Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

IPERBOREA DAL NORD LA LUCE StigClaesson SAGADIRAGNARR CHISIRICORDA pp. 144. L 18.000 DIYNGVEFREJ Un anticoracconto pp. 184· L 22.000 islandesdeibattaglie Trasformatisi per e di sangue, di amore scherzoin ambito edimagiachespazia oggettodimetawri- dai gelidiregnidel stica,quattrovecchi Nordall'Inghilterra diventanoil simbolo anglosassone alla diunaciviltàchesta nostraToscanaU. no scomparendocon stimolanteincontro l'avanzardeellamo- conilmondolontaPl~~•I1' dernità e del consu- nodellaScandinavia JTIISITIO. medievale. !km1i.. '-1.•ni,·rup HenrikStangerup Eri< dc Kun:ic:f Ericde Kuyper FRATELLJOACOB ALMARE pp.376. L 30.000 ALMARE pp. 128. L 16.000 1500:nell'Europa L'eternoritornoc\d. dilaniattaraRiforma le vacanzeal mare. e Controriformae Un"Amarcordb'.elpoinelNuovoMon- ga nell'Ostenddaedo,lavitadiunfran- ~ gli anniCinquanta. cescanoalla ricerca ~ Lemagichgeiornate dellasuaUtopiaU. n .. dell'infanziariviste granderomanzovj. nell'intensitdàel vj. sionarioe provoca- verequotidiano. !Pl-ffi1i71\ tono. l"Pt:Jt/1011.J\ Via Palestro, 22 - 20121 Milano - Tel. (02) 781458 s:: 1ft Ragazzi senza tempo ~ V Immagini, musica, conflitti delle culture giovanili O pp. 288 L. 28.000 Un'indagine "in diretta" dell'universo giovanile ~ di fine millennio. ~ Saggi di Massimo Canevacci, Alessandra Castellani, Andrea Colombo, Marco Grispigni, <) Massimo Ilardi, Felice Liperi. Pina Bausch Teatro dell'esperienza, danza della vita C'O pp. 200 L. 20.000 I I Un mito del Tanz theater: la vita e l'opera ""' di Pina Bausch nell'analisi di filosofi, scrittori, - I'\ studiosi di danza e di teatro. V, Ballettografia, filmografia e bibliografia aggiornate. o(.) Edizioni Costa & Nolan Via F. Romani 8 16122 Genova Da gennaio distribuzione Gruppo Ugo Mursia Editore 26 notevole misura sfuggito alle loro descrizioni. L'eccesso di riferimenti dottrinali impoverisce il loro linguaggio. Adorno era ripreso anche da Elémire Zolla, ma con estremizzazioni in direzione mistica: la cultura occidentale moderna veniva considerata in blocco come decadenza, e il rimedio proposto era un ritorno alla Tradizione, la riscoperta delle grandi religioni, l'esplorazione enciclopedica di tutte le tecniche dell'estasi (ma Zolla è un saggista anomalo, che in parte si spiega, credo, con la mancanza in Italia di una tradizione solida di studi orientalistici e di storia delle religioni: così, più che Adorno, Zolla ha presto parafrasato e seguito Mircea Eliade, René Guénon e Ananda Coomaraswamy: per invitarci, recentemente, alla fuga dal mondo). Completamente diverso l'estremismo di don Lorenzo Milani: il suo populismo evangelico lo ha portato a formulare un programma di pedagogia radicale anti-borghese. La rifondazione di una cultura autentica e spoglia al livello più umile: in una scuola anti-istituzionale di montagna, con un pugno di figli di contadini. Cultura aristocraticamente popolare, riformulata, pezzo per pezzo, in presenza di bambini esclusi dalla cultura. Il solo, vero critico della cultura, che è sopruso e menzogna, per don Milan i è il maestro di scuola. Pietra angolare del suo discorso, o meglio della sua prassi, può essere considerata questa sua frase: "Dicesi maestro colui che quando è solo non ha esigenze culturali". Anche per Mario Tronti, nel suo libro Operai e capitale, uscito nel 1966, tutta la cultura, in blocco, è cultura borghese, quindi anti-operaia: e la classe operaia, solo principio politico e culturale antagonistico, può appropriarsene solo trasformandone le parti utili in ingranaggi di una "scienza di classe" orientata alla lotta per il potere. Don Milan i e Tronti hanno elaborato negli anni Sessanta gli stili estremistici più compatti, più elementari e carichi di pathos apocalittico nella saggistica italiana. Solo Pasolini tra il '74 e il '75, inaspettatamente, riuscirà ad andare oltre, parlando di genocidio delle culture pre-industriali. Di Pasolini, come sapete, ancora si parla. li capolavoro stilistico, retorico, psicagogico (come lui stesso diceva) di questo scrittore è consistito nel fatto che non si riesce a distinguere bene la sua persona, e il tono drammatico della sua voce di poeta, dalla fondatezza della sue affermazioni, della sua denuncia della società dei consumi e della "mutazione antropologica" che questa avrebbe indotto in Italia e in altri paesi con sviluppo industriale ritardato. L'episodio Pasolini, in quanto estremistica e apocalittica critica della cultura neoborghese planetaria, non può comunque essere sottovalutato. Il legame fra le possibilità della critica della cultura e l'esistenza di classi sociali antagonistiche, o di interi popoli portatori di progetti politici alternativi al capitalismo, è un legame decisivo. Come ho detto, la critica della cultura si è al imen tata da due fonti: la coscienza di classe proletaria teorizzata dal marxismo e il riferimento alla qualità dell'alta cultura contrapposta alla cultura di massa. Quando poi arte e filosofia non sono più costituzionalmente in conflitto con l'ambiente sociale che le ospita, allora l'impresa critica perde un'ulteriore giustificazione. Quando lo studio della cultura di massa diventa studio accademico, neutrale, o apologetico, e i giudizi di gusto e di valore non sono più comprensibili per lo stesso pubblico intellettuale, allora la critica dell'ideologia (o della semplice volgarità e stupidità) diventa difficilmente formulabile e comunicabile. Credo che sarebbe interessante esaminare da vicino, da questo punto di vista, le imprese saggistiche di tre interessanti specialisti nell'esercizio caparbio, oltranzistico della critica: il filosofo

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==