Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

culturali. Trasmissione apri-pista (anche nella satira politicéli)..Si presterebbe a una doppia lettura? Alla lunga sì. Ma come pretenderlo a video acceso. Piuttosto il cerchio si chiude attorno alla culla di "Linea d'ombra". Dal salotto in grigio da borghesia fintosinistra votata al centro di "Repubblica" al salotto spudoratamente colorato e rumoroso dei suoi figli, che almeno dichiarano la finzione, il gioco per il gioco, i lustrini per i lustrini. Tutto quello che venne dopo è sulla stessa falsariga. Cambiano i direttori (Agnes si dimette nel 1990, arriva Pasquarelli, forlaniano di ferro; dopo Cavallari, Ostellino e Stille il "Corriere" è nelle mani di Mieli, mentre la "Stampa" passa a Mauro). Accanto allo scalfarismo s'afferma il mielismo, che sembra contaminare numerose testate, anche quelle insospettabili come !'"Unità" diretta da Walter Veltroni. De Benedetti e Berlusconi si scambiano settimanali come fossero noccioline. "Repubblica" vende noccioline, inventando il giochino Portfolio e conquistando il primato tra i quotidiani italiani (siamo nel 1987), il "Corriere" replica con Replay e scavalca l'avversario, che lancia il magazine "Il venerdì" in replica al "Sette" del "Corriere" (siamo ancora nel 1987). Non si contano le imitazioni, concorsi, inserti tv, giochi a premi, gadget, eccetera. La stampa italiana è per il momento ricca, ricchissima, stracarica di pubblicità (i supplementi settimanali servono a raccogliere ulteriore pubblicità) dopo le grandi ristrutturazioni degli anni Settanta. Non è ovunque solida (vedi la crisi dell'"Unità", crisi soprattutto finanziaria e di altri quotidiani, dall'"Ora" di Palermo al "Tempo" di Roma) e l'apparente floridità fa gola a molti imprenditori vecchi e nuovi del settore (dal costruttore Longarini al finanziere andreottiano Ciarrapico). Finiranno male. Finirà male anche "Italia Oggi", nata sull'onda del trend positivo della borsa, quando pareva che gli italiani fossero diventati un esercito di azionisti, di giocatori di Borsa, più interessati ai listini che alle partite di calcio. Alle spalle di "Italia Oggi" c'era una casa editrice che aveva fatto la sua fortuna con i "corsi di formazione", altro mito yuppista dell'Italia anni Ottanta e con l'editoria specializzata. Conclusa la spartizione (aprile '91) tra Berlusconi e De Benedetti - il primo si mangerà la Mondadori storica (libri e periodici, "Panorama" in testa), il secondo "la Repubblica", "L'Espresso", i quotidiani locali (quattordici perun totale di quattrocentomila copie, tutti uguali: pubblicano articoli identici di politica interna ed estera, di economia e cultura prodotti dal!' Agenzia giornali locali) e la cartiera Ascoli - "Panorama" e "L'Espresso" riprenderanno la guerra, puntando l'un contro l'altro fucili, fionde, rivelazioni clamorose, denunce e soprattutto copertine: sempre uguali e per lo più dedicate all'anatomia femminile. li risultato sembra infelice. Si va di male in peggio, con appariscente inutilità, che sfiora il danno per chi legge, e con spudorata falsificazione. Lo negheranno, ma il modello del rotocalco italiano è diventato "Eva Express". Utilissimo torna ad essere "L'indipendente", che conferma la volubilità politica dei padroni. Messo in piedi da una cordata di industriali, sulla base di un progetto di Ricardo Franco Levi, per dimostrare la possibilità dell'esistenza di un quotidiano e di una informazione obiettivi, lontani dal Palazzo, assoldate firme illustri, sempre le stesse (Andrea Barbato, Arrigo Levi, Demetrio Volcic), affidata la direzione della redazione romana ad un giornalista britannico, John Wyles (ecco !'"indipendente"), affonda al primo viaggio. I padroni cambiano cavallo. Ricardo Franco Levi e Wyles sono tra i dispersi. Spunta Vittorio Feltri, che ha almeno un progetto chiaro: far da sponda alla Lega, che non ha un giornale. E "L'indipendente" si rianima e rivela una virtù: è il più "diverso" tra i quotidiani italiani, l'unico nel livore e nella faziosità che si distingua nella tragica passerella serale o notturna delle prime pagine (l'unico, dovremmo aggiungere, con il "Manifesto", in pesanti