di meno immediato consumo, i quali si ritrovano espulsi dal circuito commerciale prima ancora di aver incontrato il loro pubblico. In compenso, un con-ettivo alle tendenze oligopolistiche e alle tentazioni all'omologazione del gusto arriva dalle dinamiche stesse dei consumi, che nel nostro paese, almeno loro, si sono ormai parificate a quelle nord-europee. Con la metà del decennio Ottanta tramonta definitivamente l'idea di un indifferenziato mercato di massa: si tratti di abbigliamento o elettrodomestici, cosmetici o alimentari, la torta dei consumi si fraziona sempre più in strati e segmenti, un fenomeno particolarmente accentuato quando si entri nel magmatico terreno dei consumi culturali, non esclusa neppure la televisione. In ambito librario, la segmentazione dei pubblici dà vitae fiato alle principali novità di questi anni,. il rilancio possente dei tascabili e l'affermazione della piccola editoria. Esplosi a metà anni Sessanta con il lancio degli Oscar Mon39

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