Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

'83/'93 • LE PAGINE CULTURALI LAMARMELLATANO MA .È PROPRIOINDISPENSABILEFARRECENSIREQUESTOLIBRO8 Antonella Fiori Aprire i pacchi dei libri. Se non si è saldi di nervi s1 può arrivare al cinismo, provare la stessa indifferenza del cronista di nera davanti al centesimo cadavere che si trova tra i piedi ... I libri arrivano la mattina. Assieme alla posta, ai giornali. Il redattore della pagina dei libri li scaraventa sulla scrivania. Poi incide col tagliabalsa cartoni, scotch, spaghi, dopo aver aperto l'armadio dove stanno chiusi, con un lucchetto, gli altri libri, in attesa di essere recensiti, regalati, cestinati, rubati. Ci sono libri che arrivano da soli,. altri accompagnati dagli spiritelli degli addetti stampa delle case editrici, dei direttori editoriali, degli autori. Spiritelli che sbucano dai cartoni e dalle buste come pupazzi a molla dalle scatole a sorpresa ... Squilla il telefono. L'addetto stampa di una casa editrice vuole assicurarsi che siano arrivate le ultime novità. Farete una recensione? L'autore è disponibile anche per un'intervista. Oppure possiamo mandarvi le bozze per un'anticipazione. In questo caso, però, bisogna risentirsi, c'è prima "Panorama" ... Il i'edattore delle pagine culturali è pur sempre un giornalista. Titoli, occhielli, sommari, taglia, allunga, scarta, pesca dal mucchio dei pezzi inviati dai collaboratori, e soprattutto: dov'è la notizia? sono buone le mie fonti? quali sono i criteri per selezionare proprio quella e non un'altra:? La notizia è il libro, quello di cui lui pensa valga la pena di parlare. Ma quale "fa notizia", come si fa a sapere che ce n'è uno più importante degli altri? sinceramente: non si può sapere, non ci sono regole. La scelta è sempre in qualche modo "faziosa" (ma non è così anche per la politica, la cronaca, nera o rosa, il costume?). E se nel migliore dei casi la faziosità corrisponde a un progetto culturale della pagina o dell'inserto, nel peggiore, e più comune, significa cercare di accontentare tutti, editori, amici, collaboratori amici degli amici, spiriti e spiritelli che accompagnano i libri dalla casa editrice alla redazione. Ma poi, quando si è scelto, la domanda vera è un'altra: "come" se ne parla? Fonte indispensabile e insostituibile, l'addetto stampa della casa editrice promuove la sua merce come un normale piazzista. La recensione, l'intervista, l'anticipazione. La corsa alla novità che sta dietro all'anticipazione, all'arrivare primi (in cui sono allenatissimi settimanali come I"'Espresso", "Panorama", l'"Europeo") è la più ingannevole delle trappole nella quale può restare imprigionato il giornalista culturale, un alibi perfetto per nascondere la mancanza di idee. Che può essere dissimulata anche in altri modi. "Non voglio più fare recensioni dove ci si può nascondere dietro l'erudizione e l'eleganza" dice al telefono una collaboratrice. Americanista. Con molti collaboratori dopo aver parlato per due minuti di un libro su cui vorrebbero intervenire, alla fine il volume ti rimane sullo stomaco come un boccone pesante. Con lei la conversazione va avanti per mezz'ora e non accade. "Anche parlando di libri - dice - bisogna sforzarsi, ci 32 deve essere sempre un colpo di genio, un'idea." Miracolo: ha pensato al lettore. Un aspetto che l'avvicina all'immagine del collaboratore ideale: che non telefona ogni settimana per sapere se il suo pezzo verrà pubblicato la seguente, ha sempre un'idea folgorante, segnala un libro che non verrebbe notato dal redattore soffocato dalle novità, capisce se un argomento può essere di qualche interesse rispetto a una attualità politica, culturale o sociale, non insiste con la sua idea, ha il coraggio di dire che un libro è orrendo anche se lo ha scritto suo fratello. "Scusa, ieri sulla pagina culturale di 'Repubblica' hanno parlato del mio romanzo. E voi che fate?" Le pagine culturali degli altri giornali. Meno si guardano meglio è. Anche se il sabato aprire "Tuttolibri" è sempre di grande consolazione per noi dell'"Unità". Se in una pagina culturale prevale la marmellata tra vari argomenti, anche le recensioni dei libri sono lì per caso, imbarazzanti, compromessi di tanti tira e molla. Se risalta I 'effetto "lenzuolo", articoli lunghissimi, il più delle volte si tratta di collaboratori illustri ai quali non si può togliere una virgola. Sui settimanali, invece, è sempre più di moda la polemica. I pezzi dei critici vengono ridotti a "francobolli" (che in sé non sarebbe un male) dove si coglie a stento la trama del romanzo o i punti fondamentali del saggio. Pagine e pagine (box e controbox) invece sulle lettere (variante memoriale) dell'ultima amante segreta di Togliatti o Pippo Baudo. E Pasolini? Di lui si è già scritto tutto. Mancava solo un titolo: Pasolini leghista. Ci ha pensato !'"Espresso". · Sui quotidiani per scatenare queste polemiche non serve nessun grande pretesto. Bastano anche una frase (scritta tra parentesi) o un piccolo "spigolo" apparsi sul!' Inserto Libri dell'"Unità" per far parlare dieci belle teste pensanti. Un rapido giro di telefonate (ci vuole più tempo a mettersi d'accordo per decidere in tre dove andare al cinema la sera) e si può sperare di finire in un bel titolo su un quotidiano a maggior tiratura. Fonti velinare, collaboratori non sempre in buonissima fede (non è il caso di quelli del! '"Unità" che se scoperti con un piccolo peccatuccio vengono radiati anche dall'anagrafe), pagine culturali degli altri giornali da non prendere come esempi ... Qualcuno parla di resistenza ... e un imperativo ... "resistete!". Ma perché resistere? Confessiamolo, fin'ora copiare gli altri è stato molto difficile. Molto più semplice leggere, anche solo per poche pagine, i libri consigliati dalle case editrici, proposti dai collaboratori. E poi formulare un giudizio che è solo nostro. Che ci vuole, in fondo, a mettersi dalla parte di qua, dalla parte del pubblico, di chi compra il giornale e chiedersi: ma per la mia vita, per capire più me stesso e quello che accade, per il mio piacere personale soprattutto, "per me" che posso andarmene al cinema o a cantare il karaoke, è proprio indispensabile leggere questo libro? La maggior parte delle volte la risposta è no. Ma quando è sì è sì.

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