travagli economici e politici, al punto da richiamare alla 36 direzione Luigi Pintor, grande "vecchio" con l'autorevolezza del mediatore). "L'indipendente" di Feltri richiama una mutazione che rischia di divenire profonda, ideologica, ispirata dalle parole d'or- ·dine protestatarie, separatiste, ribelliste di Umberto Bossi. Lo si legge aMilano, nei barche vent'anni fa erano dei fascisti. Esordisce con quattro pagine di cronaca a Roma. Sfondasse darebbe un segnale importante e alla Lega la possibile patente di "forza nazionale".,pertante strade cercata (dal razzismo alI' antifiscal ismo ). Da segnalare la schiera di collaboratori: da Arturo Gismondi a Massimo Fini a O1-i'vieroBeha (da "Paese Sera", a "Repubblica" all'ospitale Terza Rete tv). Negli altri quotidiani nazionali si scopre il gusto macabro dell'omo1ogazione o addirittura la paura terribile di sentirsi diversi. LastraordinariaaJJeanza produce un'informazione finto brillante (e solo salottiera, soprattutto nella politica), finto approfondita (e invece solo dilatata), costellata dalle solite immarcescibili firme, frequentatrice di archivi (preferibilmente del Kgb o della Stasi) più che del nostro quotidiano vivere, fautrice di dibattiti e meglio ancora di litigi. Il mito della notizia rilanciato da Enrico Mentana (neo direttore socialista del neo telegiornale di Canale 5), più spazio alle notizie meno ai commenti, eccetera eccetera, trova più ascolto alla tv che tra i giornali. La guerra del Golfo ha acceso per tutti gli schermi della Cnn, di un modo un poco diverso di fare informazione (ricadendo nel mito, a tal punto che persino Cnn si è istituzionalizzata, divenendo per i nostri telegiornali la "fonte", come è capitato per le recenti storie moscovite di Eltsin, generali e carriarmati). Il decennio si chiude con la grande riforma Rai, via i partiti, dentro i professori per colmare un deficit miliardario, tagli di stipendi e tagli di reti. Le prime scelte sembrano lottizzate nel segno del vecchio centro, ma professionali, e proprio la professionalità apre qualche spiraglio (non per la terza rete, che nel gioco moralizzatore fa le spese per tutti, illuminante esempio del "nuovo"). Il decennio è tante altre cose ancora. Tantissime. Anzi la quantità è una specie di pietra al collo o di benda nera per i nostri occhi accecati. Se si dovesse tentare un bilancio, si dovrebbe appunto usare una poderosa bilancia. Si dovrebbe ragionare a peso e il peso sarebbe di quintali e di tonnellate: carta, titoli, pubblicità, parole versate, confusione. Se ci si addentra le sorprese sarebbero tante. Il "quarto potere" opera con apparente originalità soprattutto ,làdove il controllore politico è meno esigente, soprattutto "alleggerendo", spettacolarizzando, ridicolizzando (nel campo della cultura, ad esempio: quanti intellettuali, comici, satirici antiregimi sono stati inventati, nel nulla più che dal nulla). Ma sempre "giullari" si cercano, perché se della stampa italiana si dovesse valutare l'autonomia, basterebbe un misurino da farmacista. Continua una tradizione. La crisi del sistema politico, dopo tangentopoli, ha però creato qualche smarrimento. Sono finiti i tempi delle certezze. Sono cominciati quelli delle incertezze, dei poteri divisi e contrapposti. Non si saa chi dar retta. L'agitazione non ha liberato nuove coscienze. Restano quelle vecchie. Gli altri continuano con le loro facce eterne. Rientra nella tradizione delle nostre più nobili testate aver superato brillantemente ben altre traversie, ben altri rivolgimenti. Addirittura con spregiudicatezza. Nella sede del Circolo della Stampa di Milano, in uno dei più nobili (per architettura) e antichi palazzi della città, sfilano come quadri appesi in una galleria d'arte tante prime pagine dei più prestigiosi quotidiani italiani, nell'ultimo mezzo secolo, dagli osanna a Mussolini alla "spiegazione" delle leggi razziali, dal0 l'esaltazione delle imprese belliche alle democratiche campagne per Andreotti o perCraxi ... È un Blob agghiacciante, una vergogna. Eppure, con qualche aggiornamento, lo sventolio delle "belle bandiere" continuerà ...

